PERDONARE È SEMPRE UNA VIRTÙ? (Mt 5,38)

Domenica 19 febbraio 2017

… PERDONARE È SEMPRE UNA VIRTÙ? (Mt 5,38)

riflessioni pluri-tematiche sul Vangelo della domenica

a cura del Gruppo Biblico ebraico-cristiano השרשים הקדושים

  1. Dalla lex talions alla lex cordis In continuità con la domenica precedente, Gesù completa la serie delle sue antitesi: E’ stato detto … Ma io vi dico.  Il primo completamento riguarda la nota legge del taglione, formulata in Esodo con l’incisiva immagine dell’occhio per occhio, dente per dente, che nell’originale continua con questo implacabile  elenco: vita per vita, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido (Es 21,23).  Legge del taglione è una locuzione che deriva dal latino ius talionis, pena consistente nell’infliggere al colpevole una lesione (o taglio) uguale a quella provocata. Lo ius talions era già presente nell’antica legge delle Dodici Tavole, ma la prassi è attestata sin dal Codice babilonese di Hammurabi, 1700 anni prima di Cristo. Nella realtà, la morale del taglione era molto attenuata in Israele: l’accomodamento, l’indennizzo, il risarcimento … erano la prassi normale. Spesso calunniata dai cristiani quasi fosse una legge di vendetta, essa è invece un preciso strumento di equilibrio giuridico. Ma Gesù propone al suo discepolo un colpo d’ala, una vigorosa sterzata, per passare dal piano della legge a quello dell’amore: non la vendetta, non la legge, ma l’amore. Con il Vangelo siamo in piena pedagogia della creatività; occorre immaginazione; la carità è un’avventura che ci porta di scoperta in scoperta.
  2. Amare il nemico: una follia per la ragione …        L’amore del prossimo non era del tutto sconosciuto nel mondo antico; anche il saggio cinese Meti, Confucio, Buddha, il rabbino Hillel, il platoneggiante Filone, Odisseo nell’Aiace, Socrate, Seneca, Epitteto … hanno invitato ad amare il prossimo, ma nessuno raggiunge l’altezza eroica di Gesù: nella sua formulazione, nel suo contenuto, nella sua esigenza, Gesù è davvero rivoluzionario! Il suo comandamento è nuovo per l’universalismo orizzontale, nel senso che non conosce confini di razza o di religione; è nuovo per l’estensione verticale, cioè per il suo modello di riferimento: Amatevi come io vi ho amati; è nuovo infine per la motivazione profonda: amare con disinteresse, senza ombra di compenso. Amare il nemico sembra follia per la ragione; questo vuol dire che la nostra salvezza è nella follia, nella follia della croce. Del resto abbiamo sperimentato la legge, e abbiamo constatato che summum ius summa iniuria; abbiamo sperimentato la ragione, e quanti delitti abbiamo commesso in nome della dea Ragione e degli immortali principi. Gesù ci propone un’ultima chance: amare, costruire la civiltà dell’amore. Finché si continuerà ad amare solo la propria squadra, i nostri, e a disprezzare gli altri, i diversi, il mondo resterà un luogo di vendette e di contro-vendette, di guerre sante e di lager.  Questa pagina di Vangelo è davvero la Magna Charta della terza razza umana: la prima fu quella della bestia senza legge, la seconda fu quella dei barbari dirozzati dalla legge, la terza è quella dei veri credenti, che si lasciano guidare dall’amore. E per amore, Gesù non ha scelto la parola eros (amore di sesso) né filia (amore di amicizia) ma agape (amore di benevolenza gratuita).
  3. Perdonare sempre è una virtù?                             L’amore verso i nemici costituisce una fra le più vistose caratteristiche della morale evangelica. Ma, come spesso capita, più alta è la meta indicata, più meschina appare la realizzazione: esisteuna scandalosa discrasia fra ideale e reale, fra volontà volente e volontà voluta. Certo, tanti cristiani, lungo la storia della Chiesa, hanno realizzato la Parola di Cristo, e l’agiografia è piena di gesti di riconciliazione. Ancora oggi, ricordiamo il perdono di Maria Fida Moro, del figlio del giudice Chinnici, del Papa verso il suo attentatore turco … Il Vangelo ha avuto una importanza capitale nell’educazione dei popoli occidentali; molte idee e stimoli, portati avanti da ideologie che pure rifiutano il Cristianesimo, sono nati da una matrice culturale cristiana, che l’Europa lentamente dimentica e perciò declina. Ma la storia cristiana è anche piena di testimonianze negative: l’imperialismo economico, lo sfruttamento del Terzo Mondo, l’industria della guerra e del vizio … sono opera di cristiani e dell’Europa cristiana.

Oggi, parlare di perdono è difficile. Pensate alla millenaria pazienza con cui il mondo femminile ha perdonato (e perdona!) le prepotenze maschili. Un discorso cristiano sul perdono sembra ratificare e perpetuare il sistema dell’ingiustizia. Parlare di perdono come virtù privata, senza rapportarlo ai grandi temi della giustizia, della libertà, del diritto, potrebbe condurre a quello che è avvenuto in passato nelle chiese e nel conventi: i cristiani parlavano di perdono e di amore per il nemico, e intanto preparavano la guerra, organizzavano crociate, roghi e inquisizioni. Si era relegato il Vangelo nel privato, e la storia degli uomini era stata abbandonata alla iniquità della prepotenza. Noi, oggi, non possiamo più accettare questa divisione; non possiamo più consumare nelle delizie della solitudine la Parola di Dio.

Non avremo un’autentica pietà per gli uomini se non comprendiamo la pietà che Dio ha per ciascuno di noi. Perfetti come il Padre: nessuno lo potrà diventare, ma Gesù non ci dice “quanto” ma “come”: non si tratta di quantità ma di qualità, di stile. Come il Padre, che fa sorgere il sole … bello questo Dio solare, luminoso, positivo! Possiamo anche noi fare sorgere un po’ di luce per chi è nel buio. Come il Padre che fa piovere … Se Dio dovesse far sorgere il sole o piovere solo sui giusti, resteremmo tutti al buio e nel deserto! Il nostro sguardo di misericordia per i fratelli non scende dal piedistallo della grandezza del virtuoso: i “virtuosi” offendono, e i “moralisti” umiliano. La nostra misericordia deve nascere dal fatto che ci sentiamo perdonati da Dio. Il cristiano è, infatti, uno che, perdonato da Dio, è capace di perdonare ai fratelli. BUONA VITA!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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