SANTA MESSA DOMENICA 3 SETTEMBRE

Domenica 3 Settembre 2017    
S. Gregorio Magno (m)
22.a Tempo Ordinario
Ha sete di te, Signore, l’anima mia
Liturgia: Ger 20,7-9; Sal 62; Rm 12,1-2; Mt 16,21-27
PREGHIERA DEL MATTINO
Signore, atteso dai popoli, noi ti lodiamo per la pazienza che dimostri verso di noi, uomini di poca fede. Ti lodiamo soprattutto per avere invaso il regno di Satana e per avere distrutto la morte e il peccato. Insegnaci a vederti là dove sei, nella sofferenza e nel dolore, in coloro che sono abbandonati, traditi e soli. Tu sei più mirabile e più bello di quanto avremmo mai potuto immaginare. Nel tuo corpo crocifisso ci riveli il volto autentico dell’amore. Concedici di conoscerti, almeno un po’, perché cominciamo a considerare gli uomini e gli avvenimenti come tu li consideri.

ANTIFONA D’INGRESSO 
Abbi pietà di me, Signore, perché ti invoco tutto il giorno: tu sei buono e pronto al perdono, sei pieno di misericordia con chi ti invoca. (Sal 86,3.5)

COLLETTA 
O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

PRIMA LETTURA 
La parola del Signore è diventata per me causa di vergogna. 
Dal libro del profeta Geremia (Ger 20,7-9)
Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.

Parola di Dio. 

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 62)
R. Ha sete di te, Signore, l’anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne,
in terra arida, assetata, senz’acqua. R.
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode. R.
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. R.
Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene. R.

SECONDA LETTURA 
Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente. 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 12,1-2)
Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO (cf. Ef 1,17-18)
R. Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
R. Alleluia.

VANGELO
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso. 
+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16,21-27)
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
Parola del Signore. 

OMELIA
“Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Pietro scopre così la vera identità di Gesù. Egli fa l’incredibile scoperta che questo carpentiere di Nazaret non è altro che il Cristo, l’unto di Israele, la realizzazione dell’attesa, lunga duemila anni, del suo popolo. Ma Pietro interpreta la missione di Gesù in termini politici. Gesù ben se ne rende conto e spiega che tipo di Messia sarà: andrà a Gerusalemme per soffrire, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno. Ciò è troppo per Pietro: nel suo spirito, l’idea di sofferenza e l’idea di Messia sono semplicemente incompatibili fra loro. “Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Se Pietro potesse solo rendersene conto, sarebbe pervaso dalla gioia! Il Messia, che si sarebbe immerso nella sofferenza, che avrebbe incontrato l’ostilità degli uomini e che avrebbe subito tutte le conseguenze dell’ingratitudine secolare di Israele verso il Dio dell’Alleanza, era proprio lì! Davanti a lui c’era finalmente colui che avrebbe sconfitto Satana in uno scontro decisivo e che avrebbe, in questo modo, portato a compimento il piano divino di salvezza per l’umanità. Poiché Pietro “cominciò a protestare dicendo: Dio te ne scampi, Signore, questo non ti accadrà mai”, Gesù gli disse: “Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. Voltaire scrisse argutamente: “Dio fece l’uomo a sua immagine e somiglianza e l’uomo gliela rese proprio bene!”. Nella nostra tendenza innata a resistere a Dio, noi deformiamo la sua immagine, ci rifiutiamo di lasciare che Dio sia come vuole essere. Il nostro Dio è troppo piccolo, troppo fragile e troppo limitato, mentre il Dio di Gesù Cristo è letteralmente troppo bello per essere vero. Gesù si affretta a percorrere la via che porta a Gerusalemme per svelarcelo sulla croce. Sulla croce, infatti, Gesù rivelerà l’ultimo ritratto di Dio nel dramma della misericordia che vince il peccato, dell’amore che supera la morte e della fedeltà divina che cancella il tradimento. Chi avrebbe mai immaginato, sia pure in sogno, che Dio sarebbe intervenuto nella nostra storia in questo modo? Sfortunatamente, per molti, Gesù è davvero troppo bello per essere vero. “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!” (Gv 4,10).

PREGHIERA SULLE OFFERTE
Santifica, Signore, l’offerta che ti presentiamo, e compi in noi con la potenza del tuo Spirito la redenzione che si attua nel mistero. Per Cristo nostro Signore.

ANTIFONA ALLA COMUNIONE
“Il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli e renderà a ciascuno secondo le sue azioni”. (Mt 16,27)

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE 
O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore e ci spinga a servirti nei nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore.

MEDITAZIONE 
Alla fine del sedicesimo capitolo di san Matteo ci troviamo ad un punto centrale del Vangelo. Tocchiamo con mano la cosa più incomprensibile per ognuno di noi: il mistero del Messia che soffre, e l’enigma inspiegabile e ripugnante della sofferenza umana. Quando Cristo ci propone di portare la nostra croce, lo ascoltiamo come si ascolta una parola che colpisce e ferisce, una parola che invita quasi alla più vile rassegnazione, alla resa dell’uomo nella sua lotta contro la sofferenza. Come se, di fronte a questo enigma della condizione umana, non esistesse nell’uomo che il grido dell’animale che soffre e che chiede di non soffrire più, come se nell’uomo non esistessero che la sofferenza o l’assenza di sofferenza, il dolore o la guarigione! Ora, vi è nell’uomo un mistero: quello della sua libertà, libertà incatenata al male o aperta a Dio. Cerchiamo di capire ciò che questo momento solenne del Vangelo ci permette di vedere e accettiamo che Dio guarisca la cecità del nostro cuore. “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Quando Gesù parla così ai suoi discepoli, parla prima di tutto per se stesso. Se ci chiede di portare la nostra croce è perché lui per primo porterà la croce. Che significa la profezia di Gesù riguardo alla sofferenza che aspetta il Figlio dell’uomo? “Doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno”. È per il peccatore, prigioniero del male e del peccato, un annuncio incomprensibile (“Questo non ti accadrà mai”, grida Pietro) di salvezza, che Cristo sta mettendo in atto. Cristo è la vita, offre la sua vita per darci la Vita. Entra nella nostra morte per liberarcene, non come un uomo che si rassegna alla fatalità ma come colui che, Figlio di Dio fatto uomo, rovescia la fatalità. Il sacrificio della croce è precisamente la negazione di ogni fatalità della condizione umana e l’affermazione suprema dell’onnipotenza liberatrice di Dio. Il sacrificio della croce è proprio la negazione del destino implacabile dell’uomo e l’affermazione sovrana della sua libertà quando questa libertà viene assunta nella condizione di Gesù. L’albero della croce è “rimedio al male dell’albero antico” di cui l’uomo e la donna morsero il frutto proibito, come canta l’inno del “Pange lingua”. Il sacrificio della croce apre la porta chiusa, e diventa gesto d’offerta e d’amore attraverso il quale la vita può entrare. Lo schiavo non sa cosa sia la libertà fino a quando non l’ha provata, e non sa cosa sia la sua schiavitù sino a quando non se ne è liberato. L’uomo peccatore non sa cosa sia l’offerta sacrificale che gli varrà l’essere affrancato dal suo peccato fino a quando non abbia finalmente accettato di ricevere il perdono. È normale che noi siamo ciechi, abbagliati da tanta luce. Ma Cristo vuole aprire gli occhi del nostro cuore, liberarci nel più profondo di noi stessi. Ci chiede di fare, secondo le nostre capacità, ciò che egli ha fatto perfettamente. E ci chiede molto di più: di lavorare con lui per la liberazione del mondo intero. La vocazione descritta in questa pagina del Vangelo non consiste nella sofferenza per la sofferenza, ma nel seguire Gesù nella sua opera di redenzione, nell’offerta, fino all’obbedienza della croce, del suo amore per l’uomo peccatore al fine di liberarlo. Se dobbiamo portare la nostra croce, è per seguire Gesù, per prendere parte con lui a questa stessa lotta e per trionfare con lui; non solo per noi stessi, trionfo che ci è concesso come una grazia, ma anche per la salvezza del mondo intero. Ormai, noi lo sappiamo, nella storia dell’umanità non vi è più fatalità, perché il più piccolo dei discepoli di Cristo può, con Cristo, far saltare questa gogna, lasciare che la Vita si diffonda, raccogliere il perdono di Dio e comunicare il suo amore, al soffio dello Spirito che vivifica. Fratelli miei, preghiamo Dio di unirci a Cristo, che offre la sua vita per darci la Vita. Preghiamo Dio di farci ricevere la Vita accettando di donare la nostra vita. Preghiamo Dio che vede nei cuori ciò che l’uomo non può vedere, di infondere in noi la vera luce, quella della fede in Gesù Cristo, il Verbo di Dio, “la luce vera che, venendo nel mondo, illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Card. JEAN-MARIE LUSTIGER

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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