CASERTA. DON FRANCO GALEONE, DON ANTONELLO GIANNOTTI E DON FIORENTINO BRUNO HANNO CELEBRATO LA PASQUA EBRAICA PRESSO LA SALA CONVEGNI DELLA PARROCCHIA DEL ‘BUON PASTORE’.

Sabato, 30 Marzo 2013

CASERTA. DON FRANCO GALEONE, DON ANTONELLO GIANNOTTI E DON FIORENTINO BRUNO HANNO CELEBRATO LA PASQUA EBRAICA PRESSO LA SALA CONVEGNI DELLA PARROCCHIA DEL ‘BUON PASTORE’.

di Paolo Pozzuoli.

Fidando nella speranza e nell’avvicinamento si procede, sia pure a piccoli passi, a compiere un percorso che, mettendo da parte dissidi e divisioni, riduca e/o annulli le distanze radicate con il mondo ebraico cui dobbiamo le nostre origini. Un mondo che, pur appartenendoci, è stato per secoli avversato, bistrattato, ghettizzato. Le leggi razziali hanno rappresentato soltanto l’ultimo anello di congiunzione con una persecuzione iniziata migliaia di anni fa, andata perduta nella notte dei tempi. Tante le corbellerie, tante le nefandezze scritte per avallare questo allontanamento preparato, questa separazione netta. Le verità, grazie all’onestà morale ed intellettuale di alcuni studiosi, pochi e seri in verità – e don Franco Galeone è in cima alla lista – stanno un poco alla volta emergendo, affiorando, venendo alla luce. Analizzandole, c’è tanto di che vergognarsi. E, come spesso succede nelle migliori saghe familiari, è spettato a noi – che non l’abbiamo ereditato – chiedere perdono e fare timidi tentativi di avvicinamento, di riconciliazione. Facile a dirsi. Difficile a farsi. Dopo una chiusura che è stata totale, la ricomposizione, pur desiderata e dovuta, ha i suoi tempi. Insomma, l’iter è ancora lungo e penitente. Dalla parte offesa sono plausibili i dubbi ed è anche giusta ogni azione di approfondimento. Restano, tuttavia, tanti perché. Sono i perché degli adulti. Diversi e distinti, molto diversi e molto distinti dai perché dei bambini. Anime candide i piccoli. Puri. Con le loro domande, i loro perché, a volte ingenui, a volte birichini, altre curiosi, altre ancora dettati dal desiderio di apprendere cose nuove e diverse da quelle del microcosmo nel quale si muovono, di conoscere i fatti diversi dalle opinioni, di avere cognizione del vissuto sul territorio, teatro delle ‘gesta’, delle abitudini, degli usi, dei costumi, del tenore di vita degli avi, dei nonni, dei genitori. Ma è anche il momento di raccoglimento per il bambino che, in tal modo, ha così l’intima ma emozionante percezione di partecipare ad una parte della storia, di rivivere il proprio passato, di rinnovare la forza di vivere il proprio futuro. È il significato della Pasqua Ebraica celebrata presso la sala convegni della Parrocchia del ‘Buon Pastore’ con una rievocazione rappresentativa di cui don Franco Galeone, autore con la dott.ssa Maria Rosaria Fazio, donna di talento, del testo “Sèder leil Pesach”, guida pregevole anche per le tante illustrazioni simboliche, al rito ebraico pasquale, è stato regista, sceneggiatore e voce narrante. Un tentativo, la celebrazione del Sèder, di tornare alle nostre radici ma anche un’esperienza che, attraverso una cena tipica, scandita dal capo famiglia (patriarca, nonno, genitore), ha consentito ed aiutato l’affiatato gruppo partecipante a capire Gesù, la nostra fede, la chiesa alle origini. Per una serata, il buon don Antonello Giannotti, dismessi virtualmente gli abiti talari, ha indossato quelli del ‘pater familias’, di capo del banchetto aggiungendo il tallit sulle spalle ed il kippat in testa. La cena, regolata da un rituale ben preciso, ordinato sia nella disposizione dei piatti e dei bicchieri, sia per le bevande ed il cibo preparati, da bere e da mangiare, sia nelle preghiere da recitare sia dai quindici canti che partendo dal ‘Suono dello Shofar’ – un corno ‘progenitore’ della tromba quando emana le tristi note del ‘silenzio’ – e passando per Qol Dodì, Shema’ Israele, Qadosh (messianico), Seh ha Elohim, Hodù le Adonai, Hine ma tov, Shalom shakeri, Vetaer libbenu, Gam ki elekh, Ele chamda libbi, Leshanah abbah, Davide melekh, Kol od balevav, culminano con ‘Alla fiera dell’Est’, motivo molto orecchiabile ed allegro che, oltre a dare un poco di sollievo allo spirito alimenta la speranza del ritorno a Gerusalemme il prossimo anno (14 aprile) per celebrare la Pasqua, simboleggia la storia di un popolo che viene narrata dal capo famiglia per soddisfare i tanti perché del bambino che, con le domande fatte, aspetta le risposte.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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