AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI: CHE FINE HANNO FATTO?

SANTA MARIA LA FOSSA

di Peppino PASQUALINO

     A distanza di quattro anni (in pratica si tratta di minuti per la politica italica, ndr) ancora non si percepisce bene quale sarà il destino organizzativo dei Comuni della provincia di Caserta per quanto riguarda la gestione dei rifiuti. Dal 2016 la normativa ha espresso chiaramente la volontà di riorganizzare il settore non più a livello locale (con interventi a macchia di leopardo, ndr), bensì allargando la visuale e ponendo i Comuni sullo stesso piano per offrire alla comunità un servizio ragionevolmente più razionale.

     Che fine hanno fatto allora questi A.T.O., ovvero gli ambiti territoriali ottimali? Per consentire l’avvio dei progetti per i centoquattro comuni della provincia casertana furono creati i sub-ambiti territoriali, confini più ristretti creati allo scopo di individuare eventuali anomalie e differenze, i cui effetti avrebbero dovuto riguardare una più efficiente e omogenea distribuzione dei servizi di raccolta.

     Stiamo usando d’obbligo il condizionale perché a tutt’oggi di tutto ciò non si percepisce alcunché e, se vogliamo proprio ricercare una attenuante, diciamo che anche l’emergenza pandemica del Covid 19 ha “contribuito” a diluire nel tempo l’effettiva applicazione delle norme di quattro anni fa.

La raccolta differenziata porta a porta continua la sua opera quotidiana ma delle promesse fatte neanche a parlarne, anzi, a quanto pare, risultano essere tramontate del tutto; e ci riferiamo all’isola ecologica, non soltanto quella dove concentrare ogni sorta di rifiuto non immediatamente riciclabile ma quella piattaforma di recupero che avrebbe consentito ai cittadini di conferire plastica, carta, alluminio, vetro e altri materiali di recupero con un relativo “sconto” sulla tassa dei rifiuti. Ogni nucleo familiare avrebbe (e sottolineo “avrebbe”, ndr) dovuto ricevere una sorta di scheda magnetica sulla quale registrare il peso del materiale riciclato, un peso che si sarebbe tradotto in una detrazione dal tributo. Più tardi fu promesso (e mai più mantenuto, ndr) di ricevere in cambio della raccolta differenziata una “scheda a punti” che avrebbe consentito sconti presso negozi convenzionati.

E le compostiere? Iniziò al Comune anche la distribuzione dei moduli per la richiesta di tali contenitori degli scarti di cibo, strumenti domestici che avrebbero consentito la produzione di “compost”, ottimo elemento organico per rigenerare e nutrire ecologicamente il terreno. Soltanto annunci! E pensare che in tanti comuni i cittadini usufruiscono della riduzione della TARI anche del 40% nel caso producano “compost”. Non è il caso di Santa Maria la Fossa e, a quanto pare, di tutti i comuni del basso Volturno.

     Ora si attendono i risultati delle promesse fatte ai cittadini della provincia per quanto riguarda gli A.T.O. nel settore della gestione integrata dei rifiuti; si prospettano anche forti risparmi da parte degli Enti comunali ma la preoccupazione resta quella di vedere ridotti anche i servizi. Chissà!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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