SALVIAMO IL MUSEO CAMPANO

Tra le tante storie di bellezze e beni culturali sedotti ed abbandonati in Terra di Lavoro, quella del Museo Campano appare oggi la più clamorosa, un vero scandalo di incapacità e di indifferenza di chi dovrebbe amministrare i beni comuni. Infatti, così come sta succedendo per tanti altri musei provinciali – tutti allocati al SUD – la riforma degli enti intermedi potrebbe essere fatale per il nostro gioiello di storia ed archeologia, tra i più prestigiosi e famosi al mondo. Di fronte ad un assurdo palleggio di responsabilità su chi deve farsi carico della struttura è già in atto una lenta agonia che potrebbe portarlo alla chiusura, senza personale e senza risorse, se non si interviene.
Per questo il TCI e la rete di volontari “Aperti per voi” di Capua hanno avviato una battaglia con la raccolta di firme su una petizione “Salviamo il Museo campano”, indirizzato al Mibact ed al presidente della Regione Campania, per far rimanere pubblica questa antica preesistenza ricca di tesori e di opere d’arte (a partire dalla raccolta di Mater Matute, che rappresentano alcune delle testimonianze più antichi della civiltà umana e campana).
E pensare che solo quattro anni fa il Museo venne riaperto al pubblico dopo una lunga e tormentata fase di restauro, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Venne restituito ai cittadini un bene costitutivo dell’identità e delle radici culturali di una intera comunità, anche con moderni servizi che lo rendono più attrattivo e fruibile (anche per le persone con disagi). Purtroppo negli ultimi tempi è mancata qualsiasi azione di promozione e comunicazione, in particolare da parte dell’ente locale che ancora oggi assiste inerme alla sua lenta morta gora (i visitatori si riducono sempre di più, mancando ogni forma di informazione collegamento con i flussi turistici locali e regionali, anche da parte delle scuole).
In occasione dell’evento organizzato alla Feltrinelli sul libro “Patrimonio al futuro” del prof. Giuliano Volpe – alla presenza di autorevoli esponenti del mondo della cultura come il nuovo direttore della Reggia di Caserta Mauro Felicori, della pro Rettrice SUN Rosanna Cioffi e del presidente Italia Nostra GCarlo Pignataro, Annamaria Troili e Pompeo Pelagalli hanno presentato l’appello, con la richiesta di farlo entrare nel POLO Museale della Regione Campania. A tal fine il Museo può riprendere vitalità e produrre economia turistica per il territorio, anche grazie al nuovo progetto lanciato dal TCI, di fare rete creando un circuito attivo di visitatori con tutte e tre le Chiese a corte di epoca medioevale, concesse in affido grazie a un progetto “APERTI PER VOI” che il Touring nazionale ha concesso solo a quattro Città nel SUD: Napoli con 5 chiese, Brindisi con un Castello, Capua con tre Chiese (la vera capitale longobarda del Sud) e da 2 mesi si è aggiunta Salerno con una chiesa longobarda. Al riguardo va segnalato che il comune di Capua è risultato latitante anche al recente convegno organizzato per il progetto sui Principati Longobardi del Sud.
Il modello da seguire è quello adottato da Agenda 21 per la Reggia di Carditello, che è stata salvata grazie alla lotta ed alla mobilitazione delle associazioni e dei cittadini attivi. A tal fine, come rete delle Piazze del Aapere ed Aislo lavoreremo per organizzare un incontro pubblico anche a Caserta per sostenere la petizione entro la fine del mese di febbraio. A questa iniziativa saranno invitate la rete del FTS Casertano, tutte le associazione e gli enti culturali del territorio campano, a partire dai rappresentanti del governo – come il sottosegretario alla cultura A. Cesaro e l’on. Camilla Sgambato – il Rettore SUN ed il direttore Reggia M. Felicori con la Soprintendente BBAACC Campania Utili; il Presidente della Regione Campania ed anche esponenti del mondo della ricerca, come il presidente del Cira Luigi Carrino. Nel frattempo ci auspichiamo che escano dal loro letargo su questo punto il sindaco e l’assessore alla cultura della città federiciana.
Pasquale Iorio – Aislo/Le Piazze del Sapere

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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