INGIUSTIZIA E’ FATTA

di Raffaele CARDILLO

TricolorePartendo dall’assioma che le sentenze vadano rispettate, riteniamo di non essere d’accordo su quella emessa dalla Corte d’Appello di Roma che la reputiamo allucinante circa la morte, o potremmo dire assassinio, di Stefano Cucchi, che ha voluto con un colpo di spugna assolvere tutti i potenziali imputati per insufficienza di prove.

Il Presidente del Tribunale si è così espresso: il giudice penale deve accertare se vi sono prove sufficienti di responsabilità individuali e in caso contrario si deve assolvere!

Alla luce di queste considerazioni non si può non tener conto che, le predette assoluzioni lascino un po’ l’amaro in bocca, visto che la sentenza di primo grado era stata di tutt’altro avviso.

Almeno a sentire il parere della difesa c’erano prove inconfutabili dell’esistenza di pestaggi e superficialità nelle cure da parte dei sanitari dell’ospedale Pertini, che a riprova delle loro manchevolezze hanno voluto risarcire la famiglia con un maxi-risarcimento di 1.340.000,00 euro, testimonianza che cozza, se mai ce ne fosse bisogno, contro il verdetto assolutorio della Corte.

Quello che più sconvolge sono i comunicati dei sindacati di polizia che, con dichiarazioni lapidarie, hanno rimarcato che quanto accaduto, è la conseguenza di una vita dissoluta tutta dedita ad alcol e droghe e al limite della legalità.

Affermazioni gravissime che non tengono conto dei referti medici che testimoniavano, lesioni ed ecchimosi alle gambe, all’addome, al torace, al viso e ad altre parti del corpo del povero Cucchi, naturalmente frutto di violente percosse.

Una pagina buia della giustizia italiana, e si ha l’impressione che lo Stato voglia autoassolversi e proteggere i suoi servitori degeneri.

Lo sconforto e la disperazione della famiglia sono palesi contro un giudizio che suscita angoscia e costernazione e, diventa sacrosanta la loro rabbiosa richiesta, di conoscere chi è in definitiva il colpevole della morte del loro congiunto.

Un fatto delittuoso di così grossa portata e con prove inoppugnabili e macroscopiche che inchiodano gli esecutori alle loro responsabilità, diventa, purtroppo, irrilevante ai fini della sentenza.

Forse qualcosa ci sfugge o non è debitamente documentato, resta che un giovane anche con le sue colpe, doveva essere protetto da uno Stato che, molte volte dimentica il suo ruolo di tutela di tutti i cittadini, indipendentemente dai loro comportamenti, anche se sono talvolta irrituali.

La giustizia, salvo errore, dovrebbe sempre trionfare a dispetto dei suoi detrattori e da chi vorrebbe sminuirne la portata!

Confidiamo, quindi, che in un futuro molto prossimo, questi eventi non abbiano più a ripetersi e, un cordiale invito a coloro, muniti di camice bianco o divise, che svolgano il loro compito, nel pieno rispetto del mandato loro assegnato senza arbitrii di sorta, con la consapevolezza di non godere particolari licenze e immunità e che lasciarsi andare a facili oltraggi, non sempre capita che questi restino impuniti!

 

 Tricolore

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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