+ VANGELO (Gv 15,12-17)

Venerdì 4 maggio 2018

V settimana di Pasqua

+ VANGELO (Gv 15,12-17)

Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio Comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come Io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che Io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto Me, ma Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio Nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Amare non è facile, non si deve scambiare con il voler bene qualcuno o qualcosa. Questa inconsapevolezza fa commettere molti errori, il più delle volte in campo sentimentale. Molte coppie si separano soprattutto per la fine di un amore tiepido o forte, era comunque un interesse comune che li univa.

Infatti, amare significa desiderare il meglio dell’altro, anche quando le motivazioni sono diverse. Amare è permettere all’altro di essere felice, anche quando il suo cammino è diverso dal nostro.

Amare è un sentimento disinteressato che nasce dalla volontà di donarsi, di offrirsi completamente dal profondo del cuore.

Inteso in questo senso, l’amore non sarà mai fonte di sofferenza.

Amare comporta il sacrificio di “dimenticarsi”, di pretendere e causare sofferenze, di voler modellare chi si ama secondo le proprie vedute.

Si riesce ad amare intensamente il coniuge e i familiari ma risulta più difficile amare gli amici, gli altri parrocchiani, i colleghi e tutti quelli che si conoscono. Ed è comprensibile la difficoltà di amare tutti questi se non c’è un Amore superiore, soprannaturale e che dona Dio.

Pensiamo come amava Gesù tutti quelli che Lo avvicinavano, la sua infinita compassione nel vederli abbandonati al loro destino, senza alcuna comprensione da parte dei maestri del Tempio. Anche per questa ragione Gesù li accusò pubblicamente con parole forti.

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità” (Mt 23,27-28).

Gesù provava molto dolore nel constatare l’assenza dell’amore in coloro che erano stati chiamati a parlare di Dio nella verità e senza ipocrisia, a rimanere fedeli alla sua Parola senza manipolarla, a difendere il vero Dio e a lottare contro le eresie. Invece proprio loro accusavano Gesù di essere eretico.

I Vangeli riportano più citazioni che mostrano il pieno amore verso le folle, e di questo Amore devono riempirsi i Ministri di Dio per donarsi senza limiti ai parrocchiani bisognosi di aiuti spirituali. I Sacerdoti devono sempre rimanere disponibili a confessare e ad aiutare, non obbligano però nessuno a cercarli.

“Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (Mt 9,36). Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose” (Mc 6,34).

Il cristiano è chiamato ad amare tutti perché deve gioire del bene altrui, deve rallegrarsi anche del migliore cammino spirituale compiuto da quanti pregano di più e osservano i Comandamenti. Si riesce ad amare davvero se prima l’Amore di Dio purifica la persona e soavemente allontana quella mentalità umana piena di egoismo, invidia e animosità.

Amare è impegnativo perché comporta la conoscenza degli altri. Si ama davvero quando ci si affida a qualcuno o a più persone della famiglia, o anche ad amici veramente speciali. Amare comporta affidare la propria vita e la propria anima, nel senso che si fa pieno affidamento delle persone che si amano e si richiede la stessa fiducia.

Amare porta la certezza che chi si ama ci sarà sempre, familiari ed amici. Nell’autentica amicizia priva di interessi, è presente la capacità di amare nonostante le miserie umane. Non succede lo stesso quando si vuole bene una persona, familiare o amica.

Il cristiano ama il prossimo se dimostra di imitare Gesù, mentre se si limita a voler bene a tutti non è riuscito ancora a calmare i moti interiori.

Noi non amiamo per interessi o per convenienza, noi desideriamo il bene di tutti e il meglio per loro. Più ci si avvicina a Gesù e si conosce la sua Vita, più Lui inonda del suo Spirito il cristiano e lentamente lo trasfigura, fino a renderlo capace di amare senza limiti, non solo di voler bene a tutti.

Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di qualcuno, cercare negli altri ciò che riempie le aspettative personali di affetto.

Invece amare è sapere che anche nel cuore dell’altro c’è un posto speciale per noi, c’è la certezza che Gesù ci ama come si amano i veri cristiani. Quando si dona amore si ama di più, c’è una crescita nella capacità di amare intensamente tutti, di desiderare il bene di tutti.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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