XXIII Domenica tempo ordinario (C)

Gesù che parla alla genteXXIII Domenica tempo ordinario  (C)

“La fede comporta una scelta radicale!”

<<Commento di don Franco Galeone>>

(francescogaleone@libero.it)

 

*  “Chi non odia la propria vita …”.  Noi non possiamo vivere felici senza avere una buona immagine di noi stessi. Ce lo insegnano la psicologia e la psicanalisi. Per essere felici dobbiamo superare ogni conflitto interiore; il nostro comportamento dev’essere gratificante, soprattutto non dobbiamo avere sensi di colpa. Guardandoci allo specchio, vogliamo vedere l’immagine di un vincitore, non importa quanti morti o feriti abbiamo lasciato sul campo. E’ la legge della sopravvivenza. Inutile, dannoso avere rimorsi. Ci insegnano da ogni cattedra ad amarci, nonostante i nostri vizi e peccati, che non si chiamano più così, ma Ego, cioè io. La nostra personalità è una perfetta macchina per la vittoria. Perciò, non sopportiamo il dubbio, la sconfitta. Grazie ai manuali del successo facciamo apprendistato per il suicidio. Né gli analisti né i manuali ci potranno salvare. Siamo diventati il nostro solo e ultimo dio. Per questa piccola divinità, l’uomo spreca le sue migliori energie. Gesù ci invita a odiare questo falso e ridicolo io; a odiare l’attaccamento a cose e persone come ad oggetti di possesso. Insomma, a ribaltare i falsi valori del mondo. A mettere al primo posto Dio e i valori del suo regno. 

 

*  “Chi non porta la propria croce…”. Le parole di Gesù, che nel loro rigore sono state riservate a coloro che emettono i voti come i religiosi, in realtà sono rivolte a tutti i credenti. Prendere la croce significa scegliere Gesù; la croce non è il simbolo della coscienza infelice, ma di un progetto di vita. Che la vita, secondo Gesù, sia un progetto, appare dal brano del Vangelo con quelle due immagini del costruttore che, prima di costruire una torre, fa bene prima a tavolino i suoi calcoli, per evitare di non poterla poi completare; e del re che, prima di fare guerra, anch’egli fa bene i suoi calcoli per evitare di essere sconfitto. Anche il cristiano, prima di intraprendere la “sequela Christi”, deve sapere a cosa va incontro, motivare la sua scelta, non tornare più indietro.

 

*   La Parola di Dio non è una verità qualunque: passa attraverso la testimonianza. Paolo non andò nei suoi viaggi a fare il predicatore di professione; non apparteneva all’ordine dei predi­catori ma a quello dei testimoni; non andò come padre né come maestro, meno ancora come padrone; si presentò, uomo fra gli uomini, preoccupandosi di non essere di peso ad alcuno, lavorando in pace con le sue mani. Fu il primo e vero prete operaio. Cristo e Paolo non cercarono distinzioni e furono sempre in polemica contro la religiosa ipocrisia, i turiboli maleodoranti. Se la comunità cristiana deve essere una comunità fraterna, voi capite quante impalca­ture devono cadere. Noi abbiamo titoli a non finire. L’annuario pontificio contempla ancora i Camerieri segreti e l’Ordine dello Sperone d’oro! Il cristiano si unisce a quanti promuovono “tutto l’uomo”, qualunque sia il loro colore politico ed il loro credo religioso. In questo, siamo istruiti dal comportamento di Cristo: sappiamo quali erano le sue idee sul sacro, sui politici, sui religiosi. Noi spesso predichiamo sul versante nero della paura umana. Predichiamo, invece, sul versante della fioritura del mondo altrimenti il Vangelo diventa uno strumento ideologico per imbonire gli uomini con le tecniche manipolatorie della paura ultraterrena. E sarebbe grave re­sponsabilità perché “il sonno della ragione genera i mostri”; ed il risveglio della coscienza sarà terribile, forse come una rivincita.

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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