Adesione incondizionata: perché Gesù ci ama sino alla croce!

XXI Domenica del TO/B – 22 agosto 2021

Adesione incondizionata: perché Gesù ci ama sino alla croce!

Prima lettura: Scegliete oggi chi volete servire! (Gs 24,1). Seconda lettura: Siate sottomessi gli uni agli altri in Cristo (Ef 5,21). Terza lettura: Signore, tu hai parole di vita eterna (Gv 6,60).

1)Noi tutti siamo credenti, ma vivere da credenti non è semplice. Chi di noi non ha mai avuto la tentazione di mollare tutto? Quante volte non abbiamo pensato che Gesù sia troppo esigente? Come per Israele, così anche noi dobbiamo scegliere chi servire: se gli idoli pagani o il Dio che ci libera dalla schiavitù (I lettura). Gesù ora si è manifestato con chiarezza, e bisogna scegliere: credere o non credere? Molti non se la sentono e se ne vanno: “Questo linguaggio è duro!” (vangelo). Gesù non fa nulla per ammorbidire il suo discorso. Credere non è sempre comprendere, ma fidarsi di Dio. Durante la messa, subito dopo il racconto della cena, il sacerdote presenta il pane e il vino annunziando: “Mistero della fede”. Ciò che avviene sull’altare non è comprensibile se non per fede!

Prima lettura

2)Il libro di Giosuè è un po’ imbarazzante, perché in esso si parla di guerre compiute nel nome di Dio, di esecuzioni di massa, di popoli sgominati e scacciati per fare posto agli ebrei usciti dall’Egitto. Giosuè è stato il generale più valoroso della storia ebraica. Nessuna meraviglia se il suo nome figura nell’Aula Magna dell’Accademia militare di West Point. Questo racconto della conquista della terra promessa, scritto molti secoli dopo i fatti, non va considerato un testo di storia in senso moderno ma è una lettura teologica di quanto è accaduto. Il brano di oggi è tratto dall’ultima parte del discorso di addio (Gs cc. 22-24): “Io sono vecchio, molto avanti negli anni” (Gs 23,2), non si vanta delle sue gloriose battaglie, ricorda solo quanto Dio ha operato pro Israele. Prima di morire, pone il popolo davanti a una scelta decisiva: quale dio vuole servire e il popolo risponde chiaro e risoluto: “Lungi da noi l’abbandonare il Signore per servire altri dèi”. Dopo questa promessa, all’età di 110 anni, Giosuè può chiudere in pace gli occhi sulle montagne di Efraim (Gs 24,29-30). La scelta del Dio da adorare non è professata una volta per sempre, perché sono sempre in agguato idoli e divinità seducenti.

Fede è rinunciare ad ogni ambizione

3)Partiamo da una constatazione: la diminuzione (speriamo solo quantitativa!) dei credenti; le statistiche ci descrivono chiese spopolate, seminari vuoti, sacramenti disertati, matrimoni annullati … Siamo di fronte alla dissoluzione del cristianesimo? Hanno ragione quanti ritengono che i cristiani sono una specie protetta perché in estinzione? Quando il popolo cristiano tradizionale perde lungo la strada le ragioni della propria appartenenza, è destinato a disperdersi. Ritorna attuale la pagina del vangelo ascoltata: molti discepoli abbandonano Gesù, rimangono in dodici, un piccolo gruppo, e a loro Gesù pone una domanda patetica nella forma e terribile nella conseguenza: “Forse anche voi volete andarvene?”. E nella risposta di Pietro (“Signore, tu solo hai parole di vita eterna. Da chi andremo?”), troviamo la motivazione della nostra fede. Le altre motivazioni contano poco; se nel passare dalla gioia al dolore, dal successo al fallimento, dalla salute alla malattia, dal paese alla città … uno perde la fede, c’è da chiedersi se era una vera fede. Forse per acquistare la vera fede occorre perdere un certo tipo di fede! Nella risposta di Pietro c’è la rinuncia implicita alle visioni politiche, trionfalistiche, religiose del messianismo ebraico, e c’è l’accettazione del Gesù, del servo sofferente, che prende su di sé i peccati del mondo e li brucia nel suo amore. Finché Gesù accontentava le folle e gli stessi discepoli, il consenso era grande; ma quando all’orizzonte si allungano le ombre della morte, Gesù rimane solo.

4) Le parole di Pietro le potremmo tradurre anche così: “Signore, tu ci dai l’esperienza della gioia piena, della liberazione totale!”. La vita eterna proposta da Gesù non è una vita nell’al di là; è una vita che implica la vittoria sulla morte, la quale comincia ora, da come io reagisco ai messaggi quotidiani di morte. Se io sono distratto di fronte alla miseria dell’uomo, non posso parlare di vita eterna, perché la mia parola è falsa. È proprio per questa visione completa di fede e vita che Gesù viene abbandonato. Bastasse solo qualche preghiera, sarebbe tutto facile; Gesù troverebbe sempre tanti a seguirlo. Scegliere Gesù non significa abbandonarsi ad una consolazione spirituale, ma impegnarsi in un progetto di vita, compromettersi come lui, schierarsi dalla parte dei poveri.

La fede come aut – aut

5) Siamo alla fine di una faticosa giornata: Gesù ha moltiplicato i pani, e ora propone se stesso come “pane di vita”; se prima la folla gli era corsa incontro festante, addirittura con l’intenzione di farlo re, ora invece la folla lo abbandona davanti a quel “linguaggio duro”. Alla fine, attorno a Gesù restano solo i dodici, e Gesù, in un moto umanissimo che sa di stanchezza e delusione, pone quella radicale domanda: “Volete andarvene anche voi?”. Lo scrittore Luigi Santucci ha scritto una suggestiva vita di Cristo, intitolata appunto Volete andarvene anche voi? Quella domanda scende come una lama rovente, e divide in due i seguaci di Gesù e la stessa predicazione di Gesù. Gli studiosi parlano della “crisi galilaica” nel senso che Gesù, dopo avere pronunciato questo grande discorso sul pane di vita, lascia la Galilea e si incammina per la Giudea; lascia alle spalle la sua terra, la sua parentela, gli increduli, quanti lo cercano solo per vedere segni e miracoli.

Il “guado” di Cafarnao

6) Nel piccolo territorio di questa Galilea dell’anima restano i mediocri, i paurosi, i traditori, che si entusiasmano, ma alla prima difficoltà rinunciano, come Giuda Iscariota: in questo giorno, a Cafarnao, Giuda matura il suo distacco da Gesù, anche se sarà con Gesù fino a Gerusalemme e nel Cenacolo. Il cardinale Martini in una sua predica parlava di “guado di Cafarnao” da varcare, perché non possiamo giocare con il cristianesimo; noi corriamo il reale pericolo di vivere nella “cristianità” ma non nel “cristianesimo”, cioè di vivere in una religiosità da scenario, piena di giocattoli religiosi, di sacre finzioni; insomma, in una religiosità leggera, piena di nascondigli e di compromessi, part-time, con il piede in due staffe. “Volete andarvene anche voi?”. O Dio o gli idoli! O la Parola o le parole! Noi preferiamo ricamare cavilli attorno al “linguaggio duro”, fare i nostri calcoli, quanti i vantaggi e quali gli svantaggi. Ma con Gesù non si fanno buoni affari, non si ottengono privilegi, non si fa carriera; attorno a Gesù tira brutta aria, aria di ostilità, aria di processi e di condanne. Eppure quanta vittoria in quella sconfitta, quanta gloria in quella vergogna, quanta vita in quella morte! Ma ricordiamolo: anche chi sceglie di restare con Gesù, lo deve fare ogni giorno, con gioia; non si tratta di un semplice “restare”, come il figlio maggiore della parabola; la fedeltà è cercare, scoprire, stupirsi. La fedeltà non è una catena al piede, non è la fase successiva all’innamoramento: si può restare fedeli solo se si resta innamorati. Un prete a ottant’anni non è fedele perché è invecchiato senza abbandonare il suo posto, ma perché sale i gradini dell’altare a passo di danza, come la prima volta, anche se sorretto da un altro. Il suo Dio lo rende giovane nello spirito!

Non c’è posto per “le acrobazie morali”

7)“Questo linguaggio è duro”. Questa durezza del vangelo si nota soprattutto in campo morale. Siamo chiamati ad essere veritieri, e la menzogna ci fa compagnia. Siamo invitati a essere puri di cuore, e siamo impigliati in scabrosità sentimentali; siamo invitati ad amare i nemici, e non riusciamo ad amare neppure i nostri genitori. Viene spontaneo chiedersi: ma perché la chiesa non abbassa la soglia della sua proposta morale? Perché la chiesa non fa qualche sconto sulle esigenze del vangelo? Altre chiese hanno praticato questi sconti sulla morale. La chiesa cattolica continua a riproporre quel linguaggio duro, anche se gli uomini non lo comprendono e ancor meno lo osservano. Il motivo di questa indisponibilità è semplice: la chiesa è solo annunciatrice e custode del vangelo; non è padrona della Parola di Dio. La chiesa conosce bene la debolezza umana, ma questo non l’autorizza a svendere il vangelo, seguendo le mode culturali. Buona vita e buone vacanze!

Un rabbino, dotto e stimato, fu invitato a tenere una conferenza sull’Esodo in uno dei centri culturali più esclusivi della propria città. Il pubblico, colto e preparato, seguiva attentamente l’esposizione. Il rabbino presentò così l’episodio della manna che cadeva dal cielo: “Il Signore faceva piovere il suo pane, che aveva sapore di focaccia con il miele, quanta bastava per il giorno. Non si conservava fino al giorno dopo, eccetto il venerdì. Quando il sole cominciava a scaldare si scioglieva!”. Un ascoltatore lo interruppe: “Che spreco di tempo! Perché per un giorno? Non sarebbe stato meglio se Dio avesse inviato provviste che durassero almeno per un anno? Sarebbe stato più pratico e molto meno faticoso!”. Il rabbino, com’era solito fare, rispose con una storia: “Un grande re aveva un figlio. Era solo un bambino ma doveva salire al trono e la sua educazione era un affare di stato. C’era una legge che imponeva che il re vedesse il figlio solo una volta all’anno. Il re amava molto il suo bambino e il principino amava molto il suo papà. Quanto avrebbero voluto stare insieme un po’ di più! Ma la legge era inesorabile. Così piano piano divennero due estranei!”, e continuò, “Per questo Dio mandava il suo dono ogni giorno…” Per questo noi preghiamo ogni giorno.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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