+ VANGELO (Lc 8,16-18)

Lunedì 24 settembre 2018

XXV Settimana del Tempo Ordinario

+ VANGELO (Lc 8,16-18)

La lampada si pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Da un lato queste parole di Gesù arrecano molta consolazione a quanti hanno subito ingiustizie e sono stati ingannati dai malvagi o diffamati dagli ipocriti molto esperti nell’arte della simulazione, quelli che posseggono una potente capacità di occultare le loro opere disoneste, di mascherare la doppiezza.

Nel mondo è diffusa l’ipocrisia come la vera pandemia, è una epidemia veloce che si localizza nella mente di quanti non pregano, non hanno la forza spirituale di resistere al virus e ne rimangono inevitabilmente contagiati. In moltissimi casi è un danno forse irrimediabile.

«Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce».

Molte delle opere corrotte che compiono i disonesti vengono e verranno alla luce per la debolezza dell’ipocrisia, anche ricoprono incarichi prestigiosi nella Chiesa o nello Stato. L’ipocrisia è una maschera che può scivolare quando meno se lo aspetta chi la indossa.

Il mondo, quindi, è pieno di maschere e vengono indossate secondo la convenienza e la circostanza. C’è una rapidità fulminea nel far susseguire le maschere, un’attività teatrale che dal palcoscenico si è trasferita un po’ ovunque.

Il mondo oggi è il vero teatro delle maschere, molti sono diventati «Uno, nessuno e centomila», consapevoli di avere però perduto la vera identità. Non sono più quelli di un tempo, quando erano ragazzi e sbagliavano pure ma per inesperienza e forse senza malizia.

Nell’opera teatrale di Pirandello, il protagonista di questa vicenda si rende conto che le persone attorno a lui hanno un’immagine della sua persona completamente diversa. Ha una crisi di identità che alla fine lo porterà alla follia, però proprio in questo stato si sentirà libero da ogni regola, non dovrà più fingere e ha percezioni nuove del mondo, lo vedrà da un’altra prospettiva, addirittura più reale.

Non a causa della follia il protagonista esce dalla prigione in cui la vita rinchiude, anche cambiando il nome in realtà non si cambia nulla.

Pirandello scriveva con una vera pietà per la sofferenza umana, non era però la pietà cristiana perché era sterile, non ha una soluzione, ne rifiuta anche il tentativo in quanto ritiene inutile ogni consolazione in questa o nell’altra vita.

Per lui l’unica soluzione è vivere attimo per attimo, rinascendo continuamente in modo diverso, con una nuova maschera.

È la vita di molti che oggi vivono senza identità, nell’inganno consapevole di uno spreco di bene che si perde di continuo, delle buone occasioni che non si colgono. Per molti la vita è una continua evoluzione, vorrebbero anche poter cambiare nome secondo le circostanze che si presentano e le opportunità.

È vero che bisogna scoprire chi siamo, senza più percepirci seguendo le illusioni o l’immaturità in cui si vive. Da soli è impossibile raggiungere questo risultato, si rimane sempre convinti di parlare e di fare tutto bene, per la mancanza di equilibrio.

La vita deve sempre migliorare, quindi può cambiare non per diventare ciò che piace all’uomo ma a Dio.

Risultano infruttuose e molto spesso devastanti le operazioni della chirurgia estetica che non modifica lo spirito della persona né la sua identità. Potrà piacersi o compiacersi per la nuova ammirazione da parte dei conoscenti o del pubblico, in realtà la nuova maschera copre la stessa miopia di prima.

Nel mondo vivono tante persone che erano buone nell’animo e per la mancata conoscenza personale, unita all’incapacità di accettarsi, hanno scelto cambiamenti comportamentali che hanno introdotto in esse il male, perdendo quel bene che avevano.

Così si vedono tantissime schegge che si muovono come impazzite, alla ricerca del potere ritenuto indispensabile per avere successo e non rimanere nell’anonimato. Per questo potere e anche per ottenere consenso dagli altri, sono abili nel mostrare varie maschere, a dire parole diverse, a non dire, mentendo, la verità.

Non sanno perché sono non cristiani o hanno dimenticato come cristiani le parole di Gesù Cristo: «Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce».

Quando è notte e non c’è luce non si vede nulla, tutto rimane oscuro.

L’arrivo improvviso della luce fa conoscere anche i pensieri più inaccessibili e si svela la doppia o tripla identità di chi si maschera.

La Luce di Dio rimane nel cristiano che scopre chi è e decide di rimanere identico. Autentico. Per avere questa Luce che dirada le tenebre occorrono preghiere, rinunce, sincerità, rettitudine. Gesù dice che darà molto di più a quanti hanno la sua Luce e sono stati coerenti nel tenerla accesa «su un candelabro».

Chi entra nella nostra vita non deve incontrare una maschera ma la Luce di Dio, la verità umile e allo stesso tempo maestosa!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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