CASERTA. PRESSO L’AUDITORIUM DELLA SCUOLA SPECIALISTI A.M. TRASFORMATO IN CENACOLO, S.E. MONS. VINCENZO PELVI, ARCIVESCOVO ORDINARIO MILITARE PER L’ITALIA, HA IMPARTITO LA CRESIMA A 31 RAGAZZI.

 di Paolo Pozzuoli

 

S.E. Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, missionario da un capo all’altro del mondo per confortare e portare la parola di Dio ai militari ed alle loro famiglie, s’è fermato lunedì scorso a Caserta, presso l’auditorium – un salotto accogliente e confortevole trasformato in cenacolo – della Scuola Specialisti A.M. – per impartire la cresima a 31 ragazzi, Ernesto Accardo, Salvatore Alfano, Alessandra Andreozzi, Alessia Antonucci, Donatella Antonucci, Giancarlo Buanne, Antonella Capone, Gabriele Capriglione, Simona Chiarolanta, Cristian Collarile, Giuseppe D’Ambrosio, Gianluca D’Angelo, Carlo De Luca, Alessandro Del Giovane, Gabriele Gaudino, Salvatore Giannini, Ernesto Ianniello, Maria Giovanna Improta, Giuseppe Liccardo, Alfonso Maione, Luisa Marano, Carmine Pandolfo, Daniela Piscitelli, Carmine Ragazzo, Armando Riccardi, Silvio Savini, Raffaele Scala, Stefano Setola, Antonio Terracciano, Tommaso Torre, Alessandra Vinci che hanno così coronato il percorso di un anno accademico, seguiti e preparati dal cappellano, Padre Giovanni Busiello cui, prima di dare inizio alla toccante ed emozionante celebrazione, è toccato il compito di porgere il saluto di benvenuto ed il grazie “siamo lusingati ed onorati di averla in mezzo a noi nonostante i suoi molteplici impegni; ci ha donato una esaltante e profonda emozione e ci porta il messaggio che Cristo è risorto e l’incontro con il risorto esalta l’esperienza di fraternità; grazie, eccellenza, perché assieme a lei, nostro pastore e padre, facciamo esperienza di fraternità della comunità militare, oggi in festa”, alla massima guida spirituale.

Una celebrazione emozionante, sottolineata anche dalle belle parole, sentite, non di circostanza, che il Col. Paolo Marco Felli, Comandante della Scuola Specialisti A.M. per la Formazione dei Sergenti, ha rivolto a Mons. Pelvi, subito dopo aver riferito della manifestazione di fede espressa al Beato Giovanni Paolo II, sabato 30 aprile u. s., in Piglio (FR), dai suoi concittadini. “Per noi, la sua presenza è una grande speranza perché l’Ordinariato militare ha bisogno di un grande pastore come lei. C’è bisogno di quella cristianità che necessita, che serve, per avvicinarci a Cristo. Ed oggi, in questa splendida cornice dove per la prima volta si celebra la messa, questi ragazzi, con la loro scelta – la cresima, a differenza del battesimo che ci viene imposto, è una scelta – hanno confermato di voler essere cristiani. Sono sicuro che terranno in ottima considerazione le sue parole”. Quindi ha continuato “I ragazzi hanno cantato benissimo. Ed ora c’è una ‘sorpresa’ per lei (…a S. E. Mons. V. Pelvi, n.d.r.): lo ‘zucchetto’ papale, bene augurante, perché un giorno potrà essere Papa anche lei. Ed ancora, per lei che fa tanto per le opere di carità, i ragazzi le hanno fatto omaggio di un po’ di soldi”.

Messaggio grande e delicato con qualche sfumatura simpatica e faceta – V. la risposta al Comandante “tante grazie, voglio essere beato, non Papa; già da ordinario militare tutte le cose sono complesse; vi ringrazio per l’offerta in danaro: datela a Padre Giovanni che la destina direttamente perché per meno mani passano i soldi e di più arrivano a destinazione” -  l’omelia di S.E. Mons. Vincenzo Pelvi che ha toccato il tema dell’amore e del dolore, della vita come resurrezione dalla morte e della missione dei militari legata a profondi valori quali coraggio, sofferenza, carità, speranza, sostegno di quanti sono abbandonati. Mons. Pelvi, dopo aver ringraziato i presenti, cresimandi, familiari ed il comandante “assieme ai più stretti collaboratori, per l’accoglienza e l’affetto che ci consentono di vivere l’incontro con il Signore” e  Padre Giovanni “che vi ha preparato, vi ha seguito sempre e vi vuole bene”, ha aggiunto “Oggi riviviamo un ulteriore incontro con Cristo e, spezzando il pane dell’Eucaristia qui dove la carità cresce, ringraziamo il Signore che ci ha voluto incontrare ed ancora una volta ci fa stare insieme. Lo Spirito di Dio ci fa capire che Dio è vivo ed è grande. L’idea che abbiamo di Gesù l’abbiamo ricevuta da altri. Gesù è una persona, è un vivente. L’abbiamo incontrato? È un mendicante d’amore! Ci chiediamo a volte di incontrare ed amare il Signore. Ma è Lui che viene verso di noi. Un povero mendicante che ha bisogno del nostro amore. E la forza ci viene dallo Spirito perché si possa continuare ad incontrare il mendicante d’amore che ci corteggia con la piccolezza e la semplicità della vita. La cresima è un piccolo germe, un seme da portare vivo nella vita di ogni giorno. La cresima  che ci apprestiamo a celebrare è un brano del Vangelo, è come un percorso che ci aiuta a conoscere il Mistero di Dio. Il brano di oggi ci riporta a Gesù con il personaggio Nicodemo che viene citato due volte. La prima quando va di notte da Gesù, maestro di Israele, e gli chiede ‘tu che sei maestro, dimmi cosa devo fare per riprendere la vita, come potrò rinascere, in che modo potrò rientrare nel ventre di mia madre’. ‘Mi riferisco’ – risponde Gesù – ‘alla nascita dello spirito che è come il vento; si avverte, ma non si può fermare; non si sa da dove viene né dove va; si può soltanto seguire, immaginare di seguire”. “Per Nicodemo’ – prosegue S. E. – “la seconda volta avviene dopo la cerimonia della morte di Gesù che ha seguito allorquando si reca al sepolcro portando profumi – allora si usava così; noi, invece, portiamo fiori al cimitero – in quanto si sentiva legato a Gesù. Dio è aldilà dei ragionamenti e non servono delle spiegazioni alle nostre ragioni. Nicodemo scopre che il sepolcro è vuoto e torna indietro riportandosi i profumi. Volta le spalle al sepolcro perché Gesù è risorto. Ecco, noi dobbiamo voltare le spalle al dolore, all’angoscia, alle preoccupazioni perché Cristo ha messo dentro di noi il suo spirito vivo, la vita ricomincia. L’incontro con Cristo non è un’idea ma una persona amata. Gesù è importante ed insostituibile nella vostra vita militare. Ci insegna che non bisogna mai arrendersi”. Quindi una riflessione su “l’aeronautica che tocca il cielo, i valori eterni e voi che volate alto vedete tutto con spirito diverso e, vicino al sole ed allo spazio, spaziate nella verità di Dio” e sulla professione militare che “è bella, ricca di umanità che mettete a disposizione di chi è debole e deve essere sostenuto ed il pensiero va ai nostri militari al servizio dei più emarginati, degli abbandonati”. “La vostra” – evidenzia l’Arcivescovo – “è una missione che ci fa soffrire. Non possiamo permettere agli altri di farci trepidare. La vita militare è anche il modo di dare un futuro alle terre che non hanno democrazia. Nelle persone abbandonate c’è sempre il Crocifisso che deve diventare il Risorto”. Infine l’esortazione e l’attestazione di fede “siate fieri della divisa che indossate e non abbiate paura nel fare bene la vostra missione, sia sempre presente in voi l’attenzione per i diseredati: questa è la grandezza della nostra fede” ed una confidenza “nei giorni scorsi mi sono recato a Siena per fare visita ai due carabinieri vittime di una brutale aggressione; il carabiniere meno grave, con un filo di voce, mi ha chiesto come stesse il suo collega; è straordinario lo spirito di corpo; sono straordinari questi ragazzi; siamo tutti figli di Dio”, ma anche un’amara considerazione “so che tanti di voi sono in serie difficoltà economiche; mentre però si programmano i soldi da dare, vengono fuori le guerre; ci sono civili che stanno ancora peggio dei militari, vivono in una situazione più complessa; è necessario cercare di fare del bene; la società sta diventando veramente impegnativa; il militare si trova sempre più spesso a vivere dentro casa particolari disagi psicologici e non sono pochi i casi di suicidio che avvengono perché soffrono un rapporto conflittuale con i familiari”, la solidarietà “siamo vicini alle famiglie in difficoltà; portiamo questo servizio alla famiglia umana; in precedenza, con altri fondi, abbiamo realizzato a Sarajevo una scuola sia ortodossa che cristiana” e la conclusione “è bello stare qui in mezzo a tutti voi con un Comandante che segue gli allievi come un padre i figli: è mite, sereno, determinato”. La lettura della preghiera dell’aviatore da parte di un allievo e la solenne benedizione impartita da S. E. Mons. V. Pelvi hanno suggellato la speciale celebrazione.

 

 

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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