VANGELO DOMENICA 4 SETTEMBRE

a cura di Don Franco Galeone

1.Il Vangelo di Luca è la descrizione del viaggio di Cristo verso Gerusalemme, città santa, terra di martirio e di gloria. Luca vuole presentare l’intera vita cristiana come un andare con Gesù e come Gesù verso la croce e la risurrezione. È il tema della sequela Christi. Da buon regista, Luca organizza tutto il materiale attorno a questo leit motiv, autentico filo d’Arianna nel suo Vangelo. Il discepolo segue il Maestro, porta la propria croce, rinunzia agli averi. Abbiamo due massime (Se uno viene a me e non odia … Chi non porta la propria croce), commentate da due esempi (Chi vuole costruire una torre … Chi sta per fare una guerra); sono presenti anche in Matteo, ma più sfumate; Luca è più radicale con quella sua frase: portare ogni giorno la propria croce.

  1. Una folla numerosa andava con Gesù … La folla è sempre numerosa ed anonima; folla indistinta, carica di istinti immediati e spontanei, ricca di entusiasmi. Attende e pretende, applaude e ondeggia, passa con facilità dall’osanna al crucifige. La folla invoca e sospira miracoli: pani moltiplicati, salvataggi nella tempesta, acque mutate in vino, morti che risorgono … Quanti sono coloro che cercano Gesù solo per averne dei favori materiali! Uno deve combinare un affare e cerca perciò l’ap­poggio del clero; un altro è perseguitato da qualche pezzo grosso e cerca rifugio in chiesa; un altro vuole essere raccomandato presso qualche potente, di fronte al quale egli conta poco. Uno vuole questo, uno vuole quell’altro: la chiesa è piena di gente simile. Di rado si trova qualcuno che cerca Gesù per Gesù (s. Agostino). È agevole plagiare le folli, provocare applausi, scatenare consensi con promesse allettanti, con timori e terrori apocalittici, con facili miracoli e divinazioni profetiche. Alle folle senza volti, Gesù offrì il suo volto alla ricerca di volti; mostrò lo sguardo, il cuore, l’intelligenza, la sapienza di una scelta fondante, la trasparenza di progetti di vita. Senza demagogia. Gesù, vedendo la folla numerosa che lo segue, si volta per metterla in guardia, chiarendo bene che cosa comporti andare dietro a lui. Gesù non illude mai, non strumentalizza en­tusiasmi o debolezze, vuole invece adesioni meditate e libere. Perché alla quantità di discepoli preferi­sce la qualità. E indica tre con­dizioni per seguirlo. Radicali!

> prima condizione: Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo pa­dre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Parole che sembrano dure, eccessive, le diresti la crocifissione del cuore, con i suoi affetti, e invece ne sono la ri­surrezione. Infatti il verbo centrale, su cui poggia tutta l’architettura della frase, è: se uno non mi ama di più … Non si tratta di una sottrazione, ma di un’addizione. Gesù non ruba amori ma aggiunge un “di più”. Il discepolo è colui che sulla luce dei suoi amori sten­de una luce più grande. E il ri­sultato che ottiene non è una limitazione ma un po­tenziamento. Dice Gesù: Tu sai quanto è bello dare e ri­cevere amore, quanto con­tano gli affetti, io posso of­frirti qualcosa di ancora più bello. Gesù è il sigillo, la garanzia che se stai con lui, se lo tieni conte, i tuoi amori saranno custoditi più vivi e più luminosi.

> seconda condizione: Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepo­lo. La croce: e noi la pensiamo metafora delle inevitabili dif­ficoltà di ogni giorno, dei problemi della famiglia, della malattia da sopportare. Ma nel Vangelo, la parola “croce” contiene il vertice e il rias­sunto della vicenda di Gesù. Croce è: amore senza misura e senza rimpianti, disarmato amore che non si arrende, non inganna e non tradisce. Che va fino alla fine. Gesù possiede la chiave dell’anda­re fino in fondo alle ragioni dell’amore. Allora le due prime condi­zioni: Amare di più e portare la croce si illuminano a vi­cenda. Prendi su di te una porzione grande di amore, altrimenti non vivi; prendi la porzione di dolore che ogni amore comporta, altrimenti non ami.

> terza condizione: chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. La rinuncia che Gesù chiede non è innanzi­tutto un sacrificio ascetico, ma un atto di libertà: esci dall’ansia di possedere, dalla il­lusione che ti fa dire: Io ho, io accumulo e quindi sono  e valgo. Un uomo non vale mai per quanto possiede, o per il colore della sua pelle, ma per la qualità dei suoi sentimenti (M.L.King). Lascia giù le cose e prendi su di te la qualità dei sentimenti. Impara non ad avere di più ma ad amare di più.

  1. Chi non odia la propria vita … Noi non possiamo vivere felici senza avere una buona immagine di noi stessi. Ce lo insegnano la psicologia e la psicanalisi. Per essere felici dobbiamo superare ogni conflitto interiore, il nostro comportamento dev’essere gratificante, soprattutto non dobbiamo avere sensi di colpa. Guardandoci allo specchio, vogliamo vedere l’immagine di un vincitore, non importa quanti morti o feriti abbiamo lasciato sul campo. È la legge della sopravvivenza. Inutile, dannoso avere rimorsi. Ci insegnano da ogni cattedra ad amarci, nonostante i nostri vizi e peccati, che non si chiamano più così, ma Ego, cioè Io. La nostra personalità è una perfetta macchina per la vittoria. Perciò non sopportiamo il dubbio, la sconfitta. Grazie ai manuali del successo facciamo apprendistato per il suicidio. Né gli analisti né i manuali ci potranno salvare. Siamo diventati il nostro solo e ultimo dio. Per questa piccola divinità, l’uomo spreca le sue migliori energie. Gesù ci invita a odiare questo falso e ridicolo io; a odiare l’attaccamento a cose e persone come ad oggetti di possesso. Insomma, a ribaltare i falsi valori del mondo. A mettere al primo posto Dio e i valori del suo regno. Anche il cristiano, prima di intraprendere la sequela Christi, deve sapere a cosa va incontro, motivare la sua scelta, non tornare più indietro. Oggi merita il nome di cristiano solo chi lo sceglie! BUONA VITA!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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