FEDE È FIDARSI DI UNA PERSONA

Domenica 23 aprile 2017

FEDE È FIDARSI DI UNA PERSONA

riflessioni pluri-tematiche sul Vangelo della domenica

a cura di Franco Galeone (Gruppo Biblico ebraico-cristiano) השרשים הקדושים

per contatti: francescogaleone@libero.it

 

Il periodo pasquale si distende per l’arco di sette settimane; in queste sette domeniche pasquali è descritta la Chiesa con le sue gioie e i suoi dubbi. In questa presentazione della Chiesa in espansione, rivestono grande importanza gli Atti degli apostoli, scritti da Luca, autore di questo quinto Vangelo dello Spirito e della Chiesa. Luca descrive la Chiesa primitiva che si costruisce su quattro pilastri: l’insegnamento degli apostoli, la frazione del pane, la preghiera, l’unione fraterna. Oggi viene sottolineata la unione fraterna (κοινωνία-koinonia): a fare comunità cristiana, non basta che si raduni un certo numero di cristiani per celebrare un rito liturgico; occorre l’unione fraterna, e questa non solo nei giorni festivi ma anche in quelli feriali. Cristiani a 360 gradi!

Non essere più incredulo!

L’episodio è stato scelto dall’evangelista Giovanni con l’evidente intento di ammaestrare i credenti: imparare a vedere Cristo solo con gli occhi della fede. Il brano evangelico di oggi è dedicato a Tommaso, che rappresenta tutti noi che facciamo fatica a credere. Cristo è paziente con noi; non dobbiamo scoraggiarci dei nostri dubbi, dobbiamo sempre rifiutare ogni teologia e pedagogia della violenza: Ogni forma di violenza usata nel campo della religione e dell’educazione è illegale e immorale, anche a fin di bene (A. Rosmini).

Ci troviamo davanti a una scena tra le più efficaci del Vangelo: notare la pervicacia arrogante dei tre Se non … cui corrispondono con affettuosa ironia i tre imperativi di Cristo: Metti … guarda … tocca…  Quindi, ansie, dubbi, problemi … non devono scoraggiare; gli stessi problemi possono diventare una risorsa e una energia; il filosofo del dubbio Cartesio andò a Loreto in pellegrinaggio a ringraziare la Vergine per avergli ispirato il metodo del dubbio. Anche Giovanni della Croce, nella sua Notte oscura, scrive che una certa disperazione avvicina alla perfezione; lo stesso Gesù raggiunse il massimo della gloria dopo avere vissuto l’esperienza del processo e della morte; quel suo umanissimo grido Perché mi hai abbandonato? esprime  da un lato lo smarrimento di ogni certezza, dall’altro l’abbandono filiale all’Onnipotenza del Padre: Nelle tue mani consegno il mio spirito.

Tommaso: il primo protestante e il positivista irriducibile!

Oggi la Chiesa ci offre un’altra occasione per convertirci alla gioia della risurrezione; per questo ha scelto il diffidente, l’irriducibile, l’incredulo Tommaso. Tommaso è un vero uomo moderno: un neopositivista che crede solo a ciò che tocca. Il suo metodo è la verificabilità. Per lui, il peggio è sempre la cosa più certa. Tommaso è il primo dei protestanti. Diventando un protestante si è preparato ad essere un buon cattolico. Fosse stato un conformista, sarebbe diventato un mediocre cattolico. Mai avrebbe potuto dire: Mio Signore e mio Dio! Gli apostoli erano irritati per la sua testardaggine e volentieri lo avrebbero malmenato per costringerlo a credere (il metodo della violenza, che nei secoli avrà sempre tanti seguaci!). Ma Cristo amava Tommaso. Lo ha difeso, lo ha chiamato vicino a sé: Tommaso, fa’ quello che vuoi. E Tommaso è caduto in ginocchio: Mio Signore e mio Dio! Un vero grido di amore; nessun altro apostolo aveva mai chiamato Gesù Mio Dio. Proprio da questo Tommaso, dubitante e violento, Cristo ha ricevuto un grande atto di fede e di amore. Questo fa il Signore: trasforma le nostre colpe, i nostri dubbi, le nostre disperazioni … in felici ricordi, in gridi di amore.

Fede adulta è tollerare le oscurità

Avere fede è convivere con le oscurità. Il bambino vede tutto bianco o tutto nero. Ma la realtà non è mai così. La fede è sempre una mescolanza di luce e di oscurità. Ci sono delle ragioni serie per credere, ma ci sono anche ragioni serie per dubitare. L’uomo ha tante perfezioni per mostrare che è l’immagine di Dio, e tanti difetti per mostrare che ne é soltanto l’immagine. Perciò, è giusto, è utile per noi che Dio sia in parte nascosto (velato) e in parte manifesto (rivelato), poiché per l’uomo è ugualmente pericoloso conoscere Dio senza conoscere la sua miseria, e conoscere la sua miseria senza conoscere Dio. Se non hai mai avuto dubbi di fede, è perché non hai mai riflettuto! Il momento in cui credi di per­dere la fede, ecco il momento in cui cominci ad averla veramente, ecco il momento in cui smetti di credere in te e cominci a dare fiducia ad un Altro. La fede non è un elenco di verità, ma una Persona cui affidarsi. Fede è dire Amèn! La fede non è un patrimonio ereditato, un tranquillante prodotto, un pacifico possesso, ma un faticoso processo verso la Verità. Fede adulta è mancanza di prove.

Come quando diciamo speranza, è implicito che ci manca la cosa sperata, così quando diciamo fede sottintendiamo la mancanza di prove. Per qualcuno, avere molte prove significa avere molta fede. È invece esattamente l’opposto: prove e fede sono inversamente proporzionali. La fede rassicurante ha bisogno di avere Dio dalla propria parte. La fede biblica si preoccupa di stare ogni giorno dalla parte di Dio: non  Dio con noi (Got mit uns: lo credevano i nazisti!) ma noi con Dio.

Essere onesti, come Tommaso

Molti di noi non hanno mai litigato con Dio, non gli hanno mai detto: Mi hai deluso, o forse io ti ho deluso. Il mio cuore è pieno di dolore, e oggi non so più credere in te. Addormentati in cieco rifiuto o in una fedeltà insignificante, attraversiamo così come sonnambuli i giorni della nostra vita. Essere onesti con Dio vuol dire provare la gioia di sentire la fede crescere, o il dolore di vedere la fede diminuire come un fiume, che si ritira e lascia in secco la nostra anima. Essere onesti con Dio significa avere dubbi; la fede non è il tesoro che si sotterra perché non ci venga rubato, ma è il tesoro messo a rischio perché aumenti. Essere dalla parte di Tommaso significa soffrire della nostra incredulità, litigare con Dio, per poter un giorno anche noi esclamare Mio Signore e mio Dio! Da questo racconto risulta che Gesù comprende le nostre difficoltà a credere. E se le superiamo, egli ci elogia. Mi ha sempre suscitato una profonda impressione questa lettera di un ebreo morto nel ghetto di Varsavia, dandosi fuoco con la benzina nel 1943:

Qualche cosa di molto sorprendente accade oggi nel mondo: Dio non ascolta coloro che lo invocano! Stando così le cose, io naturalmente non aspetto un miraco­lo. Egli mi tratti pure con la stessa indifferenza che ha mostrato a milioni di altri ebrei come me; io non sono una eccezione alla rego­la, e non pretendo che Egli mi conceda un’attenzione partico­lare; io non cercherò di salvarmi, non tenterò di fuggire da qui. Preparerò il lavoro bagnando i miei abiti di benzina; le botti­glie di benzina mi sono care come il vino lo è a chi si ubriaca; appena avrò versato l’ultima bottiglia sui miei abiti, metterò que­sta mia lettera nella bottiglia vuota e la nasconderò fra le pie­tre. Se qualcuno più tardi la troverà, potrà forse capire i sentimenti di un ebreo, di uno di questi milioni di ebrei che sono morti: un ebreo abbandonato dal Dio a cui credeva tanto in­tensamente. Io credo al Dio di Israele, anche se egli ha fatto di tutto per spezzare la mia fede in Lui. Io mi piego davanti alla sua grandez­za, ma non bacerò il bastone che mi infligge il castigo. Muoio sereno, ma non soddisfatto; da uomo abbattuto ma non disperato; credente ma non supplicante; amando Dio an­che quando mi ha respinto. Io l’ho amato, lo amavo, lo amo ancora, anche se mi ha torturato fino alla morte, mi ha ridotto alla vergogna. Ti amerò sempre, anche se non vuoi. E queste sono le mie ultime parole, mio Dio di collera: Tu hai tentato di tutto per farmi cadere nel dub­bio, ma  tu non riuscirai a far sì che io ti rinneghi.  BUONA VITA!

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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