DURAZZANO. S. MESSA CELEBRATA DA DON MICHELE MECCARIELLO

Antonietta Rosa Abbatiello

di Paolo Pozzuoli

RICORDATA NELLA CHIESA SS. ANNUNZIATA, CON UNA S. MESSA CELEBRATA DA DON MICHELE MECCARIELLO IN SUFFRAGIO DELL’ANIMA, ANTONIETTA ROSA ABBATIELLO NELLA RICORRENZA DEL TRIGESIMO DEL RITORNO ALLA CASA DEL PADRE.

Trenta i giorni trascorsi – pochi, tanti, un’eternità ? – da quando nostro Signore ha riportato nella Patria celeste Antonietta Rosa Abbatiello (… per tutti unicamente Rosa), ‘per tenerla con sé’ – come ha rivelato don Michele Meccariello all’omelia nel corso della celebrazione eucaristica nella ricorrenza del trigesimo – ‘perché se lo merita, avendo vissuto la sua vita in umiltà, con semplicità, fatto del bene, sforzandosi di fare la sua Volontà; la nostra preghiera, la nostra invocazione al Signore perché aiuti questa nostra sorella, esempio di fede, di carità e di operosità, a risplendere nella luce e nella gioia dell’eternità dove non c’è morte ma gioia eterna e dove Rosa, con l’inseparabile grembiule, passerà ai tavoli celesti a servire tutti coloro che prendono parte al banchetto eterno’. Nell’amorevole ricordo di Rosa, in tanti, fra parenti, amici, semplici conoscenti, si sono riversati nella Chiesa SS. Annunziata in Durazzano – dove Rosa, cattolica osservante e praticante, è stata sempre presente – per seguire e partecipare con sincera commozione alla S. Messa ed attestare affettuosa vicinanza e profondo cordoglio ai familiari. Era d’agosto, il mese in cui la Chiesa cattolica celebra S. Rosa, la santa alla quale Rosa, per la sobrietà della vita vissuta, si è ispirata, il mese fausto, il mese lieto per eccellenza, festeggiando l’onomastico, sempre circondata da uno stuolo di amici e dai più stretti familiari, sia della famiglia d’origine sia di quella che aveva messa su con lo sposo, Carmine Pascarella. Nel corso del mese di agosto, dopo il compleanno, assieme alla signora Rosa, colei che ha posato la prima pietra del rinomato ‘Guardanapoli’, nel pieno rispetto della tradizione, avrebbero parimenti dovuto festeggiare l’adorata figlia Rosa, e l’amata nipote Rosa jr. Era questa anche l’occasione  per togliere il velo ad una gigantografia d’effetto, fissata su una delle pareti. Tutto vanificato! Il mese di agosto che già sei anni fa aveva assistito alla fine del pellegrinaggio terreno del caro e mai dimenticato Antonio, quest’anno ha fatto da spettatore a quella di Rosa, trasformandosi così nel mese infausto, nefasto. “Mensis Augusti horribilis, infeliciter”, direbbero i latini. Donna buona, affettuosa, genuina, generosa, ha fatto sempre del bene – non erano pochi a chiamarla ‘mamma di Durazzano’ – non s’è mai risparmiata e/o scoraggiata, nemmeno quando, dopo aver personalmente preparato ed elaborato menù di ogni tipo ed esigenza, passava ai fornelli per cucinarli e farli gustare all’affezionata clientela; ha nutrito e coltivato il senso dell’amicizia, ha avuto sempre una parola buona per tutti che sollecitava a dare di più e stimolava a fare sempre meglio; i suoi giudizi critici, non erano né sciocchi né banali: celavano – come nelle favole – una  morale acuta da cogliere ed un profondo valore etico. Segni caratteristici: il volto particolarissimo che attestava la sana appartenenza alla sua gente e rammentava la sofferta espressività dei personaggi del teatro classico napoletano; le mani, mai stanche, nonostante mostrassero chiari ed evidenti tutti i segni delle fatiche; il sorriso con il quale ci ha sempre accolti non era convenzionale e nemmeno di circostanza. Era sempre la prima a venirci incontro nella hall della sala ristorante, ad accoglierci con quell’affetto smisurato, riservato in genere a care persone di famiglia ritrovate. Ci rapiva, ci coinvolgeva, ci appassionava con i suoi racconti, le sue storie, i tanti aneddoti sempre ricchi, calorosi e preziosi, conditi di una infinità di particolari riflettenti delicati momenti di vita vissuta, più saporosi e succulenti dei manicaretti proposti nel menù. È, in verità, molto riduttivo dire che la signora Rosa, donna di grande equilibrio e di straordinaria umanità, che ha pregato il Signore come S. Francesco, ci mancherà. La porteremo nel cuore nutrendo l’intima gioia della visita fattale in clinica e della promessa di porgere i suoi saluti ed il suo affettuoso abbraccio alla nostra consorte, ricorderemo la sua voce narrante: continuerà a far parte di noi! Ai suoi cari, che abbracciamo attestando vicinanza ed affetto, ha lasciato un’eredità raccolta con le parole “Ci hai trasmesso questi sentimenti nella tua vita terrena. Oggi, dal cielo, ottienici la forza di viverli come hai fatto tu”, condensate nella preghiera, riportata nella pagellina ricordo, che S. Francesco rivolgeva al Signore.

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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