Grazzanise, studio su sant’Antonio Abbate direttamente dal Cairo

 

di Giovanna Pezzera

Non si può non condividere un ritaglio di uno studio sulla festa di Sant’Antonio Abate,  padre del  monachesimo, inviato da padre Antonio Raimondo, direttamente da Il Cairo. ‘Nato nel 251 lungo le sponde del Nilo, Antonios, figlio di genitori benestanti, verso i 18 anni, rimasto orfano di entrambi i genitori, seguì alla lettera l’invito di una pagina del Vangelo, vendette tutto e lo distribuì ai poveri. Una risposta a come il culto e la devozione a S. Antonio Abate siano arrivati in Italia, e soprattutto nel Sud, potrebbe venire dagli affreschi dell’Abbazia Benedettina di Sant’Angelo in Formis che risalgono al 1100, epoca in cui il culto cominciò a diffondersi in Occidente. Sotto il porticato della basilica ci sono quattro formelle, due a destra e due a sinistra del portone principale, in cui appare chiara la figura del Santo, immagini che ne richiamano alcuni momenti della vita. Rinomati sono i festeggiamenti in onore del Santo che gli vengono tributati dagli abitanti di Macerata Campana. Un approfondito esame delle simbologia legata ai ‘carri’ che durante i festeggiamenti movimentano le strade del paese e quindi le analogie con la Terra in cui svolge la sua missione: In Egitto e nella diaspora, le chiese dedicate a Sant’Antonio non oltrepassano la decina. In queste, ma soprattutto nel suo Monastero del Mar Rosso, si celebra una solenne liturgia in memoria del santo senza alcuna manifestazione folcloristica. Nei giorni di vacanza nazionale, il monastero registra un impressionante afflusso di pellegrini, attratti dalla fama del santo, dalla sacralità del luogo, dalla santità dei monaci che fino a oggi continuano a vivere l’ideale monastico del loro Fondatore. Un altro legame tra Oriente e Occidente sotto il patrocinio di Sant’Antonio. E non potrebbe essere dichiarato anche il patrono del mare che bagna le due sponde, il Mediterraneo? Un tempo l’effigie di Sant’Antonio era esposta dietro la porta della stalla. Quando un animale si ammalava nella fattoria, mia madre –ricorda il missionario- lo pregava così: “Faccia nera guariscilo tu”. Fu proprio questo particolare appellativo di  “faccia nera” o meglio bruna, ad aprirmi la strada per collegare Sant’Antonio dove è nato e vissuto, col culto di questo santo tanto diffuso nelle nostre contrade. A Grazzanise, la mia terra, in varie parti del comune si accendono falò, benedetti dal parroco’ –ricorda padre Antonio- ed il suo studio continua, ricco di analogie e con una dovizia di particolari interessantissimi.  

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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