Diploma day 2012

Sabato 9 Giugno in Via Campo Lodigiano presso la Storica e prestigiosa ( di recente al centro delle discussioni mediatiche) Accademia Scuola di Ballo del Teatro Alla Scala si è diplomato Jacopo Giarda figlio del noto Avvocato e docente di diritto Penale alla Cattolica Angelo Giarda.

gabriele

Per cominciare….

Tutti quelli che conoscono Jacopo ne parlano fin da bambino come una persona capace di guardare il mondo così come lo guardano i bambini del Vangelo oppure come un ragazzo dalle straordinarie doti umane che mostra con semplicità.

Mentre attorno a noi c’è molta infantilità e il  narcisismo pare essere lo schema copione delle relazioni umane, molti dicono che Jacopo è davvero una persona capace di mettersi in gioco in Pollakos ( molti modi). 

La positiva eccletticità del giovane Tersicoreo sta nel fatto che Giarda venga da una famgilia dove al centro si è sempre messo il comandamento dell’amore e la dignità umana. Una famiglia come tante altre, certo nobile e di sani principi ma che non ha mai smesso di insegnare al figlio la Lezione di Paolo di Tarso, farsi Giudeo col giudeo e Greco col greco, lezione per certi versi simile a quella di Socrate che era capace di stare alla mensa dei contadini, così come amava e ama farlo la Nobile nonna di Jacopo la Signora Cecilia che mi diceva aver appreso le più grandi lezioni dai contadini e non dai nobili.

 La famiglia Possenti tra passato e presente.


La Signora Cecilia è una preziosa discendente dei Possenti, forse nessuno conosce questo nome ma se parlo di SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA, AL SECOLO FRANCESCO POSSENTI, molti ricorderanno il Santo dei Giovani detto il Ballerino.

Ebbene non è un caso che nella sua casa di Roma Cecilia possegga delle preziose e commoventi reliquie del neonato San Gabriele.

Il nonno di Jacopo fu uno dei medici curanti di Paolo VI e il Padre di Jacopo è tra le massime voci dei giuristi cristiani in Europa….entrambe queste persone nella loro obbedienza al Vangelo e alla Chiesa non hanno mai cercato il compromesso ma hanno in diversi momenti critici fatto sentire la loro voce….a beneficio di una questione morale Cristiana che andrebbe in questi giorni riscoperta a vari livell nello Politica, nello Sport, così comei anche nella danza di cui Jacopo con Lusymay e i suoi amici sono potenziali testimoni oltre che essere validissimi professionisti.

Con lo sguardo al passato i piedi  saltellanti nel presente proiettati nel futuro si è danzato oggi…

Una riflessione  questa  che mi viene anche dalle coreografie  preparate dalla docente Tagliavia durante quest”anno ( Baltus ecc)  sembrano essere l’immagine di queste relazioni che nell’Adolescenza diventano frammentate, ricercate, respinte, odiate e amate….L’infante divenuto quasi adulto si cerca nel marasma delle sue difficoltà e in quel bisogno di affetto e di incontro con l’altro egli sta cercando come Diogene l’Uomo che è in Lui….si sta costruendo….come persona e come danzatore….e la danza diviene non solo stile di vita ma continua ricerca di un essere….una danza a vantaggio della persona e della comunità?

Due estremi meraviglosamente pazzeschi  delle sue coreografie  di oggi sono stati il chiamarsi per nome e il Silenzio….tutto da dire se si pensa ai canoni della danza teatrale oserei chiamarla: metadanza.

Tutto da rilflettere in base a ciò che dicevamo e in base a ciò che anche la Scrittura e le culture dicono riguardo il proprio nome…essere chiamati per nome ( nella società dell’alienazione, della massificazione, della confusione anomica)   ma anche preparazione a quel giorno in cui ci sarà dato un sassolino bianco sul quale sarà scritto il nostro vero nome….paradossalmente il peccato\inferno  è non essere se stessi o passare la vita a non essere se stessi.

Danzare: sterile ruolo nella società dei Ruoli o dimensione e missione dell’Essere?

La danza dovrebbe aituare a fare ciò e quando ci riesce genera persone come Jacopo e come altri suoi colleghi che fanno la differenza attraverso il dono dell’umiltà gioiosa che si abbassa per poi rialzarsi….come in una coreografia….quella della vita!

Chi era ed è San Gabriele patrono dei giovani….

Vediamo chi era il grande Santo antenato e parente di Jacopo nelle cui vene scorre anche il suo sangue e il cui dna spirituale pare abbia in parte ereditato.

Date concise su Francesco Possenti.  Primo marzo 1838: nasce ad Assisi (Perugia), undicesimo di tredici figli, dall’assessore pontificio della città. Lo battezzano il giorno stesso con il nome del più illustre dei suoi concittadini, Francesco. In casa e gli amici però, lo chiameranno sempre Checchino e tra i Passionisti sceglierà il nome di Gabriele. Ventisette febbraio 1862: muore a Isola del Gran Sasso (Teramo). Dentro ventiqattro anni intensi. Il papà Sante Possenti (Terni 1791/1872) laureatosi a Roma, esercita funzioni di governatore, delegato ed assessore dello stato pontificio in ventisette cittadine sparse nelle Marche, nel Lazio e nell’Umbria. La mamma Agnese Frisciotti è una donna nobile, dolce e santa. Si sono sposati a Civitanova Marche (Macerata), paese natale di lei, il 13 maggio 1823. Lo stesso giorno tra novantasette anni, 13 maggio 1920, Gabriele sarà dichiarato santo. Dal loro matrimonio nascono tredici figli: due muoiono appena nati, due in tenera età, quattro (e tra questi Gabriele) nel pieno della giovinezza.

Nel 1841 Sante è nominato assessore di Spoleto (Perugia) dove si trasferisce con tutta la famiglia. Qui, a meno di quarantadue anni, muore Agnese che poco prima di volare al cielo vuole vicino a sé Checchino che non ha ancora compiuto quattro anni. Lo abbraccia a lungo, lo bacia e lo affida alla Madonna: vegli lei su quell’angelo di figlio ancora così piccolo e già così vivace. E la Madonna ne prende cura diventandone protettrice e guida. Vigila attentamente anche Sante che educa con la parola e con l’esempio. La mattina prima di recarsi in ufficio prega per un’ora e poi partecipa alla messa portando sempre con sé qualcuno dei figli. La sera il rosario: che nessuno manchi o prenda l’abitudine di addormentarsi. Al termine esorta tutti “inculcando i principi cristiani”. Nel 1844 Checchino (così veniva chiamato in maniera vezzegiativa)  inizia le elementari. Non c’è la mamma a preparargli la cartella o la merendina. Però la sorella Maria Luisa, di nove anni più grande di lui, e la governante Pacifica Cucchi la sostituiscono nel migliore dei modi. Nel 1846, riceve la cresima e nel 1851 la prima comunione.

A tredici anni affronta gli studi liceali tra i Gesuiti in quel collegio che a Spoleto chiamano orgogliosamente università: sono anni fondamentali per la sua formazione umana, culturale e spirituale. E’ intelligente, gli piace studiare, riesce ottimamente soprattutto nelle materie letterarie. I premi numerosi e gratificanti non si fanno attendere. Compone poesie anche in latino; le recite scolastiche lo vedono protagonista indiscusso ed applaudito. Esuberante, vivace ed arguto diventa un punto di attrazione per la sua festosità a volte eccentrica. Segue la moda, veste a puntino e una spruzzata di profumo non guasta. Ama l’allegria e dove c’è festa, lui non manca mai. “Era nato per l’amicizia“, diranno. Vuole primeggiare in tutto, ed a tutti i costi; “la bella vita non gli dispiace“. L’appellativo di “ballerino”, che indica non tanto l’amore per il ballo quanto il suo portamento elegante e spigliato, non è davvero immeritato. Ma è anche buono, generoso, sensibile alle sofferenze dei poveri; ama la preghiera. Sprizza vita da tutti i pori. La caccia è il suo sport preferito, il teatro lo affascina e vi si reca spesso con il papà e la sorella. Niente di strano se il cuore di qualche ragazza cominci a palpitare per lui.

Lo attirano i romanzi e legge avidamente autori del tempo come Manzoni, Bresciani, Tommaseo e Grossi. Ma non c’è molto tempo per sognare: il futuro preme e bisogna prepararlo. In famiglia altri hanno già scelto la propria strada. Lui cosa farà?… E’ vero: non gli manca niente, eppure niente lo soddisfa appieno. Quante volte durante gli spettacoli teatrali scivola via e va a raccontare alla Madonna i problemi e le ansie del suo nomade cuore. Quante volte si chiude nella sua cameretta davanti alla piccola statua dell’Addolorata, a lui carissima…un vero turbinio quel giovane cuore…

Quali analogie con Jacopo?

Chi conosce Jacopo ne conosce i suoi difetti, Santo come quelli concepiamo noi impolverati nelle nicchie non lo è e non è neanche giusto ne conveniente affibigliargli questo titolo ma potenzialmente  santo perchè profondamente umano si. Chi è il Santo? Colui che guarda il mondo con gli occhi di Dio. Non chi rinnega le sue pulsioni interiori e affettive, sarebbe assurdo chiederlo a giovani di oggi ma non è assurdo educare all’amore….al dono della propria persona ( tutti perciò possono essere santi).

Un certo moralismo ha portato a vedere in Santi profondamente umani come l’omonimo conterraneo del Possenti: Francesco d’Assisi una visione angelicata finchè la riscoperta delle Fonti francescane con la Cavani ed altri ci mostrano un santo in continua lotta anche con le sue pulsioni affettive che sublima donandosi agli altri o semplicemente e umanamente gettandosi nella neve oppure, come la leggenda dice, nelle Rose di Santa Maria degli Angeli divenute e rimaste senza spine…

Chi conosce Jacopo diviene una persona migliore, non è retorica….quella è per tutti, la bontà e la purezza del cuore è di pochi….Jacopo con il suo nutrirsi alla Linfa della Vita è alla ricerca di quel capitano dell’attimo fuggente la cui scena finale ricorda molto una coreografia moderna. Il suo amore per i poeti maledetti e la sua giovane passione per il giornalismo e per l’umanesimo in genere lo hanno portato sia  a capire la ricchezza delle relazioni sia al positivo conflitto simile a quel fuoco di cui parla il vangelo  e questo talvolta suscitando una positiva tenerezza in chi lo guarda….

Una percorso che segna tutto l’essere e  che prepara ad una professione che può divenire Missione.

La Storia di Gabriele ci narra un sogno che per il mondo pare essere interrotto ma che da secoli continua a parlare alle genti dell’Abruzzo dove morirà Religioso amato da tutti e dopo sofferenze non facili ma affrontate con il coraggio e il sorriso di chi è maturo umanamente e spritualmente….e di chi sa danzare con la mente e con il cuore anche stando fermo in un letto. Compiendo la coreografia della Croce la cui ultima parola non vogliamo sia la morte….

La Storia di Jacopo invece comincia da un sogno realizzato ricco di ansie e speranze non prive di sofferenze miste a gioie alle quali auguriamo per vie diverse lo stesso fine che ebbe la missione di Gabriele. Sia la tua danza una anticipazione del Paradiso, non di quelli che si vedono nelle tele e nelle immaginette sbiadite e nostalgiche ma un paradiso dove c’è posto per tutti, non solo per il pubblico dei grandi teatri che pare nascondere le sue sofferenze  e talvolta inconsistenze sotto gioelli e vestiti di marca ma anche per coloro che sono ai margini delle strade e della società e che danzano una coreografia simile a quella del “duo” del silenzio vista oggi ma che alle camice di pizzo hanno sostituito quelle imbrattate di miseria delle loro esperienza.

Tutti siamo sotto lo stesso Cielo e a questo Cielo siamo chiamati ogni giorno ad alzare lo sguardo come il Petrarca per contemplare le Stelle e ricordarci di essere semplici scintille impastate di materia e per chi crede di divino che danzano nella maestosa coreografia del cosmo.

 Jacopo grazie per la tua lezione di danza  e di vita… quindi per Aspera Ad Astra!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *