CASTEL VOLTURNO Oasi dei Variconi

                                                           NewsLetter

Oasi dei Variconi

di Pasquale Iorio

Con un suo puntuale intervento il mio amico Alfonso Caprio ancora una volta ha posto all’attenzione di tutti, in primo luogo degli enti e delle istituzioni competenti, la questione dell’”erosione alla foce del fiume Volturno presso l’Oasi de Variconi che continua imperterrita e inesorabile”. Ha anche documentato con delle belle foto i danni prodotti dall’accumulo di detriti alluvionali e di rifiuti di ogni tipo che lo stesso fiume porta e che si depositano nelle spiagge intorno all’oasi per vari chilometri, in quanto il lento fluire delle acque fluviali non ha la forza di trascinare al mare la sabbia, che si deposita dopo le arcate del ponte. E giustamente si chiede, lo chiede  all’Autorità di bacino e all’Ente Parco quando bisognerà aspettare per risanare e bonificare uno dei luoghi più belli ed affascinanti del nostro territorio, dove di solito nidificano e vivono alcune specie di uccelli viandanti.                                                                                                            In questa newsletter ho inserito anche alcune testimonianze poetiche e di amore verso le bellezze dell’oasi, come quelle di Giuseppe Cerreto e di Carlo Scatozza, che l’ha percorsa in bici. Esprimono  una forte sollecitazione rivolta agli enti ed alle istituzioni (locali e regionali) ad intervenire in modo incisivo per poter salvaguardare e valorizzare un bene comune, una bellezza del nostro paesaggio, come prescrive l’art 9 della Costituzione (in merito a paesaggio ed ambiente). A tal fine si può prevedere di inserire un progetto tra gli obiettivi prioritari da finanziare all’interno del Contratto di Fiume, promosso dalla Provincia di Caserta con un ampio partenariato di enti ed associazioni. Inoltre, si può avviare una procedura da parte del comune di Castel Volturno e della Regione Campania (titolare del parco) di promuovere un gemellaggio con un’altra realtà molto simile alla nostra, quella del parco naturale di Albufera (Valencia, Spagna) che da anni è diventato un vero e proprio centro di attrazione turistica, con varie attività e percorsi proposti ai visitatori. Può diventare uno stimolo ed uno scambio di buone pratiche anche per la nostra realtà per uscire dallo stato di abbandono e di degrado in cui si trova da decenni.

Sul sito del comune si può leggere una nota nella quale viene affermato (in modo quasi autoironico) che “passo dopo passo, come nella composizione di un puzzle, Castelvolturno cerca di riconquistare il tempo perduto e ridiventare la località balneare e la perla ambientale amata e apprezzata degli anni Settanta”. Si riconosce che il percorso sarà ancora lungo, ma le prime avvisaglie di tempo sereno s’intravedono all’orizzonte. L’esistenza del primo itinerario di birdwatching del Mezzogiorno all’interno di un’oasi naturalistica, proprio quella dell’oasi dei Variconi, riserva naturale e area protetta, grazie ai suoi laghetti di acqua salmastra (circa 60 ettari di territorio a sinistra di Foce Volturno) è una di queste tessere. A farsi carico dell’iniziativa saranno Legambiente e Lipu (Lega italiana protezione uccelli), e il Comune di Castelvolturno. L’iniziativa rientra nella campagna «SalvaItalia» di Legambiente, con cui l’associazione ambientalista adotta le cose brutte d’Italia per recuperare aree a forte degrado ambientale e sociale.
L’obiettivo di SalvaItalia è restituire qualità sociale, economica e ambientale al nostro territorio. Zone pregiate, dal punto di vista naturalistico, infatti, vengono aperte alla fruizione dei cittadini. Ma non solo, SalvaItalia è anche uno strumento per diffondere la cultura della legalità e per favorire tutte le sinergie possibili tra società civile, imprese e istituzioni impegnate in territori difficili, di frontiera. Così Terra di Lavoro, con le zone umide di Castelvolturno, è diventata il teatro del primo progetto di SalvaItalia: «Volo Libero», che deve il suo nome al blitz antibracconaggio realizzato dai carabinieri e dalle guardie venatorie volontarie Lipu in una vasta area del Litorale campano, che va dal Lago Patria fino agli stagni costieri dei Variconi, alla foce del Volturno. Un’area segnata dal degrado e dall’illegalità, ma teatro di straordinarie bellezze naturali. L’oasi dei Variconi, infatti, è interessata da flussi di uccelli migratori che provengono dall’Africa e si dirigono verso le zone di nidificazione dell’Europa Centro-orientale. Per loro, l’oasi rappresenta l’unica area favorevole dove sostare e rifocillarsi durante il lungo viaggio, ma il fucile dei bracconieri, di solito con matricola abrasa, ha fermato spesso il loro volo.      

                              Da tempo non è più così: infatti sugli stagni costieri dei Variconi è in funzione il percorso naturalistico di birdwatching con tanto di passerelle, capanni per l’avvistamento, percorsi guidati.
L’obiettivo è quello di ripristinare la legalità in un territorio difficile, facendo della natura e dell’avifauna gli elementi trainanti. Dal punto di vista educativo la corretta fruizione di queste zone da parte dei cittadini di tutto il comprensorio ha la finalità di sensibilizzarli e responsabilizzarli sui temi ambientali e di offrire loro nuove occasioni di svago. Per questo è nata l’esigenza di Legambiente di realizzare opere che permettano l’osservazione degli uccelli nel pieno rispetto dell’ambiente in cui sono inserite, senza arrecare disturbo all’avifauna e al contempo siano agevoli per chi le frequenta . Nell’Oasi dei Variconi e a Castelvolturno, in genere, Legambiente realizzerà anche un centro di accoglienza e informazione per i turisti e un punto per l’inanellamento (un sistema per segnalarli durante le migrazioni) degli uccelli migratori.

Oasi dei Variconi: quando la bellezza della natura è minacciata dall’uomo

Come è stato sottolineato da Giuseppe Cerreto in un intervento su Il Crivello del 2021, la riserva naturale, situata alla foce del Volturno, ha subito anni di incuria e di abbandono. Adesso, finalmente, sono stati messi in cantiere diversi progetti di riqualificazione. Nell’area, però, sussistono ancora numerose criticità ambientali. Lungo la sponda meridionale del Volturno, più precisamente alla sua foce ricadente nel territorio di Castel Volturno, sorge una delle più importanti aree umide di interesse naturalistico della Campania nonché una delle più studiate del Meridione: stiamo parlando dell’Oasi dei Variconi. L’intera area protetta, che si estende su 1.504 ettari composti da stagni d’acqua salmastra, alte dune sabbiose e boschi di macchia mediterranea, ingloba non solo la foce del principale corso d’acqua campano, ma anche il Lago Patria e parte del litorale domizio da Mondragone fino a Licola. Il primo nucleo dell’attuale oasi naturalistica fu posto sotto tutela nel 1978 dalla Provincia di Caserta, che già ebbe modo di riconoscere le caratteristiche uniche e particolari della fascia costiera. Successivamente, dal 1993, con l’istituzione della Riserva naturale della foce del Volturno, l’intera area è stata soggetta a vincolo paesaggistico con l’obiettivo di tutelarne l’incredibile biodiversità.                                                      La riserva, per le sue peculiarità morfologiche e naturalistiche che permettono la conservazione e la riproduzione di diverse specie animali sia alloctone che autoctone, compresa la nidificazione degli uccelli migratori, è stata riconosciuta di notevole importanza comunitaria anche dalla Convenzione di Ramsar per la tutela delle principali zone umide e lacustri d’Europa. Grazie all’attuazione di meccanismi di tutela e di protezione ambientale, l’oasi è diventata nel tempo un luogo di rifugio ideale per migliaia di uccelli che ogni anno di spostano in massa compiendo spettacolari migrazioni, lunghe anche migliaia di chilometri, verso il continente africano. Tale fenomeno è favorito dalla posizione in cui si trova il litorale domizio il quale si colloca quasi al centro del bacino del Mediterraneo, il che lo rende una tappa prediletta per numerose specie volatili in viaggio da un continente all’altro.       

  Tra le magnifiche specie di uccelli che si possono ammirare nell’Oasi dei Variconi in determinati periodi dell’anno ci sono il fenicottero rosa, la capinera, il martin pescatore, il pettirosso, il picchio rosso e l’airone cenerino. L’area, infatti, si presta perfettamente alle escursioni naturalistiche, ed è molto apprezzata dagli amanti del trekking del birdwatching. Questa pratica, negli ultimi anni, ha ricevuto grande impulso grazie all’impegno e ai progetti messi in campo dalle organizzazioni ambientaliste le quali si sono impegnate nella tutela e nella salvaguardia della straordinaria biodiversità che caratterizza litorale domizio, in particolar modo il WwfLegambiente e la Lipu. Così, anno dopo anno, grazie all’impegno di chi ama l’ambiente e la natura, l’intero litorale ha iniziato a vivere una nuova vita permettendo la realizzazione di un nuovo modello di sviluppo del territorio che fosse pienamente ecocompatibile.                                    Tuttavia, fin dalla fine degli anni Settanta, anno in cui venne istituito il nucleo originario della riserva, le problematiche di natura ambientale non sono mai mancate. Se da un lato una piccola ma consistente porzione del litorale domizio, grazie all’introduzione del vincolo paesaggistico, è stata letteralmente salvata dalla cementificazione selvaggia avvenuta lungo tutta la costa casertana proprio a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, sono subentrati nel corso degli anni non pochi problemi che riguardano la tutela e la manutenzione dell’area protetta. Per un lungo tempo, infatti, sebbene l’ente di gestione del parco fosse sotto la competenza della Regione Campania, le amministrazioni di Mondragone, di Castel Volturno e di Giugliano in Campania, comuni sui quali si estende la riserva, si sono completamente disinteressate delle sue sorti, considerando la tutela dell’ambiente non prioritaria nel proprio operato politico.                                                                              Questo clima di indifferenza generale da parte delle istituzioni locali, a lungo andare, ha avuto la meglio e ha lasciato gli ambientalisti a combattere da soli per garantire la conservazione e la salvaguardia della natura incontaminata di questi luoghi. La loro opera però, seppur lodevole, da sola non è bastata per impedire i tantissimi illeciti ambientali che negli ultimi anni, e in numero sempre più costante, si sono consumati nell’area. Numerosi, infatti, sono stati gli interventi della guardia forestale per impedire ai bracconieri di sterminare le specie volatili protette che nidificano e trovano riparo nell’oasi. Oltre alla caccia illegale, si registrano ormai con cadenza settimanale, sversamenti illeciti di rifiuti all’interno dell’area protetta nonostante i continui interventi di rimozione. Ciò avviene perché non esistono, a oggi, efficaci sistemi di controllo e di sorveglianza agli accessi dell’oasi naturalistica: chiunque può accedervi e fare ciò che vuole in maniera indisturbata.

Testimonianze

Ripartire con la cultura.

L’Oasi dei Variconi : un ‘oasi naturale alla foce del Volturno

Premessa.                                                                                                                              Nell’opinione pubblica la costa domiziana è nota come località balneare. I turisti che affollano le spiagge spesso ignorano o trascurano le bellezze ed i tesori storici di un patrimonio artistico ed ambientale, che spesso viene tenuto nascosto o degradato nelle varie città costiere (da Castel Volturno a Mondragone fino a Sessa Aurunca). Per questo abbiamo deciso di soffermarci su alcune realtà meravigliose, come l’Oasi dei Variconi (nella tappa successiva ci dedicheremo ai resti dell’antica Sinuessa e ad altri beni culturali lungo il tracciato dell’Antica via Appia).                            

Purtroppo questa oasi molto spesso viene devastata dalla furia della natura, dalle mareggiate sempre più violenti che sommergono la spiaggia ed i laghetti salmastri di cumuli di rifiuti solidi, spesso inquinanti, che il mare ci restituisce (plastica, carcasse di animali morti e quant’altro). A ciò si aggiunge l’ignoranza degli umani che utilizzano questi spazi come sversatoio di rifiuti di ogni specie, con gravi danni per l’ecosistema, che andrebbe tutelato e conservato con ben altro rispetto e cura. In questa tappa ci avvaliamo di un bel contributo del mio caro amico Alfonso Caprio, che potete leggere a seguire tratto dal volume “Ripartire con la cultura”,. P. Iorio                                            “Il volume Variconi .Viaggio fotografico nella zona umida di importanza internazionale alla foce del fiume Volturno”, è un vero e proprio viaggio fotografico in quella che è una delle zone più belle del nostro territorio comunale costiero. Una palude, l’ultima rimasta in provincia di Caserta dopo le bonifiche effettuate tra fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. I testi e le belle foto ne descrivono in maniera egregia la legislazione, che tutela questo sito, la flora e la fauna, che vi si è acclimatata e che rende questo pantano un luogo unico in tutta la nostra provincia.
I Variconi sono un vero e proprio paradiso stando alle belle foto, che lo ritraggono in questa pubblicazione, è un luogo che andrebbe maggiormente, non dico tutelato perché la tutela legislativa c’è; è stata emanata a livello non solo provinciale, regionale ma anche comunitaria europea e internazionale, ma difeso e custodito come un bene prezioso non solo da parte degli addetti ai lavori e di chi lotta per la salvaguardia della natura ma anche da parte di tutti quelli, che aspirano ad un diverso sviluppo turistico quello naturalistico, perché chi lo visita, venendo da lontano, ne rimane affascinato e perciò lo apprezza e lo ama, forse molto di più di alcuni nostri concittadini.                                                                                                                                                      La bellezza dei luoghi è testimoniata dalle magnifiche foto, che danno una immagine di che cosa è la forza della natura, che nonostante sia calpestata, offesa e ingiuriata dall’uomo, riesce sempre a sorprenderci con queste piante e questi fiori, che non se la sentono di spegnere i loro vivi colori; con questa enorme quantità di uccelli marini, che continuano insistentemente e instancabilmente a sostare nei Variconi da millenni nelle loro incessanti migrazioni primaverili e autunnali; i tramonti rosso sangue non hanno niente da invidiare all’immagine dell’Urlo di Edvard Munch, qui, nei nostri Variconi, l’uso del colore rosso vivo e gli accostamenti cromatici associati ad altre tinte naturali suggeriscono ad un osservatore attento non uno stato emotivo di angoscia ma un senso di pace, di armoniosa tranquillità, la luce naturale catturata dall’obiettivo conferisce al paesaggio un senso di fragilità dell’immediata bellezza, che si visualizza davanti ai nostri occhi. La luce rosata del tramonto sembra quasi suggerire un paesaggio incantato di fiaba, l’azzurro e il blu scuro delle nuvole e delle acque stagnanti sottostanti ci inducono in errore, deviano la nostra immaginazione e sembrano accostare questo nostro paesaggio mediterraneo ad un fiordo norvegese, è il bufalo solitario che si bagna in una pozza di acqua fangosa e stagnante, attorniato da una lussureggiante vegetazione palustre, che ci richiama alla realtà, senza ombra di dubbio ci troviamo nei Variconi, alla foce del fiume Volturno a Castel Volturno.                                                                                 Le cannucce d’acqua, la lisca costiera, i giunchi e le tamerici fotografate emergono dalle acque come isole, come mondi di vita ancestrale. Le distese a perdita d’occhio di statice e di camomilla marittima fiorita dilatano il nostro animo, predisponendoci ad assaporarne il profumo leggero e salmastro. La delicatezza dei colori dei fiori dell’astro marittimo, della saponaria, della statice, della salcerella, della veronica o del giglio acquatico ci inducono a pensare di come la bellezza sia a volte effimera eppure così stupenda da suscitare un senso di annichilimento dell’animo umano.                  Le foto che ritraggono le libellule ci riportano ad un mondo primordiale, quello delle origini della vita, i nostri insetti vengono ritratti a partire dagli occhi posto sul capo, che “ricordano figure facciali umane” (p. 46). Gli uccelli sono invece ritratti nel loro habitat naturale, tra i nidi o mentre cercano il cibo tra il fango e le acque basse, l’eleganza delle garzette, la colorazione criptica dei beccaccini, la forza rapace del falco, l’incedere regale dell’airone, l’innaturale posa dei cormorani fermi ad asciugare le loro penne, il volo sospeso dei gabbiani ci lasciano esterrefatti, soprattutto quando questi uccelli si alzano in volo, un atto che per secoli ha affascinato gli uomini, staccarsi dalla terra e librarsi nell’aria, rimanervi sospeso senza cadere giù; c’è la foto di un saltimpalo che sembra essere sospeso su un batuffolo di cotone, così leggero, così aereo, così etereo da suscitare in chi lo guarda un sentimento di insostenibile leggerezza.                                                            Pasquale Iorio Presidente de Le Piazze del Sapere  

La bellezza di queste immagini ci restituiscono la bellezza poetica del luogo”.
Ai bordi di questo mondo
Pini sclerotici mugolanti
Nel vento brezzato della sera
.
Poesia Tratta dal volume “Variconi (poesie palustri)”
Alfonso Caprio Caserta, 12 – 01 -2019

Visita alla Palude della Campania, l’Oasi dei Variconi alla Foce del Volturno 

Mi è sempre piaciuto scrivere di  mete e attività purtroppo poco frequentate dai campani e dai turisti che vengono da fuori, come ad esempio la  visita agli allevamenti bufalini o il museo di Pulcinella ad Acerra, ed è arrivato ora il turno di un luogo che mancava anche a me, ovvero la Riserva naturale dei Variconi a Castel Volturno. L’esempio più vero della Palude che si estendeva un tempo in tante zone del Tirreno e contro le quali l’uomo ha combattuto per le loro bonifiche sin dai tempi dei romani, ma qui l’insieme del mare e l’azione della foce del Volturno unitamente alla depressione del terreno ci hanno consegnato un luogo intatto benché delimitato da uno degli ingegneristici Regi Lagni.

La città domizia sta tentando di portare al termine alcune opportunità avviate negli anni passati come una nuova fruizione del lungo fiume alla sua riva sinistra con una bella  piazza e camminamenti  oppure la ristrutturazione del castello sul mare;  proprio dalla piazza che vede anche il palazzo comunale ci incamminiamo lungo  la riva sinistra della foce del Volturno per arrivare,  dopo meno di un chilometro,  al cancello di ingresso,  gratuito e presidiato spesso dagli uomini della protezione civile. Il cammino, interdetto ovviamente ad auto e mezzi motorizzati, è una bella passeggiata in pianura che apre la vista ad uno scenario unico. L’oasi è una Zona Umida di importanza internazionale e a Protezione Speciale per la UE,  annoverata  tra quelle rare   zone che sono ubicate  lungo le rotte migratorie dell’avifauna, dove si opera per mantenimento e tutela  alla sistemazione di idonei habitat per la conservazione e la gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori. La primavera e soprattutto la fine estate verso  l’autunno sono le stagioni in cui uccelli ( tra cui gli aironi ) protagonisti di trasvolate migratorie prevalentemente dal continente africano  vengono qui a riposare, un “autogrill “ per uccelli che da secoli fa di questa area un paradiso naturalistico che ha potuto salvarsi dalla devastazione circostante dei decenni passati perché è piena di stagni permanenti e temporanei contro i quali nessuna bonifica ha potuto nulla, e per fortuna. Ci sovviene di come gli uccelli dall’Africa e per l’Africa qui sostano per una pausa e come questa terra sia diventata negli ultimi decenni rifugio e pausa da conflitti e fami per tanti uomini e donne di quel continente.

Colpiscono ai lati del gradevole vialetto sterrato che ci conduce verso la spiaggia, i paffuti cespugli di giunchi; insieme alla canapa tra i materiali più utilizzati nell’artigianato di necessità dei secoli andati, da queste parti talmente necessari all’ economia locale e domestica da far scoppiare uno dei primi scioperi delle donne della storia,  nel 1822,   con oltre 150 donne in rivolta poiché gli uomini del Generale austro-irlandese  Nugent, al soldo dei Borbone,  mentre erano di stanza in loco razziavano senza ritegno i giunchi di palude  impoverendo così gli abitanti. Notevole l’habitat palustre con le tamerici che spuntano dai bacini di acqua invasa dal mare e protetta, il salato che si mischia all’acqua dolce di fiume, in acquitrini che sono parte rilevante dei 60 ettari della palude, con alcuni stagni  permanenti ed altri  stagionali o rilevati a seconda dei cambiamenti climatici e delle maree.

                                                                                                    Un tempo i Variconi, antico nome campano degli stagni che “divaricavano” la terra,  erano uno dei luoghi di elezione anche  per il pascolo della bufala mediterranea di cui è  ovviamente sempre  ricco il territorio castellano da dove iniziano gli storicamente paludosi Mazzoni ( oggi pare che qualche azienda bufalina non disdegni ancora il passaggio in palude ( non sappiamo se ciò può essere permesso o meno…).  Il casotto in legno per il birdwatching è una risorsa preziosa per scorgere l’interezza dell’oasi con lo sguardo fino al mare e lì bisogna dirigersi per giungere ad  un’area dunale di raro pregio, con moltitudini di resti di tronchi portati dal mare e che, con il loro peso e  materiale contribuiscono al mantenimento della duna; un tempo questi legni rimanevano poco sulla battigia poiché diventavano risorsa pregiata per il riscaldamento e l’arredo  delle popolazioni intorno.

Boschi vicini, foreste lontane, il Mar Mediterraneo ha sempre consegnato resti di vite vissute e  porta ancora oggi come ieri ovviamente anche rifiuti ed anche  per questo che  è prezioso  il ruolo di associazioni locali come Le Sentinelle ed anche dellescuole, medie e superiori di Castel Volturno,  con le giornate dedicate all’utile movimento ambientalista Plastic Free che ho avuto modo di vedere fortemente all’opera in Oasi. Un accorto trekking tra sabbia e tronchi, ma anche tra  lucide pantofole da barca e palette da spiaggia, ci fa osservare come  tutto quello che il mare rigetta arriva qui quasi in buone condizioni, dilavato dalla gentilezza propria del mare di marzo quando è bel tempo. E’ una visita da fare questa all’oasi dei Variconi,  per il turista sostenibile  e consapevole che vuole andarci senza cibo e senza nulla appresso e che comprende  l’utilità della gratuità dell’ingresso per  averne cura e tutela come se in quel momento fosse anch’esso deputato alla tutela naturalistica in quanto cittadino attivo.

  •                                                                          Si alla bici senza azzardarsi ad andar fuori dal percorso sterrato, in un un luogo in cui respirare e riflettere, ammirare ed elaborare, fare il pieno di energia e cultura della  Terra di Lavoro che, dopo monti e colline, piane agricole ricchissime, termina in bellezza ammirata  e necessaria da secoli da uccelli di mezzo mondo. Non ho fatto ricerche appropriate ma  credo che questa sia  una delle paludi più vicine ad un centro storico al mondo…e proprio da questo centro si può partire ed arrivare,   dalla piazza di Castel Volturno con i suoi bar e  ritrovi, le panchine lungo il fiume e l’antica chiesa a testimoniare come il bello può spuntare ovunque nella nostra Campania.                              Il termine del viaggio del fiume Volturno ha spesso riservato pagine anche non positive, brutture e soprusi ai danni di ambiente e persone ma questa oasi è il termine di paragone di una rinascita che prosegue da anni, di restituzione del fiume, del mare, agli usi più validi  e sostenibili. Nella mia visita non ho nascosto la curiosa gioia per trovarmi proprio in località ….Scatozza di Castel Volturno, portandone il nome per me è la prima volta ed ho avuto una guida d’eccezione che ha voluto dedicarmi il suo tempo e la sua competenza: Alfonso Caprio, già amministratore castellano,  scrittore e poeta del posto cui dobbiamo non solo l’aneddoto dello sciopero per gli giunchi qui riportati ma testi ufficiali come il  contributo nel libro- Quaderno di studio “ I Variconi “ redatto dalla dott.ssa Amelia Calvano e pubblicato proprio dallEnte Riserva Naturale Regionale   Foce Volturno, Costa di Licola e Lago di Falciano.  Altro suo libro è  “ Poesie Palustri “  dedicato alla vita della natura nella palude. La cultura della sostenibilità e del turismo responsabile non è una moda come spesso accade in Campania, soprattutto quando ci sono di mezzo enti pubblici e territoriali non sempre all’altezza, ma un percorso coerente di vita di territori e persone, imprese, amministratori, società civile. E’ questo il caso della Riserva che, negli anni scorsi, è stata anche affidata a competenti naturalisti come   Alessio Usai protagonista di molti progetti per rilanciarne fruizione e tutela.                                                                                  

Dulcis in fundo non sono mancati atti di vandalismo i quali si sono configurati come vere e proprie azioni intimidatorie contro gli enti e le associazioni le quali, con mille difficoltà e in assenza di fondi, stanno cercando di riqualificare il territorio. L’ultimo raid vandalico, il più clamoroso, si è verificato nel 2019, quando un incendio doloso di grosse proporzioni ha letteralmente mandato in cenere diverse strutture di legno utilizzate per accedere all’area naturalistica e per effettuare gli avvistamenti di uccelli. Tale situazione di incuria e di abbandono è stata più volte denunciata dagli ambientalisti e a distanza di due anni, lo scorso luglio, il Comune di Castel Volturno, in accordo con l’Ente riserve naturali della Regione Campania, ha finalmente approvato con una delibera ad hoc che prevede lo stanziamento di risorse per 80.000 euro, un importante progetto di riqualificazione ambientale dell’area così da renderla nuovamente fruibile ai visitatori. Gli interventi di recupero e di rifunzionalizzazione sono in procinto di partire e si spera che l’area, a breve, torni di nuovo accessibile.  

 Inoltre, per ovviare alle mancanze e ai deficit finanziari di cui è afflitto l’Ente riserve naturali a causa della scarsità di investimenti erogati dalla Regione Campania per la tutela del patrimonio ambientale, è in fase di realizzazione un tavolo di coordinamento permanente composto dalle diverse associazioni ambientaliste attive sul litorale domizio affinché, con il supporto delle istituzioni locali, collaborino tra loro per mettere in campo azioni e interventi mirati che salvaguardino l’immenso patrimonio naturalistico custodito all’interno dell’Oasi dei Variconi ed evitare che altri scempi ambientali, come quelli ai quali ancora oggi siamo costretti ad assistere, si consumino al suo interno. Per promuovere pienamente questo processo di riqualificazione della riserva, l’intera area è entrata a far parte, da qualche anno, anche dei luoghi del cuore tutelati dal Fai – Fondo ambiente italiano.                                                                                                                               A seguire una gallery di immagini che testimoniano la bellezza del sito alla foce del Volturno, e purtroppo in maniera vivida ed evidente anche l’attuale stato di degrado, di incuria e di abbandono in cui versano alcune aree dell’Oasi dei Variconi a Castel Volturno, con ingressi non controllati e cumuli di rifiuti nonché svariati oggetti di risulta di varia origine e provenienza abbandonati qua e là e che a oggi non sono stati ancora rimossi da chi di dovere. (Foto scattate dal nostro corrispondente Narciso Blima).                                       *Carlo Scatozza31 Marzo 2022

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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