Fede è abbandonarsi a Dio, anche quando lui dorme!

Domenica XII del T.O. (B) – 20 giugno 2021

Fede è abbandonarsi a Dio, anche quando lui dorme!

Prima lettura: Qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde (Gb 38,1). Seconda lettura: Le cose vecchie sono passate (2Cor 5,14). Terza lettura: Si sollevò una gran tempesta. E Gesù dormiva (Mc 4,35).

Qualche perplessità

1) Alcuni prodigi narrati nei vangeli lasciano perplessi: i magi vengono dal lontano Oriente (Mt c.2); le tentazioni di Gesù nel deserto (Mt c.4); un albero di fico viene maledetto perché non porta frutti (Mc 11,13); cinque o sei ettolitri di acqua sono mutati in vino (Gv 2,1); Gesù cammina sulle acque (Mc 14,23); Pietro paga la tassa con una moneta trovata nella bocca di un pesce (Mt 17,24); migliaia di porci muoiono annegati a Gerasa (Mc 5,11)… Si tratta di racconti che vanno non solo letti ma interpretati! L’episodio della tempesta sedata non va letto come un resoconto scientifico, perché sono evidenti subito alcune stranezze:

> Gesù dorme, mentre gli apostoli cercano da soli di lottare contro le onde; è inverosimile che Gesù dorma tranquillo su una piccola barca già carica di acqua;

> poi, è sera, tutti sono stanchi, sarebbe ora di tornare a casa, a Cafarnao, e non si capisce cosa vanno a fare dall’altra parte del lago;

> e dopo che il vento è cessato e si è fatta grande bonaccia, gli apostoli, invece di rallegrarsi, “sono presi da grande timore”.

2) Qual è il messaggio? Dio interviene per fare ritornare la vita. La scena dei vv 37-38 richiama da vicino l’episodio di Giona: durante la tempesta anche Giona dorme tranquillo (Gio 1,5). Qui è Gesù che dorme a poppa, al posto del timoniere. Viene la voglia di gridare: “Svegliati, Signore, perché dormi?” (Sal 44,24). Ma Dio lascia fare. Poi, quando il male sembra aver detto l’ultima parola, egli scopre le carte: il vincitore è lui! Dopo avere decodificato il linguaggio biblico, il brano rivela il suo genere letterario: non si tratta di un ‘miracolo’ ma di una ‘teofania’ ed è una professione di fede nella divinità di Cristo. Ricordiamo che tutto il vangelo di Marco vuole rispondere alla domanda: “Chi è Gesù?”. Questo è il suo progetto teologico: usando l’immagine oscurità/luce, possiamo dire che Marco ci conduce prima sulla soglia di una basilica, in cui si intravede alla lontana il volto di Gesù nell’abside, poi, avanzando, quel volto diventa più chiaro: nei capitoli 1-8, Gesù raccomanda il silenzio sulla sua persona (il segreto messianico); nei capitoli 8-15 inizia la rivelazione, che culmina nella confessione di Pietro: “Tu sei il Messia!”; dal capitolo 15 in poi abbiamo la rivelazione conclusiva: “Veramente quest’uomo è Figlio di Dio!”.

Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra!

3) I vangeli delle domeniche precedenti ci hanno presentato Gesù come guaritore di malattie; oggi egli ci viene presentato da Marco come dominatore degli elementi naturali, del mare, che nel simbolismo biblico rappresenta il mondo misterioso e ambiguo, a motivo dei suoi abissi, della sua amarezza, del suo fluttuare. Kant vede nel mare un esempio di “sublime dinamico”. Il lago di Tiberiade (gli ebrei lo chiamano pomposamente mare!) è una specie di cratere, a 212 metri sotto il livello del mare; dalle alture circostanti scendono venti e nuvole di alta e bassa pressione, che provocano tempeste improvvise. Gli ebrei, popolo di contadini e pastori, non hanno mai avuto troppa familiarità con il mare; per questo il mare è visto sempre con terrore, come un mostro, un Leviatano che rosicchia la terraferma. Solo Dio può tenerlo a freno, e per assicurare stabilità alla terra, chiude il mare entro rigidi confini (Gb 38,8). Il mare, in questa pagina di Marco, appare come il simbolo del male e della morte. Gesù interviene usando termini personali, ordina al mare come a una persona: “Taci, calmati!”. Gesù non prega Dio, come in altri casi, ma agisce direttamente, rivelandosi così signore della natura, come dirà in seguito: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”.

Il più bel miracolo di Dio è l’uomo vivente

4) I miracoli, che tanto entusiasmavano i nostri padri, oggi ci mettono a disagio; il credente di oggi non crede ‘grazie’ ai miracoli, ma ‘nonostante’ i miracoli. Dove avanza la scienza, sembra ritirarsi il miracolo. Ad alcuni spiace vedere che il progresso esclude Dio a vantaggio della medicina (chi domanda ancora una benedizione contro il mal di denti?), o della meteorologia (chi prega ancora per la pioggia?), o dell’agronomia (chi crede ancora che un buon raccolto è segno della benedizione di Dio?). Una lettura attenta del vangelo mostra che Gesù non ama i miracoli, e in questo brano rimprovera agli apostoli la loro mancanza di fede. Li rimprovera proprio quando gli apostoli lo pregano! Il loro errore è stato quello di ricordarsi di Gesù solo nel pericolo, non hanno capito che Gesù ci può salvare anche dormendo! I racconti del vangelo non vanno letti come se fossero storici nel senso rigoroso. Il vangelo non ci vuole insegnare come vanno i cieli, ma come si va in cielo! Gli evangelisti hanno usato con libertà il materiale di cui disponevano. A quel tempo, ogni personaggio straordinario doveva fare miracoli. La nostra mentalità del resto non è molto diversa: anche noi diciamo che quel medico ci ha salvato la vita, ha fatto un autentico miracolo! I discepoli di Gesù hanno manifestato la loro ammirazione per lui secondo la mentalità del tempo: vedendo dappertutto dei miracoli.

Il vero male: avere paura di Dio!

5) Sembra inverosimile che nel piccolo e tranquillo lago di Galilea si sia scatenata una tempesta, di tale grandezza, che è arrivata al punto di mettere in serio pericolo uomini abituati al mare. Quello che importa capire di questo racconto non è il miracolo, ma il messaggio che viene dato. È normale che gli apostoli abbiano sentito paura in una situazione di pericolo grave. Gesù associa la paura alla mancanza di fede. Per Gesù la mancanza di fede non consiste nell’errore o nell’immoralità, ma nel lasciarsi prendere dalla paura, fino al punto di pensare che, sebbene siamo sulla barca con Gesù, possiamo cacciarci in un grave pericolo. Il male, secondo Gesù, non è l’errore, ma la paura.

6) Come siano andate veramente le cose, noi non lo sapremo mai! La risposta più probabile la possiamo trovare nella nostra esperienza: abbiamo mai provocato tempeste? Soprattutto, abbiamo mai placato litigi, rincuorato gli sfiduciati, trovato le soluzioni giuste? I miracoli non sono una violazione delle leggi di natura, ma i segni di un’energia profonda, che siamo anche noi chiamati a sprigionare, sull’esempio di Gesù: mentre tutti gli apostoli erano terrorizzati, e si ritenevano perduti, egli si è alzato, ha preso il comando, ha salvato l’equipaggio. Anche gli Atti degli apostoli raccontano di un’altra tempesta durata quindici giorni, durante la quale un uomo, Paolo, si è alzato in mezzo al terrore di tutti, ha dato indicazioni giuste, ha salvato i passeggeri (At 27,21). Dio si mostra attraverso l’uomo. Il più bel miracolo di Dio è l’uomo vivente. Non dobbiamo imitare gli apostoli nella loro paura, ma Gesù che salva con il suo coraggio e il suo amore.

Più Provvidenza e meno previdenza!

7) Credere in Cristo significa “camminare sulle acque”, cioè non fare affidamento sugli accorgimenti umani, sulle sottili astuzie della ragione teologica o diplomatica. Gli uomini di chiesa devono camminare preoccupati solo di avere davanti a loro Gesù, a dispetto delle leggi naturali, che sono le leggi del potere, delle garanzie e dei privilegi, da ottenere attraverso concordati con i potenti o la partecipazione al profitto. Questi sono peccati contro la fede, che provocano l’affondamento della chiesa, anche sotto l’apparente splendore. Meno concordati e più concordia! Nella storia, i credenti si sono spesso distinti per la paura: “Deos timor fecit”, già sosteneva il fondatore dell’atomismo Democrito, perciò la nostra vita di credenti è stata spesso segnata dalla ricerca di garanzia. Personalmente sono convinto che noi, più che la ‘verità’, cerchiamo la ‘sicurezza’. Anche noi cattolici abbiamo cercato ormeggi sicuri, golfi tranquilli, protezioni potenti. Perciò è sempre attuale il rimprovero di Gesù: “Perché siete così paurosi?”.

“Faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5)

8) Il vero credente narra cose nuove, non ripete cose antiche. La legge di Dio è un’altra, è nuova, è originale, è vangelo! Le novità di Gesù non sono quelle che prolungano il vecchio, ma quelle che cambiano la qualità della vita: “È stato detto… ma io vi dico!” (Mt 5,22). Il Signore per questo è venuto: per cambiare l’acqua in vino, per consegnarci una novità sorprendente. Voler consolidare l’ordine esistente può essere cosa saggia, ma non è evangelica. Le novità del vangelo puntano verso l’impossibile, che diventa possibile per l’intervento di Dio. Sì, se avessimo fede come un granello di senape, sposteremmo le montagne, faremmo cadere tutti i tiranni, faremmo saltare di gioia gli infelici. Noi abbiamo molta “religione” ma poca “fede”. Ecco perché abbiamo paura! Buona vita!

Parabole di Gesù per il nostro tempo

Un giovane sognò di entrare in un grande negozio. A far da commesso, dietro il bancone c’era un angelo. «Che cosa vendete qui?», chiese il giovane. «Tutto ciò che desidera», rispose cortesemente l’angelo. Il giovane cominciò ad elencare: «Vorrei la fine di tutte le guerre nel mondo, più giustizia per gli sfruttati, tolleranza e generosità verso gli stranieri, più amore nelle famiglie, più lavoro per i disoccupati, più comunione nella comunità e… e…». L’angelo lo interruppe: «Mi dispiace, signore. Lei mi ha frainteso. Noi non vendiamo frutti, noi vendiamo solo semi!».

Morale. Il Regno è sempre un inizio, un seme, un fermento. Un seme è un miracolo. Anche l’albero più grande nasce da un seme piccolissimo. La tua anima è un giardino in cui sono seminate le imprese e i valori più grandi. Li lascerai crescere? (da: Racconti di Bruno Ferrero, LDC).

השּׁרשים הקּדשים Le Sante Radici

Per contatti: francescogaleone@libero.it

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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