Domenica 19 maggio. Solennità di Pentecoste (C)

 

Lo Spirito vi insegnerà ogni cosa. 

“Commento di don Franco Galeone”

(francescogaleone@libero.it)

 

*  Pentecoste: 50 giorni dalla Pasqua. Festeggiamo la discesa dello Spirito sugli apostoli nel cenacolo e il compleanno della chiesa, come ci ricorda anche un bell’inno del poeta Manzoni, forse il suo più bello. Se ci è facile parlare di Dio Figlio, ci è difficile parlare di Dio Padre, e ci è difficilissimo parlare di Dio Spirito, perché lui è spirito, santità, amore, e noi siamo materia, peccato, egoismo. Anche per noi valgono queste domande: “Avete sentito parlare dello Spirito? Quale battesimo avete ricevuto, quello di acqua o di Spirito?”. Per molti cristiani, lo Spirito è quel “Dio ignoto”, la cui statua Paolo trovò nell’Areòpago di Atene. Proviamo a parlarne, con molto pudore. Non si parla “dello” Spirito come di una inutile chiacchiera; si parla “allo” Spirito come ad una persona viva. Soprattutto si prega, si adora, si tace!

 

*  Impariamo, oggi, a conoscere questo Spirito creatore, che volteggiava sul caos primordiale. La terra era senza forme e senza vita: lo Spirito ha fatto sorgere mille immagini, mille somiglianze con Dio. Dio era sconosciuto: lo Spirito lo ha manifestato nella creazione, plasmando tutti quegli esseri pieni di significato.  Lo Spirito, soffiando sull’argilla, ha ricamato l’uomo e ha popolato questa nostra terra di persone care, di volti amici. E’ ancora lo Spirito che ha parlato per mezzo dei profeti, poveri uomini presi tra gli uomini, labbra impure come Isaia, lingue balbettanti come Geremia, cuori pessimisti e cocciuti nel sottrarsi a Dio come Giona. Ma basta che lo Spirito li commuova, li invada, perché testimonino la Verità davanti agli imperatori fino al martirio. Nessuno sfugge al suo influsso. Lo Spirito illumina ogni uomo che viene in questo mondo.

 

* Per comprendere quanto lo Spirito sia necessario, basterà riflettere su questi pensieri di Atenagora: “Senza lo Spirito, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo una lettera morta, la chiesa una semplice organizzazione, l’autorità un potere, la missione una propaganda, il culto un arcaismo, l’agire morale un agire da schiavi”. Lo Spirito viene. Come il primo giorno, “aleggia sul caos” del mondo, infonde la vita, riunisce i linguaggi degli uomini. La confusione umana, simboleggiata nella torre di Babele, viene sanata dallo Spirito che conduce a comprendersi, anche se diversi e lontani. Dire che la nostra è un’epoca di confusione, è dire ancora poco, perché si tratta di una confusione strana, al limite della paranoia. Accanto ad episodi positivi ed entusiasmanti, ve ne sono altri negativi e crudeli. E’ una civiltà “necrofila” secondo E. Fromm, perché privilegia l’avere a svantaggio dell’essere, l’azione alla contemplazione, l’ammuc­chiata alla pienezza, le informazioni alla sapienza. La lanterna di Diogene continua a cercare l’uomo; il dilemma shakespeariano “essere o non essere” non è un luogo teorico ma storico ed esistenziale.  C’è da chiedersi fin dove potrebbe arrivare l’uomo con la sua ferocia e la sua capacità tecnica, se smettesse di confrontarsi con qualche valore, se davvero sopprimesse l’anima. Per fortuna, c’è una Voce che si alza instancabile a gridare all’uomo la sua origine, la sua dignità; a ricordare che in lui abita uno Spirito, non quello inventato dai filosofi, ma quello donato da Dio.

Un cordiale SHALOM ai miei cinque lettori.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *