VITALIZI E PRIVILEGI: UNA STORTURA ITALIANA

di Raffaele CARDILLOParlamento

Partendo dalla tesi che un onorevole non è assunto dal popolo italiano, ma è eletto pro-tempore col compito di tutelare gli interessi dello Stato.

Venendo, quindi, a cadere la figura di dipendente vi dovrebbe solamente esserci la corresponsione di un rimborso spese per il servizio svolto.

Accade, invece, che ricevono uno stipendio, diarie, assistenza medica e altri benefit, che concorrono a rendere gradevole la vita.

Ma il beneficio che più sorprende è l’erogazione del vitalizio che rappresenta una macroscopica stortura nel campo della previdenza.

Infatti si assiste al fatto irrituale che alcuni parlamentari essendo dipendenti di aziende private e godendo dei contributi figurativi che garantiscono la pensione nonostante l’assenza dal lavoro, quando lasciano il Parlamento, oltre a una buonuscita per il reinserimento nel mercato, che è l’equivalente di un TFR, ricevono pure un vitalizio che si somma a quello che otterranno per un lavoro che non hanno fatto.

Dibattere, quindi, se togliere o non il vitalizio agli onorevoli condannati rappresenta un falso problema: secondo il nostro punto di vista bisognerebbe abolirli in toto, in tale modo verrebbe sanato uno sconcio istituzionale, con ricadute economiche cospicue sul bilancio dello Stato.

Diventa insopportabile assistere a personaggi che, ritengono il ruolo di parlamentare sia una professione e, che duri per la vita, per loro rappresenta un vero terno al lotto, una grazia divina che li colloca in una posizione di privilegio, una sorta di demiurgo, come nel mondo greco, che è contrapposto al volgo.

Riteniamo non concepibile questa difesa strenua di personaggi che, all’atto del loro insediamento. hanno giurato fedeltà alla Costituzione e che, nello svolgimento del loro mandato, si siano macchiati di ogni specie di delitti confidando nella loro immunità parlamentare.

Un paradosso tutto italiano quello di continuare a corrispondere il vitalizio a elementi spuri del nostro Parlamento, contravvenendo i normali canoni del diritto, violandone le norme fondamentali.

Abrogare, pertanto, il vitalizio diventa un insopprimibile obiettivo da conseguire da subito, senza se e senza ma, senza scorciatoie, senza camouflage, ma una limpida disposizione che non presti il fianco ad attacchi di sorta.

Confidiamo, almeno una volta, nel buon senso di chi di dovere, che attui e perfezioni questo provvedimento con la convinzione di porre rimedio a un autentico sopruso verso il popolo sovrano.

O tempora, o mores!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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