Sedicesima domenica del tempo ordinario (A)

Domenica 20 luglio 2014

Gesù con gli apostoliDenunciare il male fuori, ma soprattutto dentro di noi!

“Commento di don Franco Galeone”

(francescogaleone@libero.it)

 

La domenica “della pazienza di Dio”

Con la parabola del seminatore di domenica scorsa si è inaugurata, nel Vangelo di Matteo, la sequenza delle parabole agricole. Il Vangelo di oggi sembra tutto un fascio di parabole, di stile contadino e familiare: chicchi di senape e di frumento, erbe buone e cattive, terra scavata per nascondervi un tesoro, falò per bruciare la zizzania; se osserviamo i personaggi, essi sono contadini, seminatori, servi, padroni della fattoria; se osserviamo bene la casa, si tratta di una casa colonica, dove la massaia impasta il pane con un pizzico di lievito. Nel Vangelo di oggi, il Regno dei cieli viene paragonato a un chicco di senape, il quale, pur essendo il più piccolo dei semi, cresce fino a diventare un alberello in grado di accogliere in sé gli uccelli. Ancora: il Regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e mescola con la farina, perché diventi pane profumato. In passato, era familiare la donna che, quasi sacerdotessa di un mistero di vita, impastava con la farina un pugno di lievito. Un rito sacro! Più misteriosa si presenta la parabola della zizzania, che il nemico, il diavolo, sparge di notte nel campo di grano. Quel nemico, quel diavolo ci sembra un pazzo, come quel criminale che in un attimo, con un fiammifero, attizza il fuoco e incenerisce ettari di grano, o ettari di bosco secolare. In questo Regno di Dio sulla terra c’è di tutto: il buono e il cattivo, il bello e il brutto, l’angelo e la bestia. Quaggiù tutto è provvisorio! Ogni giudizio finale è spostato alla fine dei tempi!

 

Laudato sii, o mio Signore …

La prima lezione: in queste parabole, niente allegorismi o romanticismi, ma la vita santa e dura di tutti i giorni. Non quelle delle corti o delle curie, delle caserme o dei divertimenti, ma la vita a contatto con la natura, la verde natura che ci sta sfuggendo di mano. Si prega molto meglio il Padre dei cieli nella libera natura che non tra i bip-bip dei moderni computer! Guardate i fiori dei campi, gli uccelli del cielo, la nascita del sole, l’immensità del mare, la solennità della notte … “Laudato sii, o mio Signore!”. C’è poi in ogni parabola il messaggio spirituale. In quelle di oggi è quello della pazienza. Ci penserà Dio stesso a separare il grano dalla zizzania: alla fine dei tempi! Il motivo è semplice: solo alla fine si potrà sapere chi è buon grano, e chi è cattiva zizzania. La zizzania umana, diversamente da quella vegetale, può convertirsi! E poi solo Dio può giudicare. L’uomo non deve anticipare il giudizio finale: la data è scritta nel calendario di Dio e non nel nostro.

 

Il mondo non ha bisogno di profeti di sventure, di giudici e meno ancora di giustizieri: ma di uomini di pace, strumenti di speranza, diffusori di ottimismo. Molto dipende dal nostro occhio: c’è chi vede nel mondo solo falsità, corruzione, violenza e c’è anche chi, pur conoscendo quei sottoprodotti, riesce a vedere anche il bene, l’onestà, la solidarietà.Alcuni sono specialisti nell’individuare le opere del maligno e incapaci di vedere le opere di Dio.Sono professionisti di sventure questi cristiani che, dovunque si posano, lasciano paurosi messaggi come: proibito, peccato, male, inferno! Se avessimo tenuto presenti queste verità, tante crociate, roghi, inquisizioni, ghetti, censure, scomuniche non avrebbero trasformato la nostra cosiddetta civiltà cristiana in una tragica caricatura. Il bene e il male non hanno confini ben precisi; la linea di confine non passa attraverso individui o gruppi, ma passa attraverso il cuore dell’uomo. Nessuno può illudersi! In ognuno di noi c’è la capacità di male, di tradimento. Denunciare il male, i malvagi che sono fuori di noi significa non vedere il nostro male bensì lasciare indisturbato il maligno dentro di noi!

 

I pensieri e i tempi di Dio non sono i pensieri e i tempi degli uomini.Facciamo riferimento al Vangelo di oggi: la storia della Chiesa è stata sovente una storia di “sradicatori di zizzania”. Le crociate, le eresie, i roghi, le censure, i ghetti, le scomuniche … è tutta una lunga storia di sradicamenti, di caccia alla zizzania. E la zizzania, fatto curioso, si trova sempre fuori di noi, nel campo degli altri. C’è sempre qualcuno che sa bene dov’è la zizzania, che legittima e anticipa lo sradicamento, che, convinto di compiere un atto religioso, scaglia la pietra contro l’uomo (meglio: contro la donna), che distribuisce medaglie a quanti hanno sradicato la zizzania! Dio ci liberi dai “religiosi violenti”, perché sono inguaribili, perché sono capaci di lanciare scomuniche, di processare e di torturare, di ghettizzare i diversi, di mandare al rogo … con la sicurezza dogmatica di avere reso onore a Dio, di avere compiuto un atto liturgico! Ma noi, come possiamo sapere chi è vicino a Dio e chi ne è lontano? Come pretendere che Dio sia dalla nostra parte? Come essere sicuri che noi siamo dalla parte di Dio se Dio non ha né parte né partito ma è Padre di tutti? Qualcuno lo ha pensato e lo ha persino fatto scrivere sui cinturoni nazisti delle SS: “Got mit uns”, ma è a tutti noto dove ha condotto quella follia omicida. Una fede autentica è liberante, anche interiormente.

 

Guerre sante? Una bestemmia!

Noi spesso parliamo di Dio, ma in realtà parliamo di noi; noi scriviamo tante teodicee, ma in realtà difendiamo i nostri diritti. Se diventiamo uomini di fede, ameremo il silenzio, l’adorazione, il rispetto. Tutti i Pietro l’Eremita che hanno lanciato il grido blasfemo: “Dio lo vuole!”, armando le mani e i cuori, sono essi la zizzania che sarà gettata nel fuoco! Quello che Dio vuole, noi non lo sappiamo. Possiamo con timore e tremore chiedere: “Signore, cosa vuoi che io faccia? Parla, il tuo servo ti ascolta”, ma in nessun modo possiamo violare la libertà di coscienza degli altri. Ogni violenza in campo religioso ed educativo è immorale e illegale (A. Rosmini).

 

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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