Il Corpus Domini ha origini antichissime

E’ VIVO E PASSA TRA I SUOI……VENITE ALLA FESTA!

Tra Storia, Teologia e tradizione mista a ricordi d’Infanzia.



BREVE STORIA

Il Corpus Domini ha origini antichissime: la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo – questo il nome completo della festa secondo il calendario liturgico – fu istituita da Papa Urbano IV nel 1264 per ricordare in modo solenne l’istituzione del Sacramento del Corpo e Sangue di Cristo la vigilia della sua Passione. La festa è infatti strettamente legata al Giovedì Santo, giorno nel quale la liturgia è però segnata dalla lavanda dei piedi e dalla Passione del Signore. È più difficile invece dire a quando risale la processione eucaristica, che oggi appartiene alla nostra tradizione e segue la Messa. Certo è che l’andare per le strade, in mezzo alla gente, è il compimento ideale del Mistero celebrato in chiesa. È la riaffermazione visibile della fede del Popolo di Dio in Gesù Cristo, vivo e realmente presente nel SS.mo Sacramento dell’Eucaristia.

 

I SEGNI DELLA PROCESSIONE EUCARISTICA

 

OSTENSORIO:  Deriva dal Latino ostendere, mostrare può essere forgiato in metallo prezioso, con stupende simbologie bibliche o in legno. Gli ostensori hanno origine nell’istituzione della festa del Corpus Domini, verso la metà del XIII secolo; è però molto raro trovarli prima del XIV secolo, e peraltro non avranno forme definite fino al tardo XV secolo. All’inizio si impiegarono per questo oggetto liturgico immagini, croci, reliquiari e cibori accomodati alla nuova destinazione; a partire dalla metà del XV secolo, però, venne adottata in sempre maggior misura la forma a torretta o tempietto ogivale, quasi sempre d’argento: ricco di pinnacoli e sostenuto da una base elaborata artisticamente, al centro aveva una lunetta d’argento o d’oro, utilizzata per collocarvi visibilmente l’Ostia. Tutt’ora questa forma (detta “architettonica”) è in uso nella liturgia ambrosiana.

Dal XVI secolo, e dunque a partire Concilio di Trento, l’ostensorio cominciò ad avere la forma oggi più familiare, ossia di sole raggiante: nel XVIII secolo porterà anche l’ornamento di putti o angeli adoranti e di grappoli d’uva e spighe di grano, rispondendo alla divulgazione dell’Adorazione Eucaristica ed ai suggerimenti della predicazione di San Bernardino da Siena.

 

 

LA STOLA, IL PIVIALE E IL VELO OMERALE:  la stola è il segno del giogo di Cristo la croce, è l’abito per eccellenza sacerdotale e richiama anche all’asciugatoio usato da Cristo per lavare i piedi, esso è l’abito che contraddistingue l’ufficio presbiterale. Il piviale come dice la parola viene da pluvium era l’abito medievale da pioggia che serviva a ricoprire il dignitario e a dargli protezione e solennità richiama anche il mantello segno della protezione e del carisma. Il velo che ricorpre l’omero detto appunto omerale è un particolare velo che serve non toccare l’ostensorio quasi come segno di rispetto ma anche come appartenenza, l’omero e le scapole erano il segno dell’appartenza a qualcuno di importante, il ministro diviene esso stesso perciò ostensorio cioè portatore del CRISTO: TEOFORO. Stupendi sono i completi liturgici in cui diversi artisti Cattolici e Anglicani hanno dato lode a Dio tramite la loro creatività creando un trionfo del color Oro tipico dell’Eucarestia.

 

IL BALDACCHINO O PALIO: detto anche da alcuni nel volgo sei mazze è l’antica shekina o tenda di cui parla Esodo o il prologo di Giovanni, in essa vi era l’arca dell’alleanza ed è il segno della presenza di Dio, esso un tempo era portato su tutti i vicari di Dio e sul Santissimo, questo compito spettava o ai confratelli della congrega del Santissimo Sacramento o Corpo di Cristo, o ai Canonici oppure, come spesso accadeva ai saggi del paese o ai membri dell’amministrazione comunale o locale. Esso è fatto di stoffa con delle aste dorate metalliche o di legno ed era accompagnato dai flabelli piume di uccelli orientali che servivano a dare refrigerio ai sovrani orientali e fare da scenografia di corte. Il baldacchino destinato a coprire l’arca dell’alleanza: Cristo Maestro è spesso caratterizzato con al centro la colomba dello Spirito, per indicare la presenza della Trinità e il motivo del muoversi del Signore “mosso dallo Spirito” e ha la scritta o monogramma bernardiniano poi assunto come stemma dai gesuiti dell’ JHS = JESU HOMINI SALVATOR. Monogramma che campeggia sull’ostia o su altri strumenti liturgici.

Baldacchino deriva dal nome omologo del drappo di cui era formato, chiamato così perché proveniente da Baghdad, l’antica Babilonia, che in origine veniva chiamata Baldac o Baldacco, ed era famosa per i suoi setifici, nei quali, in una prima fase, la tessitura venne effettuata grazie alla presenza di artigiani di Tuster, visto che proprio i Sasanidi inventarono questa lavorazione.[  Ben presto Baghdad divenne un centro di produzione, importazione ed esportazione fondamentale per questa attività. In Occidente, questi pregevoli e preziosi tessuti, penetrarono grazie alle repubbliche marinare intorno al XI secolo e sono citati negli inventari di alcune grandi cattedrali con il nome di Baldekino o diBaudaquen.

 

 

 

I TURIBOLI FUMIGANTI: detti anche volgarmente incensieri, perchè destinati a bruciare e fare fumo con la resina odorosa e orientale dell’incenso che veniva bruciato alla divinità e che rappresentava le preghiere del popolo che salivano come il fumo presso il cielo “come profumo d’incenso salga a te la mia preghiera”.

Essi possono essere in numero di 2,3 7 e talvolta anche dodici che precedono il baldacchino davanti o ai lati portati dai chierici o ministranti e che con il loro fumo hanno funzione purificatrice annunciatrice ma soprattutto evocativa, ricordano le antiche teofanie veterotestamentarie dove Dio appariva nella nube, nella montagna fumante e l’ombra che ha ricoperto Maria e Cristo nell’annunciazione e trasfigurazione e soprattutto la nube luminosa che guidava il popolo nell’Esodo.

 

I CERI: a seconda di Chi celebra possono essere 6,7 o 9…tutti numeri con simbologie cabalistiche e teologiche si pensi solo ai sette spiriti degli arcangeli che ardono davanti al trono di Dio o alla totalità della Chiesa e dell’universo che arde di fede nella fonte e culmine della sua esperienza.

 

L’OMBRELLO LITURGICO: è simbolo del capo, di colui che ha il comando, si vedano gli ombrelli e il loro uso nell’oriente, spesso è usato con o in sostituzione del baldacchino…ecco perchè è portato spesso o dal priore della confraternita maggiore o Santissimo o dal primo cittadino Sindaco.

Per antica tradizione il Corpus Domini è giornata d’incontro tra lo Stato e la Chiesa, ad esso partecipano tutte le autorità in forma ufficiale e solenne con i loro gonfaloni e le insegne e divise di gala.

L’ombrello ha dato origine a tante simbologie e letterature, esso è protezione nella Storia e nei fenomeni atmosferici, è segno di dignità sociale del pontefice ed annunciava in città e paese il passaggio feriale del Santissimo portato in forma di viatico coperto dal velo omerale nella pisside o calice per le ostie.

 

CORPORALE:

Introdottasi l’abitudine di coprire l’altare con due, tre tovaglie e diminuite d’altra parte le offerte, il c. fu accorciato così che sino dal medioevo appare già ridotto alla forma presente. Il calice venne allora coperto con un altro piccolo c. detto palla.

A determinare la materia fu il richiamo alla Sindone nella quale era stato avvolto il corpo esanime di Gesù: perciò il sacrificio della Messa deve essere offerto sopra un panno di lino. Nella liturgia ambrosiana si tiene vivo questo raffronto con l’orazione precedente l’Offerta, chiamata: “sopra la Sindone”. Si conservano tuttavia antichi c. di seta. Anticamente, dopo la consumazione, il c. veniva piegato tre volte, ponendo verso l’interno le due estremità in modo che “né l’un capo né l’altro apparissero fuori”. I liturgisti medievali videro simboleggiata la divinità di Cristo che non ha principio né fine, ma il motivo stava piuttosto nella preoccupazione che i minuti frammenti eucaristici ivi rimasti non avessero a cadere in luogo profano; per questo motivo la conservazione e lavatura del c. impose sempre religiosa attenzione; e nel sec. IX esiste già la prescrizione di non mandare al bucato c. prima che siano stati lavati almeno una volta da un sacerdote, un diacono o suddiacono. Le prescrizioni di Cluny in proposito sono minuziose e curiosissime. Si conoscono c. molto ornati, ma l’odierna legislazione permette soltanto i lini damascati, qualche ricamo agli angoli, una piccola croce al centro senza rilievo; gli orli possono essere ornati di pizzi. Viene portato all’altare entro una borsa che segue le regole dei colori. liturgici.

 

RICORDO DA BAMBINO QUANDO CORREVO A METTERE IL CORPORALE AGLI ALTARINI DEI RIONI PRIMA CHE ARRIVASSE IL SANTISSIMO PERCHE’ QUELL’ALTARE FATTO CON I SACRIFICI DELLA GENTE, DOVE PROFUMAVANO I FIORI DEI CAMPI E LE SPEZIE ED ERBE LOCALI BRUCIATE NEI GRANDI BRACIERI DI RAME, FOSSE CONSACRATO A DIO PER QUEL MOMENTO DOVE SI ARRIVAVA SI CANTAVA IL TANTUM ERGO E SI RICEVEVA LA BENEDIZIONE EUCARISTICA:

 

PANEM DE CAELO ecc…Alleluja

Omne delectamentum in se habentem. ALLELUJA… ( dal’ebraico lode a Eloim il Signore).

e misticamente il paese sembrava elevarsi verso il cielo…e tutto era festa, sembrava trasformarsi nella Palestina e Gerusalemme dei tempi del re Davide Danzante o la Domenica delle Palme.

Si mettevano esposti i corredi e gli arazzi di famiglia e le stoffe più belle, si lavavano le strade con acqua profumata e si mettevano per terra le infioriate con le foglie di limone….a li il genio locale ha dato tanto penso al Carmine di Altavilla, alla mia via natale o alle traverse grazzanisane, a Carillia e Caturano.IL  suono delle Campane a martello e a distesa, l’adoro te Devote di San Tommaso, l’ombrello aperto dal Sindaco aspettato fuori la chiesa dal baldacchino e la banda sonante NOI VOGLIAM DIO, uscita l’ostia Santa, cadevano petali di fiori  a fiotti e le ginocchia con  i cuori quasi sincronicamente, sentivo piangere la gente e dire ABBI PIETA’ DI ME E DELLA MIA FAMIGLIA, DI MIO FIGLIO… SIA LODATO OGNI MOMENTO GESU’ MIO NEL SACRAMENTO e ricordavo:

 

IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO CHI MANGIA LA MIA CARNE E BEVE IL MIO SANGUE HA LA VITA ETERNA…

sono io che sazio le vostre fami, è la mia Parola unica capace di portare realizzazione e conforto, io l’unico crocefisso e risorto unico capace di guarirvi e di dare un senso al vosto dolore…al mio passaggio fiorisce il deserto perciò ti dico ALZATI! VIENI! SEGUIMI!

NON IMPORTA SE TU SIA BIANCO, NERO O ROSSO, NON MI INTERESSA SE TI SENTA DEGNO O MENO, SE HAI DUBBI O SE SEI DELUSO : TU MI APPARTIENI…

 

E IL CORTEO FRONDOSO PERCORREVA LE STRADE DELLE CITTA’ E DEI CUORI ACCLAMANDO:

 

DIO SIA BENEDETTO…!!!

 

E TUTTI IN QUESTO GIORNO RIDIVENTAVANO QUEI RAGAZZI DELLA PRIMA COMUNIONE BIANCOVESTITI ALMENO DENTRO CHE ERANO ORGOGLIOSI DI DIRSI CRISTIANI E CATTOLICI…

 

GRAZIE A GRAZZANISE, RIMINI, CAPUA, CATURANO , IL CILENTO E ALTAVILLA SILENTINA CON CARILLIA PER AVERMI FATTO PREGUSTARE IL PARADISO!

 

                                       TIZIANO IZZO

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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