TERRENI INQUINATI A CASAL DI PRINCIPE ?

IL WWF RILANCIA LA PROPOSTA DELLA CONVERSIONE ALLE COLTIVAZIONI “NO FOOD”.

Dopo l’ennesima scoperta di una nuova “vecchia” discarica di rifiuti tossici a Casal di Principe cos’altro dobbiamo scoprire prima di correre davvero ai ripari ???

 

Di pochi giorni fa la notizia della scoperta, grazie alla segnalazione di un collaboratore di giustizia, di una nuova discarica di rifiuti pericolosi all’interno di un’area di campagna a Casal di Principe.

E’ assurdo che si continui a coltivare sui terreni inquinati dallo sversamento dei rifiuti pericolosi a Casal di Principe e in tutto l’agro aversano – commenta Alessandro Gatto, Presidente del WWF Campania – terreni ricchi di metalli pesanti, idrocarburi, diossine, furani e tante altre sostanze molto pericolose per la salute dell’essere umano e dell’ambiente. Il WWF rilancia la proposta concreta ed operativa del NO FOOD !!! In altre parole, per favorire anche un inizio di bonifica dei suoli inquinati, si potrebbero convertire le coltivazioni di questi territori, non più destinate all’alimentazione umana ma con destinazione diversa, garantendo, al contempo, lo sviluppo agricolo ed economico ed una parziale bonifica. Tanto per fare qualche esempio: è ben noto alla comunità scientifica – continua Alessandro Gatto – il meccanismo della FITOESTRAZIONE, attraverso l’utilizzo di specie botaniche adatte a questo scopo. L’elenco delle piante da utilizzare sarebbe davvero molto lungo, ci limitiamo, in questa sede, a citare l’impiego della colza per la produzione di biomasse o biodisel, del girasole per lo stesso utilizzo anzidetto, del mais per la produzione di plastica biodegradabile, di pioppi (il territorio è adattissimo per questa specie botanica) per l’utilizzo del legno in vari impieghi industriali e poi ancora il lino, la canapa, il cotone, i fiori ornamentali e così via dicendo. In questo modo si potrebbe riuscire ad ottenere un inizio di bonifica (l’estrazione completa di tutti gli inquinanti immessi nel territorio dell’aversano e del giuglianese sarà davvero difficile attuarla ma in questo modo si potrebbe davvero fare due cose utili: continuità allo sviluppo agricolo e parziale bonifica a costi davvero contenuti). Ovviamente tale proposta deve essere concretamente supportata dalle associazioni di categoria del mondo agricolo. In passato qualche sigla del mondo agricolo ha anche appoggiato l’idea e pare che qualche timido tentativo sperimentale di coltivazioni no food siano anche state effettuate. Ora si chiede che tutti i siti già caratterizzati come inquinati e quindi pericolosi per le coltivazioni destinate all’alimentazione umana vengano rapidamente convertiti in coltivazioni cosiddette “NO FOOD”. Il tutto, ovviamente, sotto lo strettissimo controllo di organi statali che possano scongiurare speculazioni di ogni tipo e lasciando che siano interessati solo ed esclusivamente i territori realmente inquinati e già “caratterizzati” sotto il profilo tecnico-scientifico da avviare a bonifica. Che dalle parole si passi ai fatti ed anche in fretta perché sono passati troppi anni da quando si è scoperto il fenomeno dell’inquinamento da rifiuti tossici di questa particolare area della Campania e non si è mai attuato un serio e completo piano di bonifica del territorio.

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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