Veritas e l’Unità d’Italia
« …il mare la ricinge quasi d’abbraccio amoroso ovunque l’Alpi non la ricingono: quel mare che i padri dei padri chiamarono Mare Nostro. E come gemme cadute dal suo diadema stanno disseminate intorno ad essa in quel mare Corsica, Sardegna, Sicilia, ed altre minori isole dove natura di suolo e ossatura di monti e lingua e palpito d’anime parlan d’Italia »
(Giuseppe Mazzini, La Patria)
Un amico mi ha detto che sarebbe piaciuto al titolare del blog un mio intervento circa la ricorrenza dell’unità d’Italia. Ebbene cercherò di essere conciso e non pedante nel mio commentare. L’unità d’Italia è stata una vera e propria conquista che a mio parere può essere definita o considerata in due filoni di pensiero. Il primo,è quello più nobile e puro, si rifà ai valori che accomunano la storia di una regione d’Europa , parliamo del comune senso della cultura, delle tradizioni, dell’arte, dei costumi, del diritto e di una comunanza letteraria e di stile, nonché di lingua propria di un popolo inteso in quanto tale. Ma, questa voglia di unificazione e di ritorno ad un essere solo , era ed è stata, la prospettiva nostalgica e passionale di pochi intellettuali che avevano un profondo senso di ciò che l’Italia doveva essere. Il secondo filone è più pragmatico , si rintraccia in opportunità di operazione politiche ed economiche che un signore come Camillo Benso Cavour non poteva lasciarsi scappare. Il Regno di Sardegna languiva in vari settori, in particolare quello infrastrutturale e finanziario. Quale preda migliore per accrescere l’importanza e la posizione strategica nell’Europa dell’epoca se non richiamarsi al comune senso nazionale e prendere un preda come il Regno delle due Sicilie? Già perché forse non tutti sanno che: il Sud si avviava all’industrializzazione, divenne presto notevolmente sviluppato in diverse aree del casertano e della provincia di Napoli, mentre sorgevano altresì alcuni impianti siderurgici in Calabria, a Mongiana e Ferdinandea; nel Regno delle Due Sicilie fu realizzata la prima ferrovia d’Europa; si favorì il trasporto via mare; proprio in campo marittimo, infatti, le regioni meridionali disponevano già di uno sviluppo costiero notevole e sicuramente superiore a quello degli altri Stati pre-unitari e di una favorevole posizione al centro del Mediterraneo; la flotta mercantile borbonica era la terza in Europa per numero di navi e per tonnellaggio complessivo; fu a Napoli che venne costruita la prima nave a vapore nel Mediterraneo (1818)[1] nonché la prima nave italiana con propulsione ad elica, il Giglio delle Onde; dal punto di vista delle finanze pubbliche poi , il bilancio del Regno delle Due Sicilie non si indebitò mai al livello in cui si trovava il Regno di Sardegna. La pressione fiscale era la più bassa d’Europa, a causa della polarizzazione fortissima delle ricchezze. I conti pubblici piemontesi invece erano stati gravemente inficiati dalla politica espansionistica adottata da Cavour e dagli investimenti nello sviluppo di infrastrutture primarie resi necessari dalla volontà del Regno di Sardegna di modernizzare la propria economia per inserirla nei circuiti commerciali continentali. Con la nascita dell’Italia Unita l’attivo di bilancio del Regno delle Due Sicilie fu incamerato nelle casse del neonato Stato italiano. Finiscono così al Nord 443 milioni di lire d’oro, quando tutte le banche degli altri Stati preunitari detenevano un patrimonio totale di 148 milioni.
Ecco la realtà che spinsero i molti a sostenere questa unificazione.
Oggi al nord storcono il naso, il peso del Mezzogiorno risulta opprimente agli occhi di chi si rivede come la parte sana del paese, e l’unificazione d’Italia una inutile festicciola per malinconici, ma a ben guardare, e col senno di po,i forse forse questa unita ha fatto male più a noi del Sud che a loro. La storia si dice la scrivono i vincitori, poco spazio per i vinti, la unificazione d’Italia è stato un elemento che nel suo pensiero filosofico e poetico avrebbe dovuto dare quel senso di fratellanza che lega tutto il popolo che va dalle Alpi alla Sicilia, il problema vero però e che a codesto pensiero siamo stati più inclini noi meridionali che ad oggi ci sentiamo offesi dalle parole di alcuni esponenti di un partito come la Lega, che ci irridono e ci sbeffeggiano a pro della loro superiore levatura morale e civile, dimenticando che essi sono stati i veri affossatori di una realtà fiorente, in pratica la loro verve è pari se non superiore ai conquistadores spagnoli, l’interesse li ha mossi giustificando il loro doppio fine dietro una maschera di unità che invero noi del Sud sentiamo veramente. Il Presidente della Repubblica ha dato un significato vero al significato del 5 maggio , e non a caso il Presidente della Camera , da molti criticato per la sua dialettica contro Lega, ha dimostrato come le vere parole di unità siano da riscontrare al Sud e non altrove.
« L’Unità d’Italia è stata, purtroppo, la nostra rovina economica. Noi eravamo, nel 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’unità ci ha perduti. E come se questo non bastasse, è provato, contrariamente all’opinione di tutti, che lo Stato italiano profonde i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura ben maggiore che nelle meridionali. »
(Giustino Fortunato, 2 settembre 1899, lettera a Pasquale Villari)
Saluti Veritas.