LA PREVENZIONE DEGLI INCENDI BOSCHIVI NEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO

 

Premessa
Il vasto incendio sviluppatosi negli ultimi giorni ci induce a riflettere per l’ennesima volta su quelle che sono le problematiche gestionali dell’Ente Parco e sulla completa insufficienza sia di quelle che sono le attuali modalità di intervento in caso di incendio in corso sia sulle modalità di prevenzione.
Negli ultimi anni, soprattutto nella stagione estiva, abbiamo assistito infatti ad eventi a dir poco impressionanti che per incapacità di una azione celere organizzata di spegnimento sono diventati buchi nell’anima e nel paesaggio del Somma-Vesuvio, che ne porta e ne porterà i segni per lungo tempo.

Riflessioni sul piano AIB del Parco Nazionale del Vesuvio
La legge quadro 353/2000 stabilisce nell’art. 8, l’obbligo per le Regioni e i Parchi Nazionali, della realizzazione dei piani Antincendio Boschivi (AIB), che rappresentano un documento indispensabile per la gestione di tutte le attività legate all’antincendio boschivo. I Piani hanno scadenza quinquennale e necessitano di un continuo aggiornamento e verifica dei dati territoriali. Tramite i modelli previsionali definiti nell’articolo 8 della legge 353/2000, è possibile inserire nell’analisi tutti i fattori predisponenti e le cause che portano l’area in questione ad essere sensibile al fenomeno degli incendi e ad elaborare una “Zonizzazione di Sintesi” attraverso la circoscrizione di ambiti territoriali sui quali applicare le diverse strategie di lotta agli incendi. E’ quasi superfluo sottolineare che l’area del Parco nazionale del Vesuvio, anche in relazione alla presenza di una estesa cinta urbana con la quale si interfaccia, è particolarmente problematica.
La realizzazione di un Piano Antincendio è dunque un’operazione complessa che ha come presupposto fondamentale la conoscenza del territorio e implica la capacità di reperire e gestire uomini e mezzi strumentali e finanziari. I fattori che si tengono in conto nella predisposizione del Piano Antincendio sono:
_ Fattori geomorfologici e climatici
_ Predisposizione della vegetazione al fuoco
_ Vulnerabilità della vegetazione al fuoco
_ Carte di rischio e pericolosità che insieme danno l’idea di quali siano le zone a priorità di intervento.
Il piano AIB del PNV risulta solo parzialmente soddisfacente, in quanto il coordinamento delle varie unità e degli organi di competenza risulta spesso limitata e parziale. I dati stessi su cui si basano i modelli previsionali che portano all’elaborazione della zonizzazione di sintesi e alla conseguente zonizzazione degli obiettivi, risultano essere non aggiornati e talvolta (ad esempio nella valutazione delle cause sociali e culturali che spingono le persone alle azioni dolose), inadeguati per profondità di valutazione, al contesto socio-economico in continuo divenire. Lo stesso personale e mezzi AIB non appartengono al solo Parco ma sono inseriti in una rete più
ampia che durante l’anno è generalmente non coordinata da un unico Ente. Questo porta ad una gestione forestale e naturalistica del Parco alquanto confusa, che non può essere compensata dal lavoro delle unità antincendio preposte alla lotta durante la stagione di massima allerta. Insomma il Piano AIB non può essere solo un documento formale da presentare al Ministero, ma dovrebbe essere un canovaccio che permette l’attuazione delle attività di prevenzione e previsione in modo da rendere le azioni di lotta più efficaci e quindi minimizzare il fenomeno degli incendi boschivi.

ANALISI DELL’EVENTO
L’evento a cui si è assistito, localizzato tra i versanti Sud-Est del Vesuvio, risulta localizzato in zone ad alto rischio dove il fattore pendenza e il periodo di innesco hanno favorito una diffusione veloce delle fiamme. L’ abbondanza di “combustibile”, biomassa secca, presente nel sottobosco, ne ha garantito continuità ed un’alta intensità. Appare indispensabile pertanto porre l’accento su quella che è l’importanza della prevenzione all’interno della gestione dell’area Parco.

LA PREVENZIONE
Ridurre il numero e il potere distruttivo degli incendi tramite la prevenzione è uno degli aspetti più importanti che in un piano AIB bisogna tenere presente. La classica frase “prevenire è meglio che curare” così come in altri ambiti vale anche nell’ambito delle attività antincendio. Evitando un incendio o rendendo meno distruttivo il suo effetto riducendolo di estensione, si evitano anche tutti i fenomeni negativi ad esso correlati quali ad esempio l’erosione del suolo o lo sconvolgimento dell’ecosistema. Inoltre un incendio evitato significa anche evitare tutte le spese per le operazioni di spegnimento a esso correlato e quindi dalla prevenzione si ricava anche un maggior risparmio economico per lo Stato, la Regione o l’ente a cui competono le operazioni di spegnimento quindi in definitiva un minore costo per la collettività. Esistono due tipi di prevenzione:
_Prevenzione dei fattori predisponenti effettuata soprattutto tramite operazioni selvicolturali

_Prevenzione delle cause di origine antropica sia volontaria che involontaria.
L’importanza del volontariato nella lotta attiva
Il fenomeno a cui abbiamo assistito è risultato essere uno dei più violenti e dannosi degli ultimi decenni ed ha suscitato negli animi di molti cittadini vesuviani la voglia di poter intervenire e rendersi utili.
Il possibile apporto del volontariato è un argomento troppo sottovalutato. Una buona iniziativa sarebbe, sulla falsariga di altre realtà italiani, quella di dare possibilità di apertura, in caso di fenomeni di incendio, all’entrata in campo di forze volontarie, opportunamente pre-formate, coordinate dai DOS (Direttore delle operazioni di spegnimento) in tutte le operazioni di lotta attiva, come supporto alle normali forze disposte in campo che, così come è stato facile constatare, non sono spesso sufficienti.

Le operazioni principali potrebbero essere :
_Avvistamento, segnalazione e pattugliamento
_Attacco diretto e indiretto (costruzione di linee tagliafuoco, eliminazione combustibile ecc.)
Riflessione sugli interventi post incendio
Gli interventi di ripristino sono una delle operazioni più importanti da effettuare nel post incendio e sono competenza specifica della regione cosi come è scritto nel decreto legislativo 18 maggio 2001 n 227 e ribadito nel art 4 comma 2 della legge 353/2000. Il loro obiettivo è quello di favorire la naturale ricrescita delle piante successivamente all’incendio rispettando i principi ecologici e di mantenimento della situazione naturale della biocenosi. Correlate a queste finalità prevalentemente di carattere ecologico ci sono le tematiche di messa in sicurezza delle zone colpite da incendio.
Purtroppo tale norma ha trovato fino a oggi applicazioni molto rare sia nei boschi pubblici che in quelli privati. Lo stesso Ente Parco ha tra le sue maggiori competenze quella della ricostituzione dei boschi percorsi da incendio tramite operazioni selvicolturali precise con basi ecologiche. L’intervento di ricostituzione dei boschi danneggiati dagli incendi è addirittura obbligatorio e il suo carico spetta al proprietario del terreno o nel caso di adempienza di questo all’Ente Parco cosi come determinato nell’ art. 8, commi 3 e 4 della legge 353/2000. Purtroppo tale norma non trova applicazione nell’area vesuviana e ne consegue un marcato degrado delle aree colpite da incendio nonché un elevato rischio di un nuovo innesco in tempi diversi di questo.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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