POLITICIZZATI CRONICI.

 di Giuseppe Emerito

Cancello ed Arnone cappella S.Rocco

Questione di feeling recitava una vecchia canzone. Vecchia per gli anni ma tremendamente attuale sotto molti aspetti della vita odierna.

Partiamo da un punto sempre più controverso che è quello della distanza tra la politica ed il popolo. Si, perché questa distanza la possiamo riassumere con una semplice parola ma dai significati molteplici e purtroppo in molti casi turbanti.

La parola è  “ELASTICO”.

Elastico perché nella più banale delle ipotesi possiamo affermare ( ed è concetto ormai comune e risaputo) che il momento in cui le due estremità sono più vicine è quello antecedente il periodo elettorale, con i vari contorni arricchiti dalle sempre verdi promesse, i giuramenti di fedeltà e amicizia perenni e indissolubili. Viceversa, l’ elastico e quindi le due estremità raggiungono la massima lontananza incredibilmente il giorno dopo le elezioni. Ecco il politico raggiungere forme di autostima oltre le quali immagino solo il delirio.  Irrintracciabile, sfuggente, scostante.

In realtà, non è solo questo l’ aspetto negativo su cui ci si interroga, o per meglio dire, non è questo il male maggiore.

La vera distanza tra politica e popolo la possiamo riscontrare, analizzando attentamente i vari lassi di tempo. Gli stessi in cui le estremità sopra citate sono più vicine.

La spiegazione è semplice e decifrabile .

Immaginate due bambini che stanno tra i banchi di scuola e che sia l’ora della ricreazione. Uno ha il panino e l’altro non lo ha ma nel contempo  è bravissimo in matematica e la fortuna  vuole che tra pochi minuti ci sia proprio una verifica di matematica. Quanti di voi scommetterebbero che il bambino che non ha il panino rimanga a digiuno?

La distanza tra politica, o parte di essa, ed il popolo è un gioco d’interesse, fatto di false promesse, di inganni, di agevolazioni sottobanco.

Una promessa oggi, infranta da molteplici questioni, partendo dall’ insoddisfazione generale che regna sovrana e facilmente intuibile in ogni contesto del nostro amato paese.

Una delle questioni, che sempre più si allarga a macchia d’ olio e che forse rappresenta la più grave delle piaghe che ci affliggono, in quanto tocca la salute odierna e futura,  è rappresentata dall’ immondizia.

E’ vero! Noi non siamo Napoli. Non viviamo lo stesso contesto malsano ed enorme che vivono loro in questo momento. Viviamo una problematica piccolissima rispetto alla loro ma non per questo meno importante.

Difatti la rabbia deriva proprio da questo, in quanto un problema meno grande dovrebbe essere risolto con più facilità, ma come spesso (sempre) accade non è cosi…

Provate a fare un giro di sera su via Roma ( l’esempio non vuol dire che sia l’unica strada) e vi assicuro che il problema non vi sembrerà più tanto “piccolino” e sottovalutabile nei fatti e non nelle parole come sta avvenendo.

Il problema c’è, esiste, cresce con cadenza giornaliera e spaventa.

Dove sono gli organi competenti? E’ veramente riconducibile solo ed esclusivamente tutto alla maleducazione del cittadino che  vaga indisturbato per le vie del paese in cerca del posto sicuro e inosservato dove può riporre il suo “maledetto” sacchetto di rifiuti? E’ credibile l’ ipotesi di un paese che trabocca di incuranti, sprezzanti del pericolo, che incombe comunque su di loro e non solo sul resto della comunità?

Certamente non lo è…. Mi “rifiuto” di crederlo !

Credo invece che esista, ed è palesemente provato, che una minoranza di soggetti sia dedita a questa disarmante “passione”, non giustificabile in alcun modo, ma che il problema principale non siano loro, ma di chi, con la sua enorme incompetenza e consentitemi  indifferenza, provata nei fatti, da spunto a queste iniziative personali.

Se la causa di tutto ciò dipende solo dal cittadino, che vive in una sorta di completa anarchia, qualcuno mi spieghi allora perché esistono le istituzioni, perché diamo il nostro voto al politico di turno per rappresentarci all’ interno e all’esterno dei confini nostrani!

Se tutto è riconducibile al comportamento arbitrario del cittadino, il politico a cosa serve?

E’ una domanda ricorrente nei miei pensieri quando scenari del genere mi inquietano, ed inizio a darmi delle risposte del tutto personali, forse maliziose, confortate dalla sempre più grande lontananza delle nuove generazioni e la politica.

Una classe politica che non suscita il minimo interesse nei miei coetanei, alla quale viene preferito persino l’oziare davanti ad un bar, una classe politica che a mio avviso ha fallito, almeno con noi giovani e non credo che questo sia di poco conto!

Chiudo questo pensiero, con un ultimo interrogativo, nato progressivamente nel confronto e nello scambio di vedute con amici, conoscenti e persone che frequentano i miei stessi luoghi, vivono la mia stessa realtà, che come me rincorrono i loro sogni, sofisticati, semplici e differenti dai miei.

Chi è il politico?

Questa domanda può davvero esporsi alle più svariate interpretazioni lasciando sempre allo stesso tempo qualche interrogativo.

Politico viene dalla parola greca polis che significa “città” e sta ad indicare tutti coloro che si occupano del governo della cosa pubblica. Troppo facile a questo punto scartare tale definizione e sostituirla maliziosamente con “politicante” ovvero chi in politica si occupa solo degli affari propri in barba a tutti gli altri ( in questo caso il cittadino).

In verità credo e amo definire i soggetti della politica nostrana “politicizzati”. Non sono politici poiché non rammento alcuna storia politica rilevante in alcuno di loro , ne sono politicanti, vuoi perché non ne hanno le capacità, vuoi perché qualcuno non ne ha nemmeno il tempo e di tanto in tanto poi fa la comparsa per far vedere che respira ancora. Pensandoci bene, qualcuno la strada del politicante la imboccherebbe volentieri ma i tentativi malsani fin qui azzardati sono stati facilmente riconoscibili e purtroppo (per lui) le carte le ha giocate troppo presto.

Sono politicizzati da qualcuno, che ama cucirgli vestiti politici sulla pelle,  mentre questo qualcuno con i suoi scheletri nell’ armadio ( non vestiti) lavora dietro le quinte. Sognano la ribalta, tra favoritismo e ipocrisia ma “i sognatori ci svuotano” citava Tolomeo, devono morire prima di ucciderci con i loro maledetti sogni….

In tutto questo scenario non da meno sono le “colpe” , se così vogliamo definirle , del cittadino.

Troppo distratto dai problemi personali (giustamente) , costantemente alla ricerca del “favore” non ricevuto, del lavoro(posto) non assegnatogli, troppo presto sprezzante degli individui che lui stesso aveva tanto osannato e che adesso, per l’ ennesima volta, non sono all’ altezza.

Tutto questo, per un politico di razza pura è facilmente sopportabile e risolvibile con un po’ di fumo negli occhi, infondo cosa vuoi che sia qualche lamentela qui e là per il paese?

Per il politicizzato invece?

Per lui il discorso è diverso. Il politicizzato non è il politico e quindi non vuole nemici. Vuole solo far bella figura accattivandosi le lusinghe di chiunque, anche di chi pochi mesi prima l’aveva posto sulla graticola e persegue la sua idea in maniera sconcertante, pericolosa. Il suo posto, dove vive meno faticosamente, è nel mezzo, tra la pace e la guerra, tra il buono ed il cattivo, senza esporsi, senza troppi patemi, tanto alla fine sale sempre sul carro dei vincitori ( almeno spera), e  se così non fosse, è stata sempre una bella esperienza……

Sempre cara è la poltrona, anche ai livelli medio bassi di realtà circoscritte, minute, come la nostra, vista pur sempre come occasione di lucro per gli arrivisti di turno.

Questione di feeling, tra politica e cittadino, questione irrisolta tra chi promette troppo e chi si aspetta troppo ma riceve poco ( niente).

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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