MAGICA SERATA A BORGO SASSO CON IL MAESTRO DE MARCO

MAGICA SERATA A BORGO SASSO: SI È DISCUSSO DI ‘EMIGRAZIONE E IMMIGRAZIONE TRA STORIA E ARTE’ ED È STATO PRESENTATO IL C.D. “OCEANO”

De Marco pubblico

De Marco ospitidi Paolo Pozzuoli
“Al di là dell’Oceano”, un miraggio! “Al di là dell’Oceano”, la speranza di una vita migliore! “Al di là dell’Oceano”, l’auspicio di realizzare un sogno! In epoca non sospetta, siamo stati etichettati come ‘popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori’. Ed in massa, a cominciare dal nord, abbiamo esportato ‘braccia’. A decorrere dagli ultimi anni, in fuga sono i ‘cervelli’. Storie vere, storie toccanti, storie che celano tanti volti e dagli altrettanti risvolti, arricchite di ammennicoli man mano che venivano trasmesse e raccontate, quadri disperati. Successivamente, in prima persona, abbiamo vissuto le migrazioni verso le Americhe. La maggior parte di chi ha raggiunto il Nord, vuoi attraverso il cosiddetto ‘atto di richiamo’ da parte di familiari, vuoi contraendo matrimonio con persone residenti (… in proposito, ricordiamo che, contemporaneamente, venivano effettuate due celebrazioni religiose – l’una, qui, nel paese di residenza dello sposo, l’altra, là, in USA, dove risiedeva la sposa – caratterizzate da una particolarità: sia lo sposo che la sposa venivano sostituiti da familiari, in possesso di ‘procura’), ha avuto fortuna; viceversa, quanti di nostra conoscenza optarono per il Sud America, pur lavorando sodo, persero tutto (… non c’era ombra all’orizzonte degli antenati degli … scafisti) e riuscirono a ritornare grazie all’aiuto economico dei familiari (… e non sono pochi quelli che fruiscono di pensione sociale). Ancora, a partire dalla fine degli anni cinquanta, l’accesso ed il soggiorno nei Paesi dell’Europa occidentale era disciplinato dal possesso del passaporto e da un contratto di lavoro. Da noi, nello stesso periodo, si è registrato l’arrivo dei primi immigrati, detti profughi, riusciti a scampare alle persecuzioni per lo più politiche, etniche, razziali (… venivano ospitati a Capua, presso il ‘campo profughi’, in attesa di proseguire per il Canada o gli USA; avevano la ‘libera uscita’ soltanto nel pomeriggio della domenica (… potevano fruire di una deroga coloro che erano iscritti e frequentavano regolarmente gli istituti scolastici); ricordiamo, in proposito, un ospite ‘di lusso’, gran bel calciatore, scoperto per caso: Bait il suo cognome, mancino naturale, filiforme, dal tiro al fulmicotone; la domenica pomeriggio era atteso con ansia e, sebbene gli sia stata sempre negata la partecipazione ai programmati allenamenti settimanali, non si risparmiava mai; e veniva sempre giudicato il migliore in campo). A partire dall’ultimo quinquennio o giù di lì, assistiamo ad un nuovo fenomeno: il mare Mediterraneo, più famelico del surrogato Oceano per le decine e decine di migranti inghiottiti, barconi ‘carichi di umanità dolente’ che fugge dalla fame, da condizioni di vita miserrima, da violenze di ogni tipo, messi da parte i bastimenti, vengono lasciati alla deriva. È una nuova galassia, poco o nulla incline ad osservare le norme che regolano il Paese ospitante. Vengono soccorsi, accolti, ma criticano, contestano, manifestano, minacciano, inveiscono, pretendono, si ribellano, impugnano e quindi rifiutano le residenze loro assegnate. E allora diciamo subito che Sasso, il meraviglioso Borgo incastonato in una natura incontaminata, isola felice della Comunità montana ‘Monte Maggiore’, lontano, lontano da centri urbani e fonti di attrazione sociale, sarà certamente scartato a priori laddove a qualcuno dovesse balenare per la mente di inserirlo fra le località ospitanti. È questo uno scenario destinato ad essere goduto dai fortunati residenti e ad ospitare eventi speciali. Borgo Sasso – mi sia consentita una digressione che mi porta indietro, molto indietro nel tempo – mi fa tornare alla mente la bellissima poesia di Aldo Palazzeschi: Rio Bo. Un paese piccolissimo, che più piccolo non si può, un punto, forse un esiguo, minuscolo, invisibile punto sul mappamondo, che ha però un privilegio unico: fa innamorare una stella. Perde ogni confronto la ‘città’. Non ce n’è una che può vantarsi di avere una stella innamorata! Ecco, Borgo Sasso – ha il grandissimo pregio di essere unico – l’altra sera, nella Piazzetta dedicata a S. Biagio, in occasione del Convegno ‘Emigrazione e Immigrazione tra Storia e Arte’ e della presentazione del C.D. ‘OCEANO’, veniva illuminato da una bianca luna crescente che è stata lì, in alto, a vigilare fino all’ultima nota musicale emessa dal violino di Alfredo Tescione, dalla batteria di Domenico De Marco e dalle fisarmoniche del prof. Pasquale De Marco e di Filomena Friello e Luisamaria De Marco. In perfetta sintonia con la luna, il suono delle campane della parrocchia che intonavano l’Ave Maria dava il via al convegno. Si levavano altre note: dall’ “OCEANO”, chiuso nell’omonimo C.D., rappresentato in copertina dalle ‘onde’, ‘immagine concreta della musica all’interno, perfetto movimento della fisarmonica’. Le onde, terza opera di copertina – le prime due sono state realizzate per gli Avion Travel e gli Almamegretta – di Antonio Biasiucci, maestro della fotografia contemporanea, ripartono dal C.D. e dalla fisarmonica per ritornare al mare dopo aver attraversato la Piazzetta e la sottostante piana. E l’evento, condotto dalla presidente della Pro-loco, dott.ssa Caterina Coletta – ha illustrato il fine (… promozione delle attività culturali e territoriali recuperando antiche tradizioni di questi nostri borghi che fanno da corona a Castel di Sasso) – dell’associazione, è entrato nel vivo con l’intervento del dr. Domenico Ragozzino. Il quale, dopo aver toccato il grande tema dell’emigrazione, ha evidenziato le radici – proprio qui a Sasso – del prof. Pasquale De Marco, ne ha messo in risalto i grandi meriti che spaziano dall’aver avvicinato alla musica tanti giovani del territorio guidandoli nel mondo in giro per concerti, alla realizzazione del C.D. ‘OCEANO’ che, assieme alla musica, proietta oltre le immagini più belle del nostro territorio. Diversi e antitetici l’approccio ed il rapporto tenuto dal prof. Pasquale De Marco e la dott.ssa Annarosa D’Avino ed il Paese straniero dove hanno soggiornato. Il primo – ancora così entusiasta dell’esperienza tedesca, soffrendo di nostalgia per la ‘patria adottiva’ (… vogliamo ricordare che, appassionatosi alla fisarmonica già a sei anni ed al seguito della famiglia in Germania, gli toccò andare a lezione dal maestro Artur Trummer cui serba tanta gratitudine), le dedica il brano Kostanza mia – ha esordito dicendo che “fra le tante cose fatte nella mia carriera musicale, questa di stasera è la più bella e la più sentita anche perché mi ripaga di tutte le amarezze subite nel mio comune di nascita dove spesso ‘tirare pietre’ è una vecchia e sfortunata consuetudine: anche S. Alfonso ne sa qualcosa”; l’altra, confidato di sentirsi emozionata nell’ascoltare Kostanza mia, sottolineata la peculiarità di Pasquale De Marco (‘ha girato il mondo ma è partito da qui e della sua condizione di emigrante ha fatto la sua arte’) che riesce ad amare con lo stesso spirito le due Patrie, ‘totalmente in contrasto con il suo vissuto’, ha chiaramente palesato ‘di non aver mai amato il Paese straniero – che pur le ha dato i natali – cagione di una lunga separazione dai genitori’; ha quindi concluso con un cenno al Patriota concittadino Decio Coletti, emigrato per motivi politici, il ricordo del bisnonno, frutto di racconti fantastici, uno dei pochi superstiti del naufragio della nave sulla quale si era imbarcato alla volta dell’ “America” e l’emozione di aver letto i documenti che hanno portato alla luce questa drammatica e commovente storia. È quindi intervenuta la dott.ssa Maria Biasiucci, medico-anestesista, ‘allieva non facile del maestro De Marco, musicista straordinario, uomo speciale, uno impegnato a fare cose buone, dalla capacità di carattere eccezionale, che l’ha fatta innamorare del Fausto, sensibilmente originale nel suo susseguirsi, incalzante di melodie diverse, quasi dissonanti, a voler significare una storia, triste prima, felice dopo, ma sempre difficile; insomma, pezzo impegnativo nella composizione, nella realizzazione, nell’ascolto e che, con quel tocco di campana finale, ricorda la sua umiltà, la sua magnifica umiltà che lo rende ancora più grande. Appassionante ed esaltante la relazione di don Agostino Secondino, sacerdote, docente, scrittore, poeta, psicologo. Ha asserito che “le parole e le note musicali espresse nel C.D. ‘OCEANO’ dal maestro Pasquale De Marco e dagli altri autori hanno una forza magnetica che affiora dalla nostra terra contadina; ascoltando con il cuore aperto questo C.D. ci sentiremo più uniti, più spronati a imitare i nostri conterranei famosi come Decio Coletti ed i nostri emigrati che vivono in tante parti del mondo”. L’artista Antonio Biasiucci è rimasto colpito da una sorta di verità, di autenticità nell’ascoltare i concerti di Pasquale, ha notato una semplicità di fondo nella presentazione del disco ed ha infine affermato che ai concerti cui ha assistito ci sono state persone che hanno ballato meno ed altre di più; ma, le persone devono comunque abbracciarsi per apprezzare questi suoni. Un monologo sottile, un siparietto semiserio l’intervento del dr. Giovanni Simeone, showman nato, fine intrattenitore prestato alla medicina, immediatamente prima dei ringraziamenti a chi si è adoperato per aver rinnovato questo Borgo perché ci ha fatto ritrovare la memoria storica, l’ “OCEANO” è qualcosa su cui riflettere e amare la gente e Pasquale ha fatto una cosa importante: a dare la medicina che supera le distanze. Del sindaco, dr. Francesco Coletta, l’intervento finale nel corso del quale ha puntualizzato che il C.D. “OCEANO” non è nato per ragioni di mercato, ma dall’amore. Quindi un’attenta e precisa osservazione sulla storia delle migrazioni. La serata è poi continuata e conclusa con il concerto “Al di là dell’Oceano”, nella cui conduzione si è brillantemente disimpegnata (… non deve cercare altrove, ha finalmente trovato ciò che farà da grande!) la prof.ssa Giuseppina Ragozzino che ha presentato gli artisti (prof. Pasquale De Marco, Filomena Friello e Luisa Maria De Marco alla fisarmonica, Alfredo Tescione al violino, Domenico De Marco alla batteria, e i Cantanti Cristina Pucci e Giuseppe Matarazzo) e descritto i brani nel contesto in sono stati realizzati dagli autori, al numeroso e interessato pubblico presente nella Piazzetta. Eseguiti – in primis – l’Inno Nazionale e l’inno locale ‘Sasso’, affidato a Cristina Pucci, dalla voce dolce e vellutata: una voce che si commenta da sola. Ancora: Oceano, Santa Lucia luntana, Giorno di festa (cantata da Giuseppe Matarazzo, giovane motivato che ha fatto della canzone una ragione di vita), Cuore e fisarmonica, Mamma mia dammi 100 lire (cantata da Cristina Pucci), Kostanza mia (cantata da Giuseppe Matarazzo), Emigrata, Il bacio (cantata da Cristina Pucci), Czardas. Menzione a parte per <‘A . Composta di getto dal dr. Giovanni Simeone, quando giovane medico fu chiamato a sostituire l’esimio dr. Carusone. Dai pochi elementi stuzzicanti (i lunghi discorsi che intercorrevano fra le signore da una finestra all’altra, la domanda ricorrente (dottò che ddite ‘e ‘nu bicchieriello?) dopo aver redatto una ricetta, il legame viscerale alla terra natia è tale che da far rifiutare alla “tregliaiola”, ragazza di umile famiglia, il matrimonio con un facoltoso signore) è venuto alla luce uno dei componimenti più belli mai scritti. Qui, ‘A tregliaiola poteva soltanto essere recitata: magicamente interpretata da Cristina Pucci e Giovanni Simeone è stata particolarmente apprezzata ed applaudita a scena aperta. Il sipario sulla manifestazione è calato dopo la degustazione di uno squisito primo preparato dagli chef del ristorante ”Il borgo” e i prelibati bocconcini di mozzarella del caseificio ‘la baronia’.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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