DOPO LA MATURITÀ…: UNIVERSITÀ E LAVORO

Prof.ssa Angela Nespoli

Le recenti informazioni raccolte dal Consorzio ALMA LAUREA, evidenziano che, molto spesso, il rapporto fra studio – lavoro non ha fondamento.

Le facoltà di Ingegneria ed Economia rappresentano il simbolo della solidità lavorativa, tant’è che nel 2016, tre anni dopo aver conseguito il titolo magistrale, praticamente tutti i neolaureati trovano un impiego ed il loro compenso è fra i più alti.

Si può affermare che, generalmente, il laureato in discipline scientifiche tende ad avere migliori risultati lavorativi rispetto a quello che proviene da facoltà umanistiche.

Particolare è la situazione della facoltà di Biologia, che ha un numero di laureati piuttosto alto e, anche per questo, si trova ampiamente sotto la media sia per stipendio sia per numero di persone che hanno trovato lavoro: tra i 3221 studenti usciti dalla facoltà, solo il 76% ha trovato lavoro entro 3 anni.

Le notizie peggiori arrivano per i laureati in Psicologia e Giurisprudenza.

I primi, secondo i dati di ALMA LAUREA, hanno un tasso di occupazione inferiore al 70% e non riescono ad arrivare a 900 € al mese a tre anni dalla laurea.

Peggiore è la situazione per i secondi che, complici anche tirocinio ed esame di stato, hanno un tasso di occupazione fra i più bassi tra le varie facoltà: a distanza di tre anni solo il 56% ha un impiego con uno stipendio inferiore ai 1000 € al mese.

Per scegliere la facoltà giusta può essere utile anche guardare indietro e capire come si sono evoluti tasso di occupazione e stipendio medio dal 2010 ad oggi.

La ricerca del lavoro, ad esempio, è stata per tutti più complicata rispetto al 2010, primo anno in cui ALMA LAUREA ha preso in esame il tasso di occupazione a 36 mesi dalla laurea.

Se, però, la facoltà di Ingegneria è calata impercettibilmente dal 98% al 95,7%, i crolli principali si sono registrati per i laureati in Economia (-7,1 punti percentuali in 7 anni) e, soprattutto, in Psicologia e Giurisprudenza.

A decidere il futuro degli studenti non è soltanto la scelta di un corso di studio piuttosto che un altro, fondamentali sono la città e l’università in cui si decide di intraprenderlo: nel lavoro dei giovani laureati, la grande linea di demarcazione corre tra Nord, Centro e Sud Italia.

In generale, i laureati delle facoltà del settentrione trovano lavoro più facilmente e hanno una busta paga più pesante rispetto a quelli del meridione.

Molto più complicato è capire quale sia il valore aggiunto dalle Università ai propri studenti.

Gli ottimi dati delle facoltà del nord, ad esempio, sono influenzati dalle migliori condizioni del mercato del lavoro, mentre al sud si può facilmente fare il discorso inverso. Non è facile separare gli Atenei dai territori di appartenenza, ma, a cercare con attenzione, qualche segnale emerge: se, per esempio, mettiamo a confronto la fetta di neolaureati che ha un impiego con quella della popolazione complessiva, possiamo capire il perché coloro che escono dalle Università che si trovano in province come Bolzano o Bologna, dove oltre il 70% delle persone fra i 15 e 64 anni ha un impiego, approdano in un mercato del lavoro sano e più ricco di possibilità.

L’esatto contrario succede in molte aree del meridione.

Viste le condizioni di partenza, emerge che molti Atenei del nord sembrano offrire un valore aggiunto legato soprattutto a fattori territoriali.

In conclusione, terminata la maturità, per gli studenti italiani è tempo di decidere il proprio futuro: la complicata scelta dell’università, che determinerà il futuro lavorativo e sociale di ciascuna matricola…

In bocca al lupo a tutti!

 

Prof.ssa Angela Nespoli

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *