Ascensione del Signore(A)

Domenica 1 giugno 2014

Gesù con gli apostoli

Non una “salita” nello spazio, ma una “estensione” di amore!

“Commento di don Franco Galeone”

(francescogaleone@libero.it)

 

L’ascensione è proprio una festa?

Iniziamo con una domanda: chi di noi sarebbe contento di perdere il padre o la madre o l’amico? Davvero possiamo rallegrarci della scomparsa di Gesù? Dobbiamo sforzarci di capire, perché le verità del cristianesimo non si ingoiano subito e tutte con il sale del battesimo o con le risposte del catechismo; ma esse si assimilano lentamente, con il trascorrere del tempo e, soprattutto, in compagnia del dolore. Se una madre si ritrova il figlio morto tra le braccia, con maggiore facilità potrà comprendere il dolore di Maria ai piedi della croce; se un amico ha fatto l’esperienza di sentirsi tradito e abbandonato dagli amici, con maggiore facilità potrà comprendere il dolore di Gesù abbandonato e tradito da Giuda; solo ad una certa età comprenderemo meglio il mistero della Trinità e forse quando diventeremo più padri o più madri; infine, quando vedremo il nostro corpo sempre più vecchio e malato, avvizzito e cadente fino alla morte, allora con maggiore facilità comprenderemo queste parole “Credo nella vita eterna, nella risurrezione dei morti”. Così avviene per la festa dell’ascensione: è falso fare festa senza prima aver sofferto il dolore del distacco. Noi invece fingiamo tutti di credere con il risultato che nessuno crede più.

Quanta “presenza” in questa “assenza” di Cristo!

Dal momento dell’ascensione, gli apostoli cominciarono a comprendere la divinità di Gesù. Gli erano stati uniti in forza di un’amicizia umana prima; poi con un’ammirazione e una fiducia a tutta prova; e, infine, scoprivano che la terra mai era stata così piena di divino da quando Gesù l’aveva abbandonata: non lo avevano mai sentito così presente, così potente, così amico, nonostante il dolore del distacco e, ovunque andassero, Gesù era con loro e confermava le loro parole con i miracoli. Comprendevano, insomma, che Gesù, come non aveva cessato di essere Dio facendosi uomo, così non si era allontanato dagli uomini, anche ritornando al Padre. Quando credevano di averlo perduto, lo ricevevano veramente, e per la prima volta lo riconoscevano.

Ecco l’esperienza che dobbiamo fare lentamente. Il pericolo maggiore è la fretta. I nostri dogmi, le nostre liturgie ci fanno godere il frutto della ricerca di 20 secoli! Dobbiamo anche noi rifare il percorso, dire a Gesù la nostra tristezza nel vederlo partire, la nostra nostalgia in un Regno dove poter vivere insieme a Lui; quando avremo partecipato alla debolezza degli apostoli, potremo partecipare anche alla loro esperienza beatificante. Diventiamo credenti adulti! Cristo è molto più presente in questa sua assenza, e ci minaccia per il bene, molto più del diavolo per il male!

Gesù, asceso al cielo, è con noi tutti i giorni

Cosa significano queste parole? Non si tratta di un movimento spaziale, astronautico, astrofisico, ma di una “ascensione”, di una “estensione” di amore: Gesù, proprio perché è “salito”, può raggiungere e salvare sempre tutti: “Mi è stato dato ogni potere”. Ecco perché l’ascensione è una festa: mentre prima Gesù-uomo, per le necessarie leggi spazio-temporali, poteva essere presente solo in Palestina, parlare a pochi, guarire pochi … ora invece Gesù-risorto e asceso può raggiungere tutti grazie alla sua ubiquitante capacità salvifica. Dobbiamo smettere di parlare e ragionare in termini di geografia astronomica e iniziare a riconoscere questo Dio presente dappertutto: “Io sono con voi tutti i giorni”.

Gesù sta per lasciare i suoi; sa di provocare uno shock enorme; mai nessuno aveva irradiato tanto fascino come Lui; egli era stato per i suoi padre, madre, maestro, amico, pastore … e perderlo dovere essere uno strazio! E poi, ora cominciavano gli anni duri della missione, i dolori delle persecuzioni; c’era da ammaestrare le genti. Gli apostoli ricordavano quanto Gesù aveva loro promesso: disprezzo, carcere, morte; sarebbero stati accusati di essere sacrileghi e impostori, traditi persino da amici e parenti; per di più, erano ignoranti e impreparati di fronte ai filosofi greci e agli imperatori romani. Ma Gesù li incoraggia: “Mi è stato dato ogni potere”. Poi li spinge, con due parole che sono come due sacramenti: “Andate! Ammaestrate!”. Ed ecco la frase capolavoro, lo squillo di tromba che sprona ogni cristiano: “Io sono con voi tutti i giorni”. Ogni paura è vinta!

 

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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