XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (B)DARE CIÒ CHE SI “È” VALE PIÙ CHE DARE CIÒ CHE SI “HA”!

Domenica 8 novembre 2015
XXXII domenica del tempo ordinario (B)
Dare ciò che si “è” vale più che dare ciò che si “ha”!
“Commento di don Franco Galeone”
(francescogaleone@libero.it)

Il vangelo è un imperativo, non una consolazione!
Gesù, quando esalta la vedova di Sarepta e la contrappone ai ricchi, completa la sua polemica contro i farisei. Sarepta era una città del Libano, quindi una regione fuori Israele, straniera, con tutto ciò che questo significava per gli ebrei. Lo straniero non era neppure considerato “prossimo”; la vedova, peggio ancora: era una donna senza identità, senza ruolo, senza valore. Questa vedova straniera riceve, a differenza di tutte le altre donne di Israele, un segno dell’amore di Dio. È la solita contrapposizione tra i disegni di Dio e la mentalità degli uomini. I laureati e i teologati possono anche fare un’esercitazione retorica sulla grandezza spirituale della vedova straniera, ma non direbbero mai: E allora questa vecchietta prenda il nostro posto, ci parli, l’ascolteremo con umiltà. La verità è che i dotti continuano a tenersi la parola! Questa vecchietta suscita simpatia, ma non turba la loro mentalità. Questa mistificazione è frequente tra i cristiani, ecco perché la rivoluzionaria rivelazione del vangelo viene diluita, diventa elemento di stabilità: i primi restano i primi e gli ultimi restano gli ultimi; in compenso diamo loro la consolazione che Dio li preferisce e che nell’altro mondo saranno più premiati!
Il credente “ad-tende”, cioè si impegna
Il credente attende che venga l’altro mondo, ma si impegna perché questo mondo cambi, qui e ora, secondo le prospettive del vangelo. Non si limita alla compassione e all’augurio che Dio passi tra i poveri con le mani piene di regali, in versione Santa Claus o Babbo Natale, ma prepara una società in cui non ci siano i poveri. Questa esigenza è ormai recepita ufficialmente nella riflessione dei credenti, a partire dal Concilio e portata avanti con grande coraggio da papa Francesco. Questo significa che oggi è possibile realizzare quanto ieri sembrava utopia. Qualche esempio: i credenti hanno affermato, e con sincerità, che uomo e donna dinanzi a Dio sono uguali, poi però sul piano storico hanno affermato che per natura sono diversi: l’uomo è più importante della donna, la donna sposata più della non sposata, la donna con marito più della vedova. Quando i tempi maturano, i credenti devono impegnarsi perché si realizzi la santa parola di Dio, nel corpo della storia e non nel cielo dei sogni. Altrimenti il vangelo resta una dilettazione archeologica, che non scontenta nessuno. Il vangelo, pur non essendo un libretto di politica o un manuale di economia, resta però sempre un progetto di vita, dentro cui collocare e giudicare tutti i progetti politici e sociali.
L’economia divina così diversa dalla nostra!
Due povere vedove sono al centro delle letture di questa domenica: generose, silenziose, una in contrasto con l’empia regina Gezabele, l’altra con i superbi farisei. La divisione ricchi/poveri è un procedimento comune nella Bibbia, ma attenzione: non basta essere vedove per andare in paradiso, né essere ricchi per andare all’inferno. Il Signore non guarda lo stato civile o i conti in banca, ma lo stato del cuore. Gesù, dopo avere demolito questa religiosità ipocrita (momento negativo), si preoccupa di mostrare il ritratto del vero credente, e lo fa con il commovente bozzetto della vedova (momento positivo). Niente di più spregevole della donna nell’antichità, e molto di questo odio è passato dall’orfismo al pitagorismo, da Platone al cristianesimo; se poi la donna era anche vedova e con figli, allora l’emarginazione era completa. Ma a Gesù non sfugge nulla, neppure i due spiccioli di questa vedova, che è entrata per sempre nel vangelo, in questo libro dei piccoli, degli sconosciuti, degli innominati, che però sono grandi davanti a Dio. Con ironia graffiante, Gesù colpisce gli atteggiamenti boriosi e arroganti di questi sacri pavoni, già definiti altrove “sepolcri imbiancati … razza di vipere”: parole durissime, indirizzate ai farisei di ieri e di oggi, dell’ebraismo e di ogni religione.
Nel tempio di Gerusalemme c’era una stanza, detta del Tesoro, che all’esterno aveva come delle trombe, nelle quali cadevano le monete delle offerte; un sacerdote era incaricato di ricevere le offerte e di firmare una ricevuta all’offerente: una nobile gara, un’asta religiosa a chi offriva di più, tra l’ammirazione del pubblico! Lascio immaginare a voi l’ironia, la fretta, il fastidio del sacerdote davanti agli spiccioli di quella vedova. Ma qui cominciano per i discepoli e per noi le novità, le sorprese di questa scandalosa economia divina, i cui conti sono totalmente diversi dai nostri:
▪ questa della ricchezza è una delle grandi e continue tentazioni: anche Gesù ne fu tentato, e tutti, “in capite et in membris” siamo invitati a riflettere e a convertirci; gli ultimi scandali nella chiesa ci ricordano che questa “avarizia” è sempre in agguato: più si è in alto e più si è in pericolo;
▪ donando entrambi gli spiccioli, la vedova diventa modello di generosità; Gesù lo dice chiaro: “tutto quanto aveva per vivere”; la vedova avrebbe fatto bene a tenere almeno uno spicciolo per sé; se avesse chiesto consiglio a qualche direttore prudente, sarebbe stata invitata a non esagerare; per fortuna la donna ha dato ascolto solo al suo cuore; è la celebrazione della fiducia, della speranza; altro che dare ai poveri o ai terremotati i nostri avanzi, i nostri vestiti consumati, che ci permettono di rinnovare il guardaroba e di sentirci buoni in coscienza!
▪ davanti a Dio, l’offerta della vedova avrà più valore delle generose donazioni e lasciti dei potenti e dei ricchi della terra, che ieri e oggi vogliono perpetuare il loro ricordo “umano, troppo umano” facendo costruire chiese e mausolei, ospedali e ospizi con l’immancabile targa e lapide celebrativa. Donare alla chiesa, ai poveri, è un bel gesto, purché sia circondato di pudore e di silenzio: “Non sappia la tua destra … Non suonare la tromba …”. Ricordiamola questa vedova: il suo dono è insignificante, ma è un dono totale, non solo dona a Dio, ma “si dona a Dio”.

NB. Per quanti sono interessati, ricordo che ogni ultimo sabato, a partire dal 31 ottobre, riprenderà la celebrazione dell’Eucaristia in lingua originale del Signore, secondo il rito cattolico, presso la Sala G. Moscati (Parrocchia “Buon Pastore”- Caserta), alle ore 17.00. Queste le date:

2015: 28 novembre; 26 dicembre;
2016: 30 gennaio; 27 febbraio; 26 marzo; 30 aprile; 28 maggio; 25 giugno.

Un tempo di forte spiritualità
per riflettere sul profeta Isaia

אִמְרוּ֙ לְנִמְהֲרֵי־לֵ֔ב חִזְק֖וּ אַל־תִּירָ֑אוּ הִנֵּ֤ה אֱלֹֽהֵיכֶם֙ ה֥וּא יָב֖וֹא וְיֹשַׁעֲכֶֽם׃

Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete!
Ecco il vostro Dio! Egli viene e vi salverà (Is 35,4).
***

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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