RIFLESSIONI SUL VANGELO A CURA DI DON FRANCO GALEONE

Domenica 22 gennaio 2017

– 22 gennaio 2017 – Terza domenica del tempo ordinario (A)-

DICONVERTIRSI ALLA LUCE (Mt 4,12)

riflessioni pluri-tematiche sul Vangelo della domenica                                              

A cura del Gruppo biblico ebraico-cristiano  השרשים  הקדושים

 

  1. La domenica “della conversione alla luce”

E’ l’inizio della predicazione di Gesù: Battezzatore gli ha aperto la strada e Gesù la percorre. Il centro scelto per la sua missione è la Galilea, dove prima si era abbattuta l’invasione degli assiri (733 a.C.), e dove ora si annuncia la luce del Vangelo. Le promesse di Dio si compiono. I vv. 12-17 del Vangelo sono l’introduzione generale al ministero di Gesù, e le precisazioni geografiche ivi contenute hanno uno scopo dottrinale: Gesù realizza le profezie. Matteo però trasforma un po’ il testo di Isaia: invece di camminare nelle tenebre, scrive immerso nelle tenebre, che presenta meglio lo stato spirituale degli ebrei al tempo di Gesù. I vv. 18-23 sono invece la risposta pratica all’annuncio di conversione in vista del Regno: la risposta comporta un lasciare ed un seguire.

La luce è uno degli elementi necessari per la vita dell’uomo. La luce è l’immagine stessa della vita; vedere la luce … venire alla luce significa nascere; al contrario spegnersi … chiudere gli occhi alla luce significa morire. Anche di Dio si dice che è luce e in Lui non ci sono tenebre (1 Gv 1,5). Anche Cristo è la luce che illumina ogni uomo (Gv 1,9). Anche il cristiano, nel giorno del suo battesimo riceve la luce di Cristo e promette di vivere come figlio della luce, seguendo Cristo luce del mondo. Il cristiano, anche dopo il battesimo, resta sempre un impasto di luce e tenebra; per questo la conversione non è mai un’operazione finita, ma è una tensione quotidiana.

  1. Inizia la storia della salvezza

Quando leggiamo i primi versetti del Vangelo di Matteo, sentiamo un respiro epico, rulli di tamburi, soldati in assetto di guerra. Nessuno scandalo per queste metafore militari. L’apostolo Paolo le ha usate nelle sue lettere per descrivere la vita del cristiano. Anche Cristo, quando incontrava un soldato onesto, lo trattava con rispetto. Cristo non fa demagogia, scruta il profondo del cuore e non il colore delle divise. E’ finita la lunga preparazione: l’angelo che annuncia, la nascita a Betlemme, la fuga in Egitto, l’infanzia nascosta, il lavoro umile a Nazaret, le tentazioni nel deserto, l’incontro con Giovanni, il battesimo nel Giordano … Comincia ora la storia della salvezza. Gesù occupa la sua posizione strategica, che l’evangelista descrive come farebbe Cesare prima di una battaglia: Cafarnao. Poi inizia il reclutamento della truppa: pescatori anonimi, fatti per l’oblio assoluto, e che ora, grazie alla sua chiamata, diventeranno più celebri di ogni imperatore, saranno invocati attraverso i secoli, vedranno erigere in loro onore splendidi edifici. Infine, Gesù lancia i primi proclami: Seguitemi. Vi farò pescatori di uomini. Altro che Alessandro Magno! Lancia il suo manifesto: Convertitevi. Altro che Karl Marx! Qualcosa è davvero cambiato. La storia del mondo gira pagina!

  1. Qualche approfondimento …

> Giovanni il Battezzatore è stata arrestato da poco da Erode. Gesù non diventa prudente o pauroso, ma raccoglie il suo testimone, esce allo scoperto, dà il cambio a Giovanni, abbandona famiglia, casa, lavoro, niente per sé e con sé ma solo un annuncio: Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino. Il Regno è di Dio ma è per gli uomini.

> Convertitevi: noi lo interpretiamo come pentitevi ma il suo significato è molto più forte: è cambiare vita, testa, strada. E aggiunge il motivo della conversione: perché il Regno dei cieli è vicino. Cioè: siate felici, perché la felicità è possibile, è vicina. Le nostre tristezze hanno finalmente una medicina: l’amore di Gesù.

> Regno dei cieli: quest’espressione la troviamo solo in Matteo, che, scrivendo per una comunità di ebrei, evita il termine Dio per non offendere la sensibilità dei suoi lettori. Cieli non significa aldilà, ultraterreno, ma Dio; la parola Dio è un genitivo e gli studiosi insegnano che si tratta di un genitivo esplicativo, cioè il Regno di Dio è Dio.

> Gesù disse: Venite dietro a me. Gesù per iniziare la sua comunità, per inaugurare il Regno, non va in cerca di monaci (gli esseni), non chiama i perfetti (i farisei), non gli appartenenti al clero (i sacerdoti), non quanti erano potenti (i sadducei), non quanti avevano cultura (gli scribi) … ma persone umili e semplici di Galilea, una regione talmente disprezzata che lo stesso Isaia non sa come definire e usa il termine dispregiativo: la terra dei non ebrei. Il disprezzo verso i galilei era così forte che, nel 362, in una lettera indirizzata al prefetto Atarbio, l’imperatore Giuliano parlava della stupidità dei Galilei … tèn Galilaìon morìan (Giuliano, Epist. 83). Bene: queste sono le origini di Gesù e del suo Regno!

  1. Convertirsi non è facile ma rende felice

Oggi parlare di conversione è difficile. Forse la tragedia più comune del nostro tempo consiste nella program­mata rimozione del senso di colpa, per cui di ogni evento negativo si vuole trovare sempre un capro espiatorio, una causa di ordine esteriore. E’ infatti oggi un atteggiamento diffuso accusare la società, le struttu­re, il potere, la Chiesa, e le occulte consorterie, di congiurare contro l’intera convivenza umana. Tale attitudine a puntare il dito contro i nemici esterni è la conseguenza di una cultura che ha proclamato il mito della originaria innocenza dell’uomo, del “buon selvaggio”, addossando tutte le colpe alla società (Rousseau) o al capitalismo (Marx) o alla repressione (Freud).

Il peccato del nostro tempo consiste proprio nella scelta del finito e nel rifiuto dell’infinito: aversio a Deo et conversio ad creaturas, direbbe s. Agostino. Da questo disordine nascono l’angoscia, la disperazione, le tante paure tipiche del nostro tempo. Rimosso il senso di colpa dalla coscienza, e costruita artificialmente una coscienza pragma­tica, l’infelicità è andata ad annidarsi nei meandri del subconscio, suscitando nevrosi e smarrimen­ti sempre più diffusi. Duemila anni fa, un grande Figlio di Israele, Gesù di Nazaret, ha proclamato la Buona Novella. Quel messaggio di salvezza è giunto fino a noi. Quella Parola ha riempito il vuoto, ha illuminato le tenebre, ha popolato la solitudine. Quali che siano le temperie storiche, le illusioni, i costumi … quell’invito resta sempre valido, offerto a tutti. Quel patrimonio di misericordia, al quale tutti possono attingere, è una sorgente di vita che niente può surrogare: dal suo rifluire nelle fibre esauste della nostra civiltà unidi­mensionale può iniziare una nuova storia, un nuovo cammino “nella luce”.  Buona vita!

 

Sabato dal 4 febbraio al 24 giugno, ore 16.00 / 18.00

 

corso intensivo di lingua biblica e mistica ebraica

docenti: Dott.ssa Maria Rosaria Fazio e Don Franco Galeone

* ogni sabato, dal 4 febbraio al 24 giugno 2017, dalle 16.00 alle 18.00

 

presso la Parrocchia Gesù Buon Pastore (Sala G. Moscati)

Informazioni: 081.229.16.18 // 0823.329.273

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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