Non temere, piccolo gregge!

7 agosto – XIX Domenica TO (C)

Non temere, piccolo gregge!

Prima lettura: Come punisti gli avversari, così ci rendesti gloriosi, chiamandoci a Te (Sap 18, 3). Seconda lettura: Aspettava la città, il cui architetto e costruttore è Dio (Eb 1 1, 1). Terza lettura: Anche voi tenetevi pronti! (Lc 12, 32).

1. La domenica “della vigilanza”. Gesù anche oggi continua a istruire i suoi discepoli. Un insegnamento fondamentale ci è stato consegnato domenica scorsa con la parabola del “ricco stolto”. Oggi il Vangelo ci ricorda che la scelta per Dio avviene qui e ora: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore!”. Vigilanza, quindi, perché l’ora della fine della nostra vita, il momento del ritorno di Gesù, è tutto incerto e certo insieme. Tutto può accadere prima di quanto immaginiamo, ma anche più tardi di quanto pensiamo. Vigilanza, ma non ossessione; occupati, ma non preoccupati; attivi, ma con serenità. Vivere è ‘attendere’, cioè ‘tendere-verso’ qualcosa, meglio, verso Qualcuno. Siamo nel tempo e sulla terra per guadagnarci l’eterno e il cielo. L’alternativa non è o il cielo o la terra, ma è e la terra e il cielo. Il lucido pazzo di Roecken ha proclamato solo una mezza verità: “Restate fedeli alla terra!”. Occorre essere anche fedeli al cielo. La luce del cielo può illuminare anche questa nostra terra; le lampade servono per attendere il Signore, certo, ma anche per non perderci nel gomitolo delle nostre complicazioni. Prima lettura (Sap 18,3.6-9)

2. Agli avvenimenti e ai personaggi più significativi della storia vengono dedicati vie, monumenti, giornate commemorative. Si ricordano gli eroi, gli scopritori, gli scienziati, le date importanti. Si guarda al passato, per non dimenticare ciò che è accaduto. Il passato viene ricordato per capire come agire nel presente. Anche il popolo d’Israele, nei momenti difficili della sua storia, ha ricuperato la fiducia guardando al suo passato. Verificando che il suo Dio lo aveva sempre protetto, affrontava con rinnovato vigore le avversità del presente e guardava con ottimismo al futuro. Israele è un popolo che ama ricordare, fare memoria. Il comportamento di Israele è un invito ai cristiani a fare altrettanto, a «ricordare», quanto Dio ha fatto per noi Vangelo (Lc 12,32-48)

3. l brano inizia con l’esortazione: «Non temere piccolo gregge!» (v.32). I discepoli hanno paura, sanno di essere pochi e deboli di fronte a un mondo ostile. Si spaventano perché il male è forte. Il regno di Dio – assicura Gesù – verrà perché non è opera dell’uomo, è dono del Padre. Che cosa deve fare l’uomo? Semplice, risponde oggi Gesù: “Non diventare schiavi delle cose”. Alla domanda – come non farsi cogliere di sorpresa? – Gesù risponde con tre parabole:

> La prima (vv. 35-38): un signore è uscito per andare a una festa di nozze e ha lasciato a casa i suoi servi. Questi sanno che il padrone tornerà, ma non conoscono l’ora: potrebbe giungere nel bel mezzo della notte o poco prima dell’alba; perciò, essi devono essere pronti ad accoglierlo. Quando e come viene il Signore? Due immagini descrivono in modo efficace il discepolo vigilante: egli ha la cintura ai fianchi e mantiene la lucerna accesa. Non spegne la luce, non mette sulla porta di casa il cartello “Non disturbare, sto dormendo”. Chiunque ha bisogno di lui deve sapere che egli è a completa disposizione. Il discepolo è, dunque, sempre in servizio. Full time! La parabola si conclude con una delle immagini più belle di tutta la Bibbia: beati quei servi che, al ritorno, il padrone troverà vigilanti. Egli si cingerà le vesti, li farà sedere a mensa e passerà a servirli. È la promessa della beatitudine riservata a coloro che sono vigilanti.

> La seconda (v. 39-40): il Signore è paragonato a un ladro che irrompe all’improvviso. Immagine singolare, mai usata prima nel giudaismo, ma che ha avuto fortuna presso i cristiani. È stata ripresa da Paolo: “Voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore!” (1Ts 5,2). L’ha usata anche Pietro: “Il giorno del Signore verrà come un ladro!” (2Pt 3,10) e l’autore dell’Apocalisse: “Se continuate a dormire, verrò come un ladro, all’improvviso!” (Ap 3,3). È strana l’immagine di un Dio che aspetta il momento migliore per cogliere l’uomo di sorpresa e condannarlo. Il significato della parabola non è questo. Non sarebbe più una “lieta notizia” ma una minaccia. L’immagine del ladro ha solo lo scopo di mettere in guardia dal pericolo, di perdere delle opportunità di salvezza che mai più si ripresenteranno.

> La terza parabola (vv. 41-48) viene introdotta come risposta a Pietro che chiede al Signore chi sono coloro che devono mantenersi vigilanti. Tutti – è la risposta – ma specialmente coloro ai quali nella comunità sono stati affidati compiti di responsabilità. Costoro sono chiamati “amministratori”, non padroni. Hanno fra le mani dei beni che non appartengono a loro e dei quali dovranno rendere conto.

4. Il loro ministero può essere svolto in due modi. Possono comportarsi come il servo fedele e saggio che “distribuisce a tempo debito la razione di cibo” a tutta la servitù (v. 42). Ma possono anche agire per vile interesse e farla da padroni sulle persone a loro affidate (1Pt 5,2-3). Luca descrive il comportamento dei servi infedeli con crudo realismo: parla di gente che poltrisce, che sperpera in bagordi e gozzoviglie, che usa toni arroganti e si comporta in modo dispotico. Ha chiaramente presente situazioni incresciose, casi concreti poco esemplari di alcuni responsabili delle sue comunità. Egli li vuole richiamare – con le parole severe del Maestro – a un maggiore senso di responsabilità. Il pericolo che costoro stanno correndo è di ritrovarsi, al termine della loro vita, esclusi, “tagliati fuori” dal gruppo dei discepoli e di venire collocati fra gli infedeli (v. 46). Sono membri eminenti della chiesa, eppure su di loro pende una drammatica e inattesa sentenza: Dio li considera dei falliti. Non vengono – s’intende – condannati all’inferno, ma sarà tragico per loro dover ammettere, quando ormai non potranno più rimediare, che hanno impiegato i doni di Dio nel peggiore dei modi. L’immagine delle bastonate con cui si chiude il brano, riflette un contesto sociale in cui si ricorreva spesso a punizioni severe contro chi non faceva il proprio dovere. Il Signore non punisce nessuno. L’immagine vuole sottolineare quanto è deprecabile il comportamento di queste guide della comunità. Esse si trovano nella condizione privilegiata di chi ha conosciuto meglio degli altri la volontà del Signore e sono ugualmente infedeli. La loro responsabilità è maggiore! Buona vita!

השּׁרשים הקּדשים Le Sante Radici

Per contatti: francescogaleone@libero.it

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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