Riflessione di Elio Romano sulla Mozzarella di Bufala

 

Fiera di Roma con Res Tipica

Caro Mattia,

ho visto che hai pubblicato la mia riflessione e mi è subito venuto lo spunto per affidartene una seconda. Spero che tu gradisca la presente forma epistolare. Preferisco scriverti così, nonostante sia una forma in declino. Declino assurdo nell’epoca dell’invio elettronico della posta, ma d’altronde pudicamente abbiamo abdicato al chiamarla con il nome italiano in favore dell’inglese.
La considerazione odierna non la vedrai sulle pagine del giornale domani – oggi è il sette gennaio, l’altra volta non ho messo la data – e riguarda una piccola tappa nella stazione centrale di Napoli. Ero a Napoli stamane per motivi di studio. Al mio ritorno sono entrato nella stazione ferroviaria di Napoli Centrale ed ho visto un chiosco lungo il mio passaggio. Recitava: Prodotti tipici campani. In una piccola finestrella delle mozzarelle imbustate. Non fraintendermi, ma ho pensato a te.

Ho pensato alle battaglie per la promozione del prodotto, agli articoli sulla bontà della carne bufalina – che ancora non ho mangiato, ma che sono sicuro sia buonissima – e sulle sue capacità gastronomiche. Quanto tempo è passato dal nostro ultimo incontro sul tema? Un anno o due?
Mi pare che fosse un incontro con tanti big della politica, dell’Anci e di altre organizzazioni istituzionali. Il luogo: la casa comunale di Cancello ed Arnone.
Stamane a dirti la verità la domanda sulla mozzarella mia era sorta anche poco prima. Ho trovato un caseificio in un vicoletto di Napoli, zona Piazza Garibaldi. E’ sempre un caseificio presente in Campania, questo è certo, ma sinceramente non riuscirei a mangiare il nostro oro bianco prodotto in una metropoli. La mozzarella per me è un insieme di valori. La campagna e la bufala nel recinto non sono prescindibili per me. Eppure oggi, nell’epoca della globalizzazione, è probabile che sia la mozzarella metropolita sia quella rurale posseggano quantitativi di latte vaccino provenienti dalle zone più remote del pianeta. Dimmi te, possiamo ancora fidarci?
Attendo una tua eventuale risposta, magari qualcuno dei tuoi lettori potrà assecondare il mio pensiero, rinnovando il mio animo di consumatore. Fatto sta che per me la mozzarella rimarrà sempre legata ad una immagine rurale della mia più piccola età: io sulle ginocchia di mio nonno dinanzi al caseificio. Era giorno di festa. Nonna aveva preparato uno di quei pranzi oggetto di ironia dai comici. Io e mio nonno fummo incaricati di fare il pieno di mozzarella. Un chilo di bocconcini ed uno di porzioni singole. Erano troppo invitanti, le facemmo fuori in pochi istanti. Nonna scoprì il nostro segreto poco prima di pranzo, quando cadde dalla busta lo scontrino. Due chili di prodotti erano costati il doppio del normale. Tra le sue urla, le nostre scuse per difendere il segreto e le risate dei presenti è stata e sarà l’immagine più bella legata alla mozzarella che posseggo.

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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