+ VANGELO (Gv 15,1-8)

Mercoledì 22 maggio 2019

V Settimana di Pasqua

+ VANGELO (Gv 15,1-8)

Chi rimane in Me ed Io in lui fa molto frutto.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in Me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in Me e Io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in Me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in Me e Io in lui, fa molto frutto, perché senza di Me non potete far nulla. Chi non rimane in Me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in Me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. Parola del Signore.

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Nel capitolo 13, all’inizio quindi dei discorsi di addio, Gesù invita Giuda ad andare a compiere quello che aveva in mente: il tradimento. «Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte» (Gv 13,30). San Giovanni precisa che era notte non solo per il buio che oscurava tutto, era notte soprattutto nella mente di Giuda. Aveva perduto la sua anima presa dai diavoli, non «vedeva»più tutto il bene compiuto da Gesù né ricordava le sue parole cariche di amore e di perdono.

Quindi, nei memorabili discorsi d’addio di Gesù non è presente Giuda, dal versetto 31 del capitolo 13 fino a tutto il capitolo 17.

Gesù vuole confidarsi solamente con chi Lo ama, chi ascolta e pratica i suoi insegnamenti.

La Parola di oggi ci dice che si rimane attaccati alla Vite che è Gesù, compiendo la sua Volontà, osservando i Comandamenti, e non tanto per alcune preghiere che si recitano o per la partecipazione senza interesse ed inconsistente alla Santa Messa.

Il cristiano è spiritualmente vivo e operoso solo se rimane legato alla Vite, solo con la linfa divina egli è un tralcio vivo. È impegnativo, lo sappiamo, ma quanti sacrifici inutili si compiono nella giornata e si valutano come indispensabili? Solo la comunione con Gesù è essenziale, tutto il resto passa e si lascerà in questo mondo.

Certo, la vita è meravigliosa e va vissuta nei suoi svariati diversivi, senza però perdere la comunione con Dio. Un tralcio che si stacca definitivamente dalla vite poi secca, gli uomini invece rimangono legati anche quando sbagliano e si pentono, ma essi come tralci potranno spezzarsi definitivamente quando i loro errori gravissimi sono continuativi e deliberati.

Per evitare il distacco dalla Vite bisogna rinnegarsi, vincersi in quei comportamenti opposti alle virtù. I cristiani sono benedetti anche per la Legge morale che li illumina sul percorso da fare e indica le cose giuste da compiere. Innanzitutto, il tralcio, cioè il cristiano, deve tagliare quei germogli che disperdono il fervore spirituale, come l’erbaccia e i cespugli attorno agli alberi assimilano e tolgono la linfa agli alberi.

Gesù inoltre spiega che il Padre pota perché il tralcio porti più frutto. Quindi, il Padre per distaccare i buoni cristiani da idoli e da comportamenti sbagliati, permette la loro purificazione, e viene chiamata benedetta per l’eliminazione del male presente nel cristiano.

Spesso si vivono prove dolorose e sofferenze inspiegabili, proprio qui il cristiano ha la grande opportunità di riflettere sulla sua vita e ricominciare una nuova esistenza fondata sugli insegnamenti di Gesù. Chi incontra la sofferenza comincia a riflettere sulla vita, prega e abbandona le cose futili, scopre la vera gioia in Gesù.

Dio Padre non manda sofferenze né vuole la malattia degli uomini, in certi casi la permette per potare quei cespugli spigolosi che tanta tristezza e confusione causano nei buoni. Impegniamoci noi a cercare le erbacce che fanno parte della nostra vita e sradichiamole per crescere nella Fede, trovare stabile gioia e pace interiore.

Ognuno di noi ha la possibilità di compiere buone opere spirituali e portare molto frutto, questo è il compito dei veri discepoli del Signore.

Per possedere lo Spirito che illumina la mente e aiuta nel discernimento, c’è un cammino da compiere con l’abbandono delle pesanti zavorre che sono i vizi e le debolezze istintive. Il rinnegamento indicato dal Signore è la prima azione penitente che deve compiere il cristiano ritrovato.

Noi siamo i tralci attaccati alla Vite, tralci consapevoli che bisogna potare quanto tradisce la nostra Fede in Dio. Gesù vede comunque la debolezza dell’uomo ed interviene per aiutare a sfoltire i rami secchi, non appesantisce mai la vita dei suoi seguaci.

Quando una prova che indichiamo come croce, non si sopporta più e forse scatta la ribellione, essa non è diventata più pesante per colpa di Dio, è a causa della debolezza umana resa tale dai ripetuti peccati, dalla mancanza della preghiera del cuore, dall’allontanamento dai Sacramenti e dalla pratica delle virtù.

Gesù invece cerca sempre di alleggerire i pesi che l’uomo si carica addosso a causa della vita disordinata e delle scelte sbagliate.

Se Gesù interviene in un’anima si tratta di un’azione benedetta, la finalità è di potare in noi l’orgoglio e la superbia per dare buoni frutti.

Il cristiano non deve bloccare i migliori canali attraverso i quali arriva la Grazia, come la preghiera e i Sacramenti, altrimenti rimane senza alimento per la sua anima, poi finirà con il morire per il peccato mortale, perché le sue riserve si esauriscono e giunge il momento in cui non è neppure necessaria una grossa tentazione per la sua rovina.

Se i canali della Grazia non sono liberi perché ostruiti da una montagna di indifferenza, di negligenza, pigrizia, comodità, rispetti umani, influsso dell’ambiente, vanità e altri affari, allora la vita dell’anima langue e la persona debole si trova a vivere male fino al definitivo deperimento. La sua sterilità sarà assoluta, perché non dà alcun frutto.

Il Signore vuole che ci accostiamo spesso al Sacramento della Confessione, per purificare le nostre numerose mancanze e i peccati.

Accostarsi con frequenza a questo Sacramento e con vero dolore dei peccati, assicura all’anima la purezza necessaria per compiere un meraviglioso cammino spirituale e così elevare la mente alla contemplazione delle cose del Cielo.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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