2 GIUGNO, FESTA DELLA REPUBBLICA.

 di Paolo Pozzuoli

Dal referendum reale del 2 giugno 1946 con il quale gli italiani, a maggioranza, optarono a favore dell’istituto della Repubblica avverso quello della Monarchia fino ad allora in auge, siamo prossimi ad un 2 giugno la cui vigilia è stata scandita da proclami vari, da competizioni elettorali che hanno riguardato il rinnovo di diverse amministrazioni provinciali e di molte amministrazioni comunali di cui alcune ritenute di particolare importanza, di rilevante strategia politica. Come dire un referendum virtuale. Infatti, con la conferma dei precedenti coalizioni oppure con la vittoria di nuove che hanno scalzato le altre, abbiamo assistito ad un blaterare che ha assunto toni sempre più accesi, vigorosi e pungenti, finalizzati a scalzare, mandare via gli attuali rappresentanti del governo. Signori, non ci siamo! Ogni strada è lecitamente percorribile ma, attenzione, questo che stiamo vivendo non è affatto il momento di lasciarci tentare, di cadere in tentazioni che potrebbero rivelarsi deprecabili. Le emergenze da fronteggiare e le falle da tamponare sono sempre tante, ogni giorno ce n’è una se non di più, e grave rimane la convinzione di aver imboccato un tunnel del quale non si intravede l’uscita e/o ne è addirittura priva. Il movimento degli ‘indignados’, per quanto capito ed apprezzato, non ha avuto – almeno per il momento – lo stesso riflesso, la medesima condivisione di quei movimenti studenteschi che, pur avendo i cosiddetti focolai in Francia, finirono per propagarsi in diverse altre Nazioni. Distinti e distanti, è vero, i due movimenti. Guai però all’apparentamento, a sollecitare, a stuzzicare gli uni e gli altri. Rifugiamoci allora nella storia che rimane maestra di vita e tentiamo di tenere lontano sinistri disegni. Ci siano di monito l’esperienza e le nefaste conseguenze di una guerra e di un regime aborrito ed esiliato con il referendum del 2 giugno 1946. Non servono a nessuno altre resistenze. ‘I popoli’ – ha affermato sabato scorso a Faicchio S. Em. il Cardinale Angelo Amato – ‘hanno sete di verità, di giustizia, di Vangelo’. Ed ogni popolo, più che sentire il bisogno, merita di avere saggi amministratori che garantiscano lavoro, retribuzioni eque, assicurazioni sociali e prestazioni sanitarie quantomeno decenti. Ecco, è sempre attuale, per nulla tramontato il pensiero del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che un anno fa si aspettava dagli amministratori e dai rappresentanti dello Stato ‘uno scatto di consapevolezza della necessità di un impegno condiviso per superare sterili contrapposizioni e dannosi particolarismi; il Paese ha bisogno di una buona amministrazione e per riuscire in questo bisogna superare contrapposizioni e particolarismi vari’. Il 2 giugno quindi non è, come taluni sostengono, la ‘liberazione bis’, ma una giornata memorabile. Una grande giornata, tutta da assimilare e da festeggiare con tatto come le altre due, 27 gennaio e 25 aprile, che precedono nel  calendario. È un avvenimento di grande rilevanza che ha come riferimento, cui si lega ed unisce, a tre speciali, due europei quali il 14 luglio francese, presa della Bastiglia, ed il 3 maggio polacco che affonda le radici all’anno 1791 quando venne promulgata la Costituzione di Polonia, prima moderna in Europa e seconda nel mondo, e l’altro statunitense, il 4 luglio che si allaccia all’anno 1776 quando venne firmata la dichiarazione di indipendenza. La festa della Repubblica, per lo straordinario significato e l’elevato valore, rievoca e rinnova le particolari sensazioni e le profonde emozioni strettamente legate al giorno della memoria ed alla festa della liberazione e quest’ultima, legata alla Resistenza che, contrariamente a quanto artatamente diffuso, non solo è cominciata qui, in Campania, e manifestamente – lo diciamo con orgoglio – nella nostra provincia.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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