VANGELO (Mc 8,22-26)

Gesù con gli apostoliMercoledì 19 febbraio 2014

6ª Settimana del Tempo Ordinario
 
+ Il cieco fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa.
 
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio». Parola del Signore
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Ogni essere umano nasce con una naturale inclinazione verso il male, porta in sè una debolezza spirituale innata, causata dal peccato originale trasmesso per via di generazione. Avviene senza alcuna colpa di coloro che nascono e sono ancora privi del Battesimo. Se non si comprende benissimo questo aspetto della natura umana ferita, come hanno insegnato i Papi e il Catechismo, non si potrà mai arrivare a comprendere la necessità della penitenza e del digiuno, come ha ripetuto molte volte la Madonna a Medjugorje.
È facile, comodo e anche incoerente non parlare ai credenti di penitenza e del digiuno, così si attirano tutti ma senza portarli a Gesù, al contrario si portano tra le braccia di satana. È doveroso, indispensabile, parlare della verità che ci trasmette la sana dottrina, solo vivendo nella verità vinceremo le debolezze della natura umana e diventeremo spiritualmente elevati, molto vicini a Gesù e alla Madonna.
Proprio sul peccato originale Papa Giovanni Paolo II ha detto qualcosa nell’udienza generale dell’1 ottobre 1986:
«Il peccato di Adamo è passato in tutti i suoi discendenti, cioè in tutti gli uomini in quanto provenienti dai progenitori, e loro eredi nella natura umana, ormai privata dell’amicizia con Dio. Il peccato di Adamo ha recato danno non solo a lui, ma a tutta la sua discendenza. La santità  e la giustizia originali, frutto della Grazia santificante, non sono state perse da Adamo solo per sè, ma anche per noi. Perciò egli ha trasmesso a tutto il genere umano non solo la morte corporale e altre pene (conseguenze del peccato), ma anche il peccato stesso come morte dell’anima.
In questo contesto appare chiaro che il peccato originale in nessun discendente di Adamo possiede il carattere di colpa personale. Esso è la privazione della Grazia santificante in una natura che, per colpa dei progenitori, è stata distorta dal suo fine soprannaturale. È un “peccato della natura”, rapportabile solo analogicamente al “peccato della persona”. Nello stato di giustizia originale, prima del peccato, la Grazia santificante era come la “dote” soprannaturale della natura umana.
Nella “logica” interiore del peccato, che è rifiuto della volontà  di Dio, datore di questo dono, è contenuta la perdita di esso. La Grazia santificante ha cessato di costituire l’arricchimento soprannaturale di quella natura, che i progenitori trasmisero a tutti i loro discendenti nello stato in cui si trovava quando diedero inizio alle generazioni umane.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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