Cancello ed Arnone-Ritornano le riflessioni di Veritas

 

Chiesa Regina di Tutti i Santi e Piazza S.Francesco

Le domande che mi pongo e a cui  da qualche tempo cerco, o meglio, tento di dare delle  risposte sono:  la Chiesa ha bisogno dei fedeli o i fedeli hanno bisogno della Chiesa? E il ministro di Dio che si interpone tra queste due entità con che impostazione deve interpretare i bisogni di entrambi? Qual’è la sua funzione? Sono giunto a statuire dopo tante riflessioni che in ultima istanza  può sussistere  una condizione di compromesso, con una mia leggera preponderanza a dir la verità,  verso la prima dicotomia per ciò che concerne il primo quesito.  Per gli altri due invece credo che il mio esser critico  a prescindere verso la natura umana che reputo fallace e non perfettibile, m’ inducono  a supporre che il sacerdote per quanto possa sforzarsi di seguire e adottare in pieno i principi di fede che è chiamato ad attuare,  possa sbagliare come tutti noi. Ogni volta che ci imbattiamo in una neo- forma di  rinnovamento,  che vanno dal  toccare  i vertici  o comunque e soprattutto le piccole entità locali ove la religione si consolida e fiorisce, il popolo dei credenti viene messo in una condizione di incertezza su cosa e su come saranno tenute e promosse le tradizioni che per decenni non solo si sono radicalizzate nel tessuto sociale  ma hanno rappresentato un momento didattico,  formativo e pedagogico di natura generazionale. 

La Chiesa per decenni ha operato e continua ad operare egregiamente nell’intento non solo di diffondere la parola di Dio ma altresì di coniugare alla stessa tradizioni, costumi, etica,  svolgendo  un ruolo di pacificatore sociale,  ispirandosi  ai principi più nobili che l’essere umano in quanto tale può e deve produrre. Ma nel riallacciarmi al dilemma iniziale,  la Chiesa in quanto tale e come istituzione non può ne deve arroccarsi in un autoreferenzialismo nocivo e distaccato, caratteristica  non  del tutto sconosciuta alla sua tradizione storica . L’opera della Chiesa mai come oggi deve allontanarsi da tentativi di  discredito che il male tenta di operare attraverso leve che premono sugli istinti degli uomini  e sulle loro debolezze. Governare spiritualmente una comunità,  portare avanti un’ esercizio di crescita mistica del tessuto sociale affinché si aumenti la connettività della fede  verso il divino, porta inevitabilmente a delle scelte che possono essere criticate , non condivise,  ma comunque sempre operate nell’intento di un fine ultimo che è quello del benessere spirituale complessivo.  Lo sterramento della  Chiesa viene richiesto su una serie  di temi delicati su cui dopo anni di ermeneuticismo  si sta  tentando di portare dei spiragli di luce, tuttavia innovare non vuol dire necessariamente dimenticare. In fondo la Chiesa utilizza un linguaggio che ripercorre nella sua dottrina un credo vecchio si di 2000 anni ma sempre attuale e  incline alle dinamiche odierne.

La tradizione è tale perché è parte di noi, dà il senso di ciò che siamo, ci identifica e ci qualifica, la tradizione è il nostro elemento di individuazione nella storia, quel segmento che fa si che la memoria di ciò che è stato fatto di buono non venga perso nella dimenticanza delle futilità. La fede risiede nel popolo,  cosi come le sue tradizioni. La  Chiesa senza  il popolo  cosa sarebbe se non un rituale meccanico e privo di vitalità?  Cosi come l’uomo e la sua necessità di  sentirsi vicino a qualcosa di più grande e superiore a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà.  

Il mio pensiero è un pensiero che non  influisce  sul modo di ideare  e di gestire le varie manifestazioni ecclesiastiche che si susseguono ogni anno, tuttavia io credo che nonostante  sussista un grave  momento di difficoltà economica nell’organizzare  questi eventi,  una conclamata  necessità di migliorare alcune cose  con aggiustamenti che nel protrarsi  del tempo sono  divenuti consuetudini forse sbagliate, se tutto ciò che deve esser cambiato lo si deve fare ai fini di un  miglioramento qualitativo complessivo,  la TRADIZIONE come tale non deve esser vista come un mostro il cui  nominarlo rasenta  una recrudescenza del passato   contraria  a nuove  forme mentis cattoliche operanti.  E’ sbagliato,  neanche le tesi teologiche più ardite o meglio arguite  possono innescare vacillamenti in tal senso. Capisco che il ruolo di un ministro di Dio nelle piccole   popolazioni  sia arduo,  di come le opinioni di piazza possano infastidire e turbare, di come i tentativi di rinnovamento possano esser visti come sovversivi dell’ordine costituito, ma proprio in una attività di mediazione e lenta operazione di convincimento senza stravolgimenti che il sacerdote deve, a mio parere, incedere.

 Maggior comprensione quindi  da parte di tutti con una predisposizione al confronto che  certamente porterà ad una risoluzione delle    vicende odierne,    che mai troveranno una unanime convergenza di volontà ma almeno dare una  sensazione di  ascolto e non solo di udire. 

Sono e rimarrò un aperto sostenitore dei nostri trascorsi, impronto l’ educazione dei miei figli ai canoni con cui sono stato formato  ed erudito, conscio del fatto che su alcuni punti, dato lo stato dei tempi, le regole vanno cambiate perché non rispondenti alle esigenze attuali, tuttavia la fermezza, il ricordo, la memoria delle cose semplici, l’educazione verso il prossimo e il cattolicesimo cosi come  il rispetto verso  la TRADIZIONE della nostra storia non mutano ne possono esser obliate.

 Saluti Veritas.

 

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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