Commenti-Veritas sulle intercettazioni telefoniche

La nuova legge sulle intercettazioni sta divenendo un nodo difficile da gestire per gli stessi fautori nel garantirne la validità giuridica e politica nonché uno spauracchio per chi, invece, dovrà sottostarne alle conseguenze della sua applicazione. Questa nuova normativa che si accinge ad essere oggetto di un’approvazione presso la Camera e veder luce , a mio parere, lambisce una moltitudine di obiezioni difficili da smontare , tant’è che le ratio di coloro che si apprestano in un esercizio di difesa del testo, e quindi la maggioranza di governo , cozza con dichiarazioni che molti tecnici del diritto definiscono, non solo ridicole ma addirittura poco avvezze ad essere una forma di espressione vera di una democrazia matura come quella italiana. I problemi sono fondamentalmente due, uno pratico e di essenza esplicitamente tecnica- giuridica e di procedura , l’altro coinvolge una serie di aspetti di natura costituzionale che attraggono parte dei principi fondamentali. Prima di andare oltre però, mi si consenta di dire che i signori del governo non riescono a partorire una legge che fin dalla sua gestazione iniziale sia dotata di quei requisiti che sono il frutto dell’applicazione concreta della carta fondamentale, esibendo un dilettantismo sconcertante.
Ho accennato ad un primo problema di natura pragmatica, punto focale della critica aspra da parte dell’ANM. Durata delle intercettazioni di 75gg, di cui gli ultimi 15gg oggetto di una deroga da parte del Gip; circoscrizione dell’indagine a coloro che sono indiziati di gravi indizi di reato; collegialità ( tre giudici) nell’adozione di u provvedimento autoritativo a procedere all’intercettazione ecc… a ciò si aggiunga una lacuna legislativa notevole, visto che la legge prevede la distruzione del materiale intercettato non rilevante ai fini di indagine ,non specificandone la tempistica .Esempio: dopo un’udienza preliminare, e quindi dopo il deposito in cancelleria degli atti nella loro completezza( cosa questa fatta dai Pm per cercare di dare forza alle tesi per cui si chiedono provvedimenti sia di iscrizione a registro degli indagati dei presunti imputati sia misure cautelari), questi documenti divengono pubblici prima che essi possano , come dire , depurati di quelle intercettazioni inutili. Per non parlare poi del personale necessario alla continua trasmissione delle autorizzazione da sedi distrettuali a quella del capoluogo per procedere alle intercettazioni, con sottrazioni di risorse umane , di mezzi e organizzativi, insomma in definitiva un macello. Questo testo da indicazioni procedurali a cui non susseguono forme di adeguamento strutturale e logistico, non solo , ma altresì creano una dispersione temporale e una burocratizzazione del sistema tale da ,di fatto, impedire l’uso di questo strumento. Se pensiamo che esso viene maggiormente usato per crimini legati alla criminalità organizzata , si deduce grandemente di come questo testo sia del tutto fuori luogo. Ma se la giustizia , o il mondo giudiziarioin generale ne esce con le ossa rotta, il campo dell’informazione non sta meglio. Qui abbiamo un problema di principi e di verità. L’art. 21 della costituzione recita:” Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” Questo principio ha ottenuto una sorta di abrogazione sostanziale nel momento in cui si prevedono forme di reclusione agli operatori del sistema di stampa, ( giornalisti ed editori ) nonché multe salatissime con conseguentemente bavaglio alla possibilità dei cittadini di poter essere informati. I padri costituenti sono stati lungimiranti nell’adottare norme la cui valenza e forza si riverbera ancora oggi sul contesto sociale nostrano, tuttavia essi vengono mutilati da pseudo leggine tanto inutili quanto dannose, frutto di una negazione volontaria di forme di espressione dell’animo umano, di esigenze di un popolo , di esplicazione di ciò che è normale in un paese veramente democratico. L’onesta dovrebbe guidare un po’ tutti noi nelle varie opinioni che spesso diamo in merito alla situazione creatasi. Se è vero che questa neo disciplina è divoratrice del sistema giornalistico e paralizzatore di quello giudiziario , bisogna anche ricordare che se si è giunti a questo punto parte delle colpe è da addossare proprio a queste due categorie che con gli abusi e la prepotenza di qualche magistrato voglioso di gloria mediatica, e di editori votati al sensazionalismo da business, hanno forzato la mano in tante , troppe occasioni. Il mea culpa da parte di costoro risulterebbe d’obbligo.
L’art. 15 della nostra costituzione prevede la possibilità di mantenere la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione. Se l’intento degli attuali organi di governo è quello di dare senso vero a codesto canone contro i numerosi tentativi di lesione di cui è stato vittima da tangentopoli in poi, con la denigrazione e la diffamazione di persone che alla fine nulla avevano a che fare con i vari fatti oggetto di cronaca, ripeto se questo è l’intento, sia benvenuto, ma la barbarie giuridica mascherata da paladino dei diritti e principi fondamentali non può essere ammessa. Altrimenti sia i magistrati che gli organi di stampa potranno ulteriormente gonfiare il petto e dire:”l ’ennesimo tentativo di un capo dispotico di eliminare ogni forma di critica e contrasto politico a lui non gradito”. Inammissibile.
Saluti Veritas.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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