+ VANGELO (Lc 9,46-50)

Lunedì 30 settembre 2019

XXVI Settimana del Tempo Ordinario

+ VANGELO (Lc 9,46-50)

Chi è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio Nome, accoglie Me; e chi accoglie Me, accoglie Colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo Nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Gesù parla della piccolezza evangelica, quella interiore e che viene manifestata dalle parole che si pronunciano, dalle scelte di vita, dai comportamenti giornalieri che si attuano. Questa piccolezza è essenziale nella vita spirituale e si raggiunge con un percorso di rinunce, di sforzi per cambiare la mentalità vecchia, di preghiere recitate con il cuore.

La piccolezza evangelica non si improvvisa, quindi, nessuno può esprimere neanche per un istante questo atteggiamento se la sua vita non è coerente. Non è qualcosa che si mostra materialmente, non si può neanche esporre la pratica della piccolezza evangelica, perché il fatto stesso di considerarsi umile è già un atto di orgoglio.

Le anime impregnate di profonda spiritualità, si avvicinano con maggiore velocità alla Luce di Dio e si riconoscono sempre più indegne, pensano bassamente di sé e praticano senza accorgersene una virtù molto importante come l’umiltà.

Queste anime vivono nella piccolezza evangelica, hanno molto chiaro che da soli non possono fare alcun bene e attribuiscono all’aiuto di Dio ogni opera buona che compiono. Sono anime unite a Dio, anche durante i lavori o mentre studiano o quando parlano di altro, in quanto la loro vita rimane abbandonata perennemente alla Volontà di Gesù.

La piccolezza evangelica non è possibile trovarla nel mondo o negli ambienti dove si gareggia per il potere e la visibilità. Molto spesso calpestando con estrema facilità la verità e la giustizia. Tutti loro dai comportamenti manifestano l’assenza dello Spirito di Dio e così ogni scelta che compiono va nella direzione sbagliata. Saranno sempre loro a patire a suo tempo tutto il male compiuto.

Chi lavora per Gesù lo fa sempre nell’umiltà e con grande spirito di servizio.

Anche nella Chiesa da diversi anni c’è una ricerca pericolosa di visibilità e protagonismo opposti alla piccolezza evangelica predicata da Gesù. Lo si vede nella liturgia, diventata in molti casi un’esibizione scenografica che non ha nulla da spartire con il Vangelo.

Negli ultimi anni il Cardinale africano Robert Sarah, Prefetto della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, ha rilasciato dichiarazioni forti e coraggiose a difesa della vera Chiesa, ed ha più volte espresso la piena contrarietà a questa immigrazione che considera inaccettabile, manovrata.

In una interessante intervista condanna severamente le celebrazioni spettacolo e le liturgie mondane, modificate per compiacere i fedeli.

Questa la sua espressione più tenera: «Basta con l’intrattenimento nelle liturgie, così non c’è più posto per Dio».

«Il Cardinale Robert Sarah, nel corso di un intervento sull’Osservatore Romano, si è espresso in maniera dura nei confronti delle modifiche liturgiche che in molte Chiese vengono introdotte dai Sacerdoti.

“Su questi punti -afferma- l’insegnamento del Concilio Vaticano II è stato spesso distorto”.

In particolare, Sarah ha affermato che “il celebrante non è il conduttore di uno spettacolo. Bisogna tornare ad uno stile liturgico più tradizionale, in cui il Prete, invece di rivolgersi all’assemblea, si rivolga verso est, ad orientem, la direzione da cui Cristo arriverà durante la sua seconda venuta”.

“Il secolarismo ha infettato la liturgia”.

“Troppo spesso il Sacerdote cerca di tenere alta l’attenzione dell’assemblea con modalità per nulla ortodosse. Il modo di pensare occidentale, infarcito dalla tecnologia e deviato dai media, vorrebbe trasformare la liturgia in una vera e propria produzione da spettacolo.

In questo spirito, molti hanno cercato di rendere le celebrazioni delle feste. A volte i Sacerdoti introducono nelle celebrazioni elementi di intrattenimento. Non abbiamo forse visto la proliferazione di testimonianze, scenette, applausi?

Immaginano di allargare la partecipazione dei fedeli, mentre, nei fatti, riducono la liturgia ad una cosa del tutto umana. Corriamo il reale rischio di non lasciare spazio per Dio nelle nostre celebrazioni”».

Dai tempi antichi, la posizione del Prete e del popolo rifletteva questa comprensione della Messa, poiché la gente pregava, stava in piedi o in ginocchio nel posto che visibilmente corrispondeva al Corpo di Nostro Signore, mentre il Prete all’altare stava alla testa come la Testa (del Corpo).

Formavamo l’intero Cristo -Testa e membra- sia sacramentalmente tramite il Battesimo sia con la nostra posizione e postura. Altrettanto importante: ciascuno, celebrante e assemblea, guardava la stessa direzione, poiché erano uniti con Cristo nell’offrire al Padre, l’unico, irripetibile ed accettabile Sacrificio di Cristo.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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