LA PACIFICA INVASIONE DELLO SPIRITO

Domenica di Pentecoste/B – 23 maggio 2021

LA PACIFICA INVASIONE DELLO SPIRITO

Prima lettura: Furono tutti pieni di Spirito (At 2,1). Seconda lettura: Voi non siete più sotto la legge (Gal 5,16). Terza lettura: Lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera (Gv 15,26).

I fenomeni che più impressionano l’uomo – il fuoco, la folgore, il terremoto, il tuono, l’uragano – sono usati dagli autori sacri per raccontare le manifestazioni di Dio (teofanie). Anche per descrivere l’azione dello Spirito, gli evangelisti hanno fatto ricorso a queste immagini e hanno scritto che lo Spirito è soffio di vita (Gn 2,7), pioggia che trasforma il deserto in giardino (Is 32,15; 44,3), forza che ridona vita (Ez 37,1), rombo dal cielo, vento gagliardo, fragore, lingue di fuoco (At 2,1). Immagini tutte che suggeriscono l’idea di una forza grandiosa. Dove giunge lo Spirito, avvengono sempre trasformazioni radicali. Un giorno Geremia, sfiduciato, si chiese: “Può cambiare forse un etiope la sua pelle nera o un leopardo cancellare le sue striature?” (Ger 13,23). Sì, ogni prodigio è possibile là dove irrompe lo Spirito.

Da Mosè a Gesù

Rimaniamo stupiti, leggendo il racconto di Atti 2,1-11, di fronte ai tanti ‘prodigi’ accaduti tutti insieme nel giorno di Pentecoste. Perché Dio ha atteso 50 giorni prima di mandare sui discepoli il suo Spirito? Giovanni scrive che Gesù ha donato il suo Spirito nel momento della sua morte (Gv 19,30); più avanti scrive che lo ha donato il giorno della Risurrezione (Gv 20,22); in Atti leggiamo che lo Spirito venne effuso 50 giorni dopo la Risurrezione. Perché queste contraddizioni? Giovanni vuole insegnare che lo Spirito è dono del Signore morto e risorto. Luca invece, scrivendo che lo Spirito era sceso nel giorno di Pentecoste, vuole insegnare che lo Spirito nuovo ha sostituito l’antica Legge, che Gesù ha preso il posto di Mosè. I rabbini dicevano che sul Sinai le parole di Dio avevano la forma di 70 lingue di fuoco, per indicare che la Toràh era per tutti i popoli (che allora si credeva fossero appunto 70). Non contraddizioni ma spiegazioni diverse. Luca, scrivendo dello Spirito, non poteva che fare riferimento alle immagini in uso allora. L’evento del Sinai va collegato a quello di Gerusalemme: alle dodici tribù corrispondono i dodici apostoli, fuoco e vento manifestano la presenza di Dio, viene data la nuova Legge dell’Alleanza, non a un solo popolo, ma a tutti, e viene scritta non nella carne (circoncisione) ma nello spirito (conversione). Tutta la vita del cristiano è sotto il segno dello Spirito, che abbiamo ricevuto nel battesimo e nella cresima, la nostra Pentecoste.

Lo Spirito: il Dio ignoto?

Pentecoste: il compleanno della chiesa, come ci ricorda anche un bell’inno di Manzoni, forse il suo più bello. Se ci è facile parlare di Dio-Figlio, ci è difficile parlare di Dio-Padre, e ci è difficilissimo parlare di Dio-Spirito, perché lui è spirito, santità, amore … e noi siamo materia, peccato, egoismo … Anche per noi forse si ripete quanto accadde a Paolo parlando agli efesini: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo» (At 19,1). Per molti cristiani, lo Spirito è quel “Dio ignoto”, la cui statua Paolo trovò nell’Areòpago di Atene (At 17,22). Proviamo a parlarne, con molto pudore. Non si parla “dello” Spirito come di un’inutile chiacchiera; si parla “allo” Spirito come ad una persona viva. Soprattutto si prega, si adora, si tace! Impariamo almeno oggi a riconoscere questo Spirito creatore, che volteggiava sulle acque:

▪ la terra era senza forme e senza vita; lo Spirito ha fatto sorgere mille vestigia, mille immagini, mille somiglianze con Dio. Dio era sconosciuto, invisibile, e lo Spirito lo ha manifestato nella creazione di tutti questi esseri pieni di significato. Lo Spirito, soffiando sull’argilla, ha creato l’uomo e ha popolato questa nostra terra di persone care, di volti amici;

▪ è ancora lo Spirito che ha parlato per mezzo dei profeti, poveri uomini presi di mezzo agli uomini, labbra impure come Isaia, lingue balbettanti come Geremia, cuori pessimisti come Giobbe, cocciuti nel sottrarsi alle missioni di Dio come Giona … ma basta che il suo carbone ardente tocchi le loro labbra perché ardano; basta che la sua ispirazione li commuova perché non possano fare a meno di parlare;

▪ e poi, la più bella opera dello Spirito, l’Incarnazione. “Et incarnatus est de Spiritu Sancto”. Con Maria, il segnale è dato, lo Spirito comincia il suo segreto lavoro d’amore: Elisabetta la sterile partorisce, Zaccaria l’incredulo profetizza, il vecchio Simeone non teme più la morte …;

▪ e infine, Gesù: finalmente un uomo compie il bene, ripara il male, porta buone notizie. Quale gioia al pensiero che questo onnipotente Spirito è all’opera dappertutto! Credenti e increduli, fedeli e infedeli, nessuno sfugge al suo influsso. Egli illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Dalla sua pienezza tutti abbiamo ricevuto;

▪ abbiamo contemplato questo Spirito all’opera ieri, negli altri. E oggi? Anche oggi è sempre in movimento con le sue ispirazioni; per esempio, in quell’uomo che chiede perdono e anche in noi, quando sentiamo la voglia di pregare o di sorridere, la nostalgia di pulito o di perdono, il desiderio del bene e della generosità … è Lui, è lo Spirito, che ci attira verso le altezze della grazia! Per comprendere quanto lo Spirito sia necessario, basterà riflettere su questi pensieri di Atenagora: “Senza lo Spirito, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo una lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’Autorità un potere, la Missione una propaganda, il Culto un arcaismo, l’Agire morale un agire da schiavi”. Buona vita!

Parabole di Gesù per il nostro tempo.

Un ladro arrivò alla porta del Cielo e cominciò a bussare: «Aprite!». Il profeta Elia udì il fracasso e si affacciò alla porta. «Chi è là?». «Io». «E chi sei tu?». «Un ladro. Fammi entrare in Cielo». «Neanche per sogno. Qui non c’è posto per un ladro». «E chi sei tu per impedirmi di entrare?». «Sono il profeta Elia!». «Ti conosco! Tu sei quello che per paura è fuggito davanti alle minacce di una donna. Io so tutto, amico!». Rosso di vergogna, Elia si ritirò e corse a cercare il re Davide: «Davide, va’ tu a parlare con quel tale alla porta!». Davide mise la testa fuori della porta: «Chi è là?». «Sono io, il ladro. Fammi entrare in Cielo». «Qui non c’è posto per i ladri!». «E chi sei tu che non vuoi farmi entrare?». «Io sono il re Davide!». «Ah, Davide! Tu sei quello che ha tradito la moglie e ha preso la moglie di Uria. E adesso sei anche in paradiso!». Davide arrossì, si ritirò confuso e raccontò tutto a Elia: «Dobbiamo mandare alla porta Mosè. Lui è l’amico fedele di Dio!». Mosè si affacciò alla porta. «Chi è là?». «Sono io, il ladro. Lasciami entrare in Cielo». «Puoi bussare fin che vuoi, ladro. Per i peccatori come te qui non c’è posto!». «E chi sei tu, che non mi lasci entrare?». «Io sono l’amico di Dio, Mosè». «Ah! E perché hai ingannato gli uomini? Tu hai scritto nella Toràh che Dio è paziente, grande nell’amore, misericordioso. Se tu non mi trovi subito un posto in Cielo, torno immediatamente sulla Terra e racconto a tutti che hai scritto bugie nella Toràh!».

Morale: Misericordia io voglio e non sacrifici! (da: Racconti di Bruno Ferrero, LDC).

השׁרשים הקדשים = Le Sante Radici

Per contatti: francescogaleone@libero.it

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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