Napoli -“Risonanza interiore” di Mattia Fiore
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 Venerdì 18 marzo alle ore 17.00 si inaugura presso la sala Carlo V di Castel Nuovo, piazza Municipio, la mostra dell’artista Mattia Fiore dal titolo “Risonanza interioreâ€; l’esposizione, il cui allestimento curato da Alessandra Fiore, gode del patrocinio dei Comuni di Napoli e di Caivano, nonché della sponsorizzazione della Unilever, dell’Algida e del CAD.
Alla personale di Fiore, curata e presentata da Carlo Roberto Sciascia, interverrà il dott. Lucia de Cristofaro, direttore di Albatros Magazine. In occasione dell’evento è stato edito un catalogo curato dal dott. Alessandra Fiore.
La mostra proseguirà fino a sabato 26 marzo 2011 con il seguente orario di apertura: 09.00 – 19.00 dal lunedì al sabato (la biglietteria chiude alle ore 18:00). Per ogni informazione: ufficio stampa 349/45 26 786 – addetto stampa A. Parrella 348/64 02 338 – mattiafiore@libero.it – www.mattiafiore.com
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Le risonanze interiori di Mattia Fiore
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di Carlo Roberto Sciascia
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La magia dei sacchi di juta, logori per l’uso e pregni di <sudore>.
Teli di lino pregiato fruscianti e ricchi di candore, di quelli che formavano la parte preziosa dei vecchi corredi della metà dell’Ottocento.
La materia si trova inaspettatamente in primo piano; è nella sua scelta e in quella di tutti i possibili accostamenti con i colori diversi che Mattia Fiore manifesta la propria energia creativa. Un ruvido sacco, un <nobile> lino diventano atti artistici per il maestro e, in questo senso, ne allargano la visione rendendo il campo praticamente proiettato verso infinite soluzioni.
L’evento artistico, svuotato da qualsiasi residuo valore formale, si esaurisce pertanto con l’atto stesso della creazione, offrendo ai materiali impiegati in questo nuovo contesto una fondamentale importanza. Essi, infatti, non più semplici mezzi dei quali l’artista fa uso per esprimere le proprie idee, diventano i veri protagonisti delle sue opere d’arte: le superfici rugose e sfilacciate ai bordi richiamano alla mente sensazioni sofferte e grondanti sudore quelle morbide e delicate rimandano a dolci emozioni e delicate movenze.
L’opera di Mattia Fiore si pone come frutto di ispirazione, che non pretende di essere portatrice di alcuna verità o saggezza, bensì intende semplicemente porre l’attenzione sulle sue <risonanze interiori> per risvegliarle e ravvivarle rendendole universali. Il dipinto diventa così la superficie di proiezione di sentimenti innati nell’uomo e, nel contempo, il mezzo per evocarli; il tutto si evolve sulle sue tele con la spontaneità del caso e/o la fantasia del sogno … perché solo i pensieri e i sentimenti, le emozioni e i turbamenti intimi sono in grado di trasformare una tela in qualcosa di speciale, cioè in quello che si definisce “opera d’arteâ€.
Come uno sciamano, Mattia Fiore non agisce sull’oggetto nella sua dimensione materiale, ma sulla sua essenza energetica nella dimensione spirituale, attivando un processo che potrà stimolare nel fruitore un percorso di lettura personale ed unico. I vortici e le macchie di colore fanno evidente riferimento ad un’impostazione di tipo surrealista laddove le esperienze più profonde della psiche emergono con spontanea casualità , mentre la trascrizione delle sensazioni avviene con un automatismo slegato da qualsiasi intento descrittivo. Il disagio esistenziale dell’artista si fa direttamente materia, impastandosi con colori misti a sabbia, e saltando del tutto ogni passaggio di tipo figurativo.
Mentre Burri con i suoi sacchi manifestava la capacità di trasporre in pura espressione e poesia i più umili frammenti della realtà , Mattia Fiore intraprende un percorso umanistico all’interno dell’opera riuscendo ad organizzare vivi spazi sulla tela in una composizione misurata ed equilibrata anche se sofferta.
Alla tecnica del dripping di Pollock, consistente nel sostituire al pennello le sgocciolature più o meno regolari di colori sintetici puri su tele o cartoni distesi al suolo, Fiore sostituisce una danza sciamanica intrapresa sulle tele stese per terra, amalgamando in un’unica ragnatela di grovigli di segni e di filamenti di colore che sovrappone gli uni agli altri in un apparentemente caotico intreccio di schizzi fluidi e tracce liquide, gocce e colature, posati quasi casualmente.
Nelle sue opere linea, colore, gestualità perdono significato e l’insieme finisce per identificarsi con la stessa condizione di disagio esistenziale, mentre sono esplorate tutte le possibilità espressive della realtà sia esterna all’individuo, sia ad esso insita, sia gli spazi della natura sia la voce interna della psiche. Si crea così un ponte fra le energie spirituali e quelle terrene, ove segni e cromatismi, tracciati con istintiva gestualità , incidono, graffiano, tagliano, feriscono la superficie pittorica velando una realtà incerta, fugacemente avvertita nel sottile gioco degli interventi coloristici, a volte vaporosi, altre compatti, a volte sfrangiati, altre più intensi.
Fiore offre all’intera composizione una personale fluidità tale, che l’effetto prodotto da queste <lacerazioni> si libra sulla superficie della tela in un insieme accattivante dove tutto risulta pervaso da una sorta di valenze, di richiami e di misteriose tracce segniche sospese in un’inquietante dimensione onirica e sognante, ricca di stimoli e di sensazioni e capace di far osservare alll’occhio, di far indagare alla mente, di far percepire al cuore.
Nelle sue opere si attua non la negazione della forma, ma il susseguirsi delle pulsioni e delle emozioni individuali in una libera espressione.
L’artista riesce ad instaurare un dialogo con il proprio inconscio, fatto di proiezioni dell’io che si inseguono in un fluire di colori e di elementi segnici dal contenuto ancestrale ove il <tempo interiore> scandisce la sfera della memoria e realizzano una dimensione spazio temporale che recupera l’anima e la coscienza dell’uomo, mentre emotività ed istinto offrono tonalità e variazioni cromatiche uniche e irrefrenabili.
Misteriosi sono i sentieri della psiche sondati da Mattia Fiore, delineati da fluenti gesti in una <rapsodia di colori> tra scalfitture sovrapposte che riflettono i rimandi del mondo interiore ed ogni frammento stratificante i bagliori dell’io e le vibrazioni dell’anima. E tra i suggestivi segni visivi si intravedono trame intime e personali, tessute in un microcosmo, vivi di echi di elementi spirituali ed emozionali dall’indefinibile spazialità kandinskijana. Un’armonia inafferrabile e arcana sembra sciogliersi nelle note del tempo quando l’inconscio riaffiora e le spinte emotive dell’anima prevalgono di fronte alle convinzioni della ragiona mentre la tela si ammanta di una musicalità diffusa e delicata.
Il maestro Fiore, rifuggendo da quella critica che vuol rapportare il significato e le motivazioni alle pseudo-categorie divulgate anche internazionalmente (art brut, informale, concettuale, ecc.), ricerca una sorta di alfabeto originale e misterioso delle sensazioni di cui, forse, si è smarrita la compiutezza sostanziale; per lui la superficie pittorica diventa il filtro ove si raccolgono tutte le inquietudini ancestrali ma anche quotidiane in uno slancio verso i confini assolutamente liberi e mai definiti della creatività . Le opere, già ricche di per sé per il contenuto psicologico-culturale o, comunque, per il vissuto individuale, accepiscono all’interno dello spazio rappresentativo la passionalità , la tensione ed il disagio diffuso della contemporaneità attraverso la sensibilità dell’artista al di fuori di qualsiasi schema precostituito e contro ogni regola normalmente accettata.
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Mattia Fiore
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Membro dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma, Mattia Fiore ha conseguito il 1° Premio “Henry Moore†all’Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma ed il 2° Premio Internazionale di Pittura “Medusa Auresâ€, organizzato dall’Accademia di Romania in Roma ; gli viene conferito il titolo di Cavaliere accademico dall’Accademia Internazionale “Greci-Marino†del Verbano, che lo ha insignito di medaglia d’oro al merito artistico culturale.
Mattia Fiore è stato scelto dalla Federazione italiana scuole materne nell’ambito di un progetto artistico-didattico realizzato a Ciano d’Enza di Canossa ed incentrato sui seguenti otto importanti artisti e sui loro modi espressivi: Jackson Pollock e la sua azione-colore, Mattia Fiore con le sue macchie fluide, Vincent Van Gogh ed il suo colore–materia, Enrico Baj con l’assemblage, Kazimir Malevic e la forma-colore, Daniele Masacci con il collage-pittage, ancora Enrico Baj e la scultura lignea ed infine Keith Harring e la sua arte stilizzata. L’artista, che ha esposto le sue opere in sedi nazionali ed internazionali di grande importanza artistica, quali Napoli, Roma, Firenze, Arezzo, Milano, Bologna, Barcellona, Londra, Parigi, Praga, S. Pietroburgo, Amsterdam, Kalkis, Benidorn, Montecarlo, Berlino e New York, alcune sue opere sono in esposizione permanente presso il Museo d’Arte Contemporanea di Morcone (BN), il convento della Basilica di S. Francesco di Assisi (PG), la Basilica di Santa Maria della Sanità (NA), la chiesa Abbaziale di S. Maria Maggiore di Montecalvo Irpino (AV), Castel dell’Ovo (NA), il Museo d’Arte Moderna di Capua (CE), l’Head Office di Unilever Italia (Roma) e presso il Duomo di Casertavecchia (CE).
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