Ah, dimenticavo guardare in alto a occhi chiusi per essere illuminati si dice in greco Epifania!

di Vittorio Russo

Nella Repubblica del Coronavirus di cui siamo tutti infelici cittadini, per sopprimere l’incubo dell’untore, non ci resta che fantasticare chiudendo gli occhi e guardando in alto.

Riflettevo così, che tutti accudiamo, da qualche parte dentro di noi, un bestiario mentale popolato dagli animali mitici della cultura di cui siamo eredi.

Il mio animale ideale è l’Idra di Lerna. Ricordate? La mitologia classica la descriveva come un serpente con più di cinquanta teste che se tagliate si moltiplicavano. Il mito, con mio dispiacere (e dirò perché), racconta pure che sarebbe stata uccisa da Eracle.

A me, invece, l’Idra sta a cuore. Nel mio immaginario tutte quelle teste si fanno simboli di insaziabile curiosità. La curiosità che moltiplica il sapere naturalmente, proprio come si moltiplicavano le teste dell’Idra.

Le teste dell’Idra e i cento occhi prestatole da Argo, al buio e alla luce, spiano, origliano, scrutano e si pascono di conoscenza. A quale immagine più precisa nei simboli dovremmo guardare se non alla figura rappresentata da questo mito? Essa si fa modello dell’uomo capace di vivere mille vite nutrendosi delle diversità del mondo e colmandone la mente.

Del resto è questo l’unico modo che abbiamo di essere immortali. Come l’Idra, appunto, che questo sogno di eternità incarna nella fiaba, anche se Eracle (cioè l’incultura e l’ignoranza) continua a ucciderla.

Così fanno tra noi quelli che irridono il sapere per amore di una coscienziosa ignoranza nella quale, come già percepiva Leopardi, ravvisano la felicità.

Ah, dimenticavo guardare in alto a occhi chiusi per essere illuminati si dice in greco Epifania!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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