INCIDENTI MORTALI

SANTA MARIA CAPUA VETERE. Alla guida sotto l’effetto di sostanze
stupefacenti ed al cellulare travolse ed uccise un 27enne. Sembra un
racconto di una notte di follia irreale, eppure è ciò che è avvenuto,
il
18 ottobre del 2018, ad un 42enne, originario di Arpaia, che nonostante
abbia spezzato la vita di un giovane infrangendo numerosi articoli del
codice stradale, è stato scarcerato nell’udienza processuale del 6
agosto 2019, a seguito dell’accoglimento dell’istanza presentata dal
suo
avvocato al Giudice dell’Udienza preliminare. Il provvedimento
giuridico
comporta, in questo caso, gli arresti domiciliari. Nel 2008 l’uomo
aveva
già ucciso una persona mentre si trovava al volante.
Un caso che ha scatenato l’ira del responsabile di sede Aversa ed agro
aversano dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada –
Onlus, Biagio Ciaramella: “E’ davvero vergognoso pensare che un uomo
con
questi precedenti ottenga così facilmente la libertà. Siamo in un paese
dove non esistono pene e il messaggio che passa è che chiunque può fare
ciò che vuole, tanto non sarà mai veramente punito. Chi paga sempre
sono
le vittime e le rispettive famiglie, condannate all’ergastolo del
dolore. In quanto associazione siamo sempre vicini a chi soffre –
afferma -. Questo verdetto rischia di diventare l’ennesimo sbaglio di
una realtà dove non esiste giustizia”. Il padre di Luigi Ciaramella,
che
il prossimo ottobre, proprio presso il Tribunale di Santa Maria Capua
Vetere, affronterà una nuova tappa del processo riguardante la
scomparsa
figlio, spiega che “il nostro non è un tentativo di sostituire i
giudici, bensì di evitare che chi ci ha lasciati sulle strade, muoia
due
volte”. L’appello è chiaro: “Ci rivolgiamo alla magistratura ed al
Governo affinché intervengano per fermare questo dramma così
straziante.
Le nostre strade sono, ormai, cimiteri all’aperto. Dobbiamo avere la
forza ed il coraggio di cambiare, tutti insieme, le cose”.
Forte la critica mossa dal presidente dell’A.I.F.V.S. – Onlus, Alberto
Pallotti, che ha commentato: “Ciò che è avvenuto a Santa Maria Capua
Vetere dimostra, per l’ennesima volta, come la giustizia, quando si
parla di vittime della strada, preferisce concedere un certo garantismo
ai colpevoli. Ma cosa può servire per mantenere in carcere un criminale
se non guida sotto l’effetto di sostanze e recidività di omicidio
stradale? Eppure quest’uomo è a piede libero ed in attesa di processo.
Sono meccanismi che il normale cittadino non comprende. Noi vogliamo
evitare che le persone si facciano giustizia da sole, la legge è stata
concepita proprio per questo. Di fronte a simili ingiustizie, non
bastano le parole a raccontare il tormento dei familiari. Le
istituzioni
sono lontane e le famiglie si isolano”. Il veronese ricorda il caso
Italo D’Elisa, ucciso con tre colpi di pistola il 1° febbraio del 2017
da Fabio Di Lello per vendicare la morte della moglie Roberta
Smargiassi
(investita ed uccisa dalla vittima) e che è stato condannato a 20 anni
di reclusione a seguito del verdetto dello scorso luglio emesso dalla
Suprema Corte di Cassazione: “Sono molto convinto che in un sistema
dove
la giustizia funziona, la vendetta non avrebbe senso. Dobbiamo evitare
che ciò accada. Va creato un tavolo con tutte le parti sociali
coinvolte, perché così non funziona. La giustizia non esiste in Italia,
le morti sulla strada sono in netta ripresa. Il sistema sta
collassando”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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