CASERTA – I militari contro la Fornero che vuole armonizzare le modalità di accesso alla pensione, cioè si va in pensione più tardi

 

“La specificità del “Soldato” non può essere mortificata. In relazione all’emanazione del regolamento di armonizzazione delle modalità di accesso alla pensione prevista dal decreto “Salva Italia” per il comparto Sicurezza, Difesa e Soccorso Pubblico, il CO.CE.R. Esercito è al fianco delle organizzazioni sindacali per una prima manifestazione di protesta davanti alla sede del Ministero del Lavoro in concomitanza con l’incontro tecnico che si terrà oggi (ieri per chi legge, ndr.) tra il Governo e le amministrazioni del comparto Difesa e Sicurezza. il CO.CE.R. Esercito ritiene incredibile il silenzio assordante del governo nonostante una esplicita deliberazione volta alla richiesta di confronto in materia. Un silenzio che non può che essere interpretato come il non volere riconoscere il ruolo negoziale delle rappresentanze militari e sindacali in materia previdenziale. un atteggiamento ancora più incredibile se si considera che solo qualche mese fa il Presidente del Consiglio Monti ha definito il comparto difesa e sicurezza “Cuore dello stato” e ha indicato che “la sua specificità” sarebbe stata sicuramente riconosciuta dal suo Governo. A questo punto, occorre capire se sono i tecnici del Ministero del Lavoro e dell’Economia oppure il Ministro del Lavoro Fornero o il Governo che pretende di decidere in modo unilaterale ed autoreferenziale su questioni in materia previdenziale, senza peraltro conoscere i suoi effetti sulla operatività e sulla tenuta del sistema deputato alla Difesa, alla Sicurezza ed al Soccorso Pubblico in questo paese. Per il CO.CE.R. Esercito detto atteggiamento è da ritenersi gravemente “offensivo” considerato che, con riferimento alla generalità del mondo del lavoro, allorché si dovevano assumere decisioni che investivano la materia previdenziale è sempre stato garantito un momento di confronto con le rappresentanze dei lavoratori interessati. Il CO.CE.R. Esercito ribadisce pertanto l’urgenza di un confronto con il governo nella speranza che non siano necessarie per ottenere ciò ulteriori manifestazioni, alle quali peraltro non si sottrarrà, ove necessario, per affermare i diritti e la specificità di chi ha fatto della propria vita una missione a difesa della pace e della democrazia in Italia e nel mondo, con un silente totale spirito di servizio e di dedizione secondo il giuramento prestato”. È di qualche giorno, infatti, fa la consegna da parte dei tecnici dell’Economia e del Lavoro di una bozza del piano di armonizzazione della previdenza ai ministeri dell’Interno e della Difesa che avrebbe già proposto di allungare, fra gli altri, la permanenza in servizio di tutti i più alti gradi militari. Il dato più importante è l’età di pensione di vecchiaia che passa da 60 a 63 anni fino al grado di generale di brigata. Per i generali di divisione, da 61 a 64; per quelli di corpo d’armata, da 63 a 65. Questori e prefetti restano a 65 anni. Secondo i militari, spostare l’età massima da 60 a 63 anni significa immaginare poliziotti, carabinieri, finanzieri e militari delle tre Forze Armate, in servizio con la badante.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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