CROLLO PONTE MORANDI DOPO UN ANNO

GENOVA. Doveva essere un giorno d’estate come tanti per le 43 persone
che persero la vita a causa del crollo del Ponte Morandi di Genova,
avvenuto alle ore 11:36 del 14 agosto 2018.
Ad un anno di distanza, è ancora grande la sofferenza per i familiari
delle vittime, i quali si auspicano di non assistere alle classiche
passerelle istituzionali. “I nostri cari non sono morti, sono state
uccisi dalla Stato – dicono – e chi ha sbagliato deve pagare”. A Torre
del Greco, in provincia di Napoli, saranno ricordati, con quattro
dipinti raffiguranti i loro volti, Giovanni Battiloro, Matteo
Bertonati,
Gerardo Esposito e Antonio Stanzione. Per i ragazzi, che erano diretti
in Spagna, verrà rispettato, come stabilito dal sindaco Giovanni
Palomba, un minuto di silenzio nei luoghi di lavoro, mentre gli edifici
pubblici esporranno bandiere a mezz’asta. Roberto Battiloro, padre di
Giovanni, ha sottolineato, direttamente alle pagine de “Il Mattino”,
che
suo figlio non c’è più per “negligenza umana e non per uno strano
caso”.
Grande vicinanza ai familiari l’ha espressa, in una nota stampa, il
referente Aversa ed Agro aversano dell’Associazione Italiana Familiari
e
Vittime della Strada – Onlus, Biagio Ciaramella: “In quanto
responsabile
di sede, chiediamo a gran voce giustizia per i ragazzi di Torre del
Greco volati in cielo troppo presto. Ci uniamo alla protesta delle
famiglie e siamo disposti a costituirci parte civile nei loro processi,
mettendoci pienamente a disposizione per qualsiasi tipo di confronto.
Nessun politico deve recarsi a Genova con l’idea di costruirsi il suo
elettorato: qui si parla di famiglie che soffrono e, per loro, le
istituzioni devono avere rispetto”.
“La infrastrutture devono essere sinonimo incontrastato di sicurezza.
Nessuno dovrebbe dubitare della consistenza di un ponte, eppure questo
dramma ci insegna quanto la forte speculazione edilizia nei lavori
pubblici dell’ultimo secolo abbia avuto e possa ancora avere delle
ripercussioni fatali”. A parlare è il presidente dell’A.I.F.V.S. Onlus,
Alberto Pallotti, che spinge per velocizzare i tempi processuali:
“Purtroppo un anno è trascorso e non abbiamo ancora visto nulla di
penalmente rilevante. Il processo non è ancora cominciato, la Procura
non ha ancora chiuso le indagini. Ci ritroviamo, per l’ennesima volta,
di fronte ad un caso che andrà per le lunghe, così come avvenuto per
quello consumatosi sull’A16 Napoli – Canosa nel 2013. Si cercherà di
corrompere i familiari con dei soldi facili: accettare vorrebbe dire
spegnere i riflettori e negare la giustizia a chi non c’è più. Ci sono
professionisti che rispondono per questa tragedia; loro devono pagare
le
giuste pene. E’ necessario combattere uniti. Siamo e saremo al loro
fianco. Ognuno di loro può contare su di noi, sull’esperienza maturata
nelle tante battaglie quotidiane. Insieme – conclude – possiamo
scrivere
pagine importanti nei processi italiani”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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