SANTA MARIA CAPUA VETERE: RIEVOCATO IL SECONDO RISORGIMENTO

 

Vincenzo Michele

Prof. Raffaele Raimondo

cronista free lance

Via A.Diaz, 33

81046 GRAZZANISE (Caserta)

tel 0823-96.42.12 – 340-500.67.64

e-mail: raffaeleraimondo1@virgilio.it                                COMUNICATO-STAMPA del 20 aprile 2010

 

                                                               Nicola Di Monaco a colloquio con l’autore Vincenzo  De Michele

 

                                                                Il decennio degasperiano al centro di un salutare revival

SANTA MARIA CAPUA VETERE (Raffaele Raimondo) – Non molti sanno che nella Città del Foro c’è un piccolo ma importante Museo del Risorgimento e, in quest’anno che ricorda l’arrivo di Garibaldi a Santa Maria Capua Vetere, sarebbe davvero il caso di amplificare al massimo iniziative di approfondimento su quell’epopea che preluse all’Unità d’Italia, con un segmento determinante proprio in Terra di Lavoro. Intanto è avvenuto che qualche pomeriggio fa s’è discusso del Secondo Risorgimento coincidente con il “decennio della Ricostruzione” (1943-1954), in ordine al quale Vincenzo de Michele, pubblicando il suo nuovo interessante volume per i tipi di Guida, propone una salutare “meditazione”. Location la libreria Spartaco-interno 4, in Via Martucci 18, ove Nicola Di Monaco,operatore culturale ed esponente politico, ha incontrato l’autore, conversando con lui dei temi e dei problemi di quegli storici dieci anni che videro il Bel Paese -diventato veramente brutto per gli errori/orrori del secondo conflitto mondiale- lottare per ritornare a “vivere”, essendosi finalmente liquefatto il pesante piombo della dittatura fascista. E la meditazione ha puntato, più che sul popolo italiano -“more solito” a rimorchio delle decisioni dei governanti (e non viceversa, come taluni apologeti della democrazia “facile” sostengono)-, all’esplorazione delle figure dei leaders che della Ricostruzione furono ammirevoli paladini impregnati di nobile “senso dello Stato”. Alcide De Gasperi, fra quei personaggi, spiccò per fede politica e per sofferta speranza, come per grande equilibrio e sensibile attenzione ai nuovi destini della nostra nazione umiliata dalla bufera bellica. Ne è derivato un dibattito oltremodo stimolante cui ha dato contributi anche il selezionato pubblico presente in sala e attorniato da scaffali stracolmi di libri tutti da guardare ed acquistare. Scontato, eppur vibrante l’elogio dei Padri costituenti. “Ci diedero una Carta che era il meglio che si potesse immaginare” ha detto De Michele, traducendo, appena dopo, la sua venerazione per lo statista trentino con un articolato e documentato discorso nel mezzo del quale ha pronunciato questa inequivocabile affermazione: “De Gasperi sentì alto il valore della Patria. Né anticomunista, né moderato, fu capace di coniugare giustizia e libertà”. Puntuali i quesiti sollevati dall’interlocutor Di Monaco che non ha esitato a ricordare la scelta del Governo nel 1947, l’estromissione dei social comunisti, l’ipotesi del “sorpasso” del Fronte poi sonoramente smentita dagli esiti elettorali del 18 aprile 1948 successivi al braccio di ferro fra i “comitati civici” di Gedda e gli anticlericali che si battevano nel nome di Garibaldi. L’autore del “Secondo Risorgimento”, replicando, ha dovuto così attingere ampiamente alle ragioni storiche che spinsero De Gasperi alle ben meditate determinazioni da assumere e, per di più, ha citato il viaggio che il grande Alcide fece in America. Contestualmente non ha trascurato il fenomeno positivamente contraddittorio del sostanziale scontro manifestatosi, “nella propaganda e nella piazza”, fra i due grandi schieramenti (cattolico e laico) e di una sensibile e tenace mediazione parallela in sede di Assemblea costituente. De Michele, fra l’altro, ha voluto sottolineare che il testo del fondamentale art.3 (in cui trionfa la nozione di uguaglianza) fu scritto da suo “grande amico” Dossetti che, sottoponendolo al giudizio di Togliatti, ne ebbe immediato consenso. La discussione, proiettatasi sui primissimi anni Cinquanta, s’è rivelata densa di puntualizzazioni di straordinaria portata storica e civile: avrebbero dovuto ascoltarle i giovani che all’appuntamento mancavano e che, più degli adulti, hanno bisogno di volgere lo sguardo al passato per ricostruire con forza, a loro volta, un presente ed un futuro altrimenti fragili. E proprio su tale versante l’impegno dell’autore è assiduo, da autentico “uomo di scuola”, già militante politico di primo piano e adesso, malgrado la veneranda età, indomabile difensore dei caratteri essenziali della democratica civiltà.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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