OLTRE LA MORTE CI ASPETTA IL DIO DEI VIVI (Lc 20,27)

Domenica 6 novembre 2016

6 novembre 2016 – XXXII Domenica del Tempo ordinario /C)

OLTRE LA MORTE CI ASPETTA IL DIO DEI VIVI (Lc 20,27)

riflessioni pluritematiche sul Vangelo della domenica

A cura del Gruppo biblico ebraico-cristiano  השרשים  הקדושים   francescogaleone@libero.it/sayeretduvdevan@yahoo.it

  1. La domenica della fede nell’al di là. La chiesa ci invita a riflettere su una verità centrale: la risurrezione dai morti, una verità che ripetiamo ogni domenica nel Credo. Credo la risurrezione dei morti. Varcata la soglia ultima della morte, per il credente si apre l’orizzonte della piena comunione con Dio. Come il bambino: arrivato il momento della nascita, esce dal suo mondo intrauterino e nasce in questo mondo. Noi non ci appoggiamo alle passerelle fantasiose dell’immaginazione; noi ci fidiamo di Dio, Amore Onnipotente, e perciò guardiamo la morte e la notte senza sgomento, entrando nel mistero, con l’abbandono con cui un bambino si abbandona sulle spalle del padre. Il presente, se sappiamo valorizzarlo, è capace di far germogliare il futuro della gloria.
  2. Molti oggi fanno fatica a credere all’al di là. Ciò è dovuto in parte alla critica marxista che vede nell’al di là un’evasione, un’alienazione dell’uomo, un oppio che allontana l’uomo dalle sue responsabilità e, in parte, anche al consumismo diffuso che porta a vedere il paradiso in questo edonismo terreno. Pier Paolo Pasolini, scrittore e regista dalla produzione ambigua ma con intuizioni profonde e profetiche, nel 1973 si chiedeva durante una trasmissione televisiva: Il nuovo potere della seconda rivoluzione industriale non vuole più che io sia un buon cittadino, un buon soldato, un uomo onesto: vuole che io sia semplicemente un consumatore. L’obiettivo di questa cultura è di trasformare gli uomini in consumatori e conformisti. I dissidenti dei regimi comunisti, gli extracomunitari, i profughi … i tanti che vengono in Occidente, restano delusi: fuggono da un mondo povero e incappano in un mondo più insidioso, il materialismo consumistico contrabbandato con l’affascinante etichetta della libertà. Cosa diventa l’uomo in questo mondo lontano da Dio? Il noto comico Petrolini risponde: L’uomo è un pacco, un campione senza valore, che l’ostetrica spedisce al becchino!
  3. Maestro, questa donna che ha avuto sette mariti, nella risurrezione, di chi sarà? Il problema posto a Gesù dai sadducei, al di là della caricatura (una donna è stata moglie di sette mariti!), merita il tentativo di una risposta. La domanda viene posta dai sadducei, personaggi facoltosi e importanti, ai quali spettava l’elezione del sommo sacerdote e che, preoccupati di mantenere i propri privilegi (come tutti i potenti!), erano accomodanti con gli odiati romani; ma, in campo religioso, non credevano nell’immortalità dell’anima. La domanda rivolta a Gesù non era pericolosa come quella se pagare o no il tributo a Cesare; questa volta puntano sul ridicolo: una donna che ha avuto sette mariti, di chi sarà moglie dopo la risurrezione? La loro domanda tocca due aspetti: il modo della risurrezione e il fatto della risurrezione:

> Circa il modo, Gesù non nega la dimensione della corporeità, solo che questa va intesa in maniera diversa, non secondo schemi e fantasie umane e terrene; si tratta di una

nuova creazione, di un mondo nuovo, che supera la nostra fantasia. Non comportiamoci con Dio quindi come chi va ad ispezionare un alloggio! Il paradiso è Dio, è stare con lui! Non è un luogo ma è una Persona; l’al di là non è immaginato sul prolungamento delle nostre illusioni o aspirazioni, ma è basato sulla parola fedele di Dio.

> Circa il fatto, Gesù così ragiona: Dio, se è amore onnipotente, può tutto, può mantenere e garantire le sue promesse; il suo amore onnipotente sarebbe una bugia se la conclusione fosse la morte; non sarebbe il Dio dei vivi, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Gesù, se questi uomini fossero morti definitivamente, diventati nulla e cenere. Dobbiamo affrontare con pudore il tema delicato dell’al di là. Possiamo parlare dell’al di là, utilizzando una fantasia escatologica che è tipica della religiosità umana; la descrizione dell’al di là vanta famose anagrafi culturali, come quella egiziana, greca, romana. Noi dobbiamo parlare dell’al di là non secondo le risorse della nostra immaginazione, ma a partire dalla fede in Dio, padre onnipotente.

  1. Noi entriamo, con la morte, nel mistero di Dio che non ci annulla in sé come l’oceano annulla le gocce d’acqua, ma continua ad amarci in modo nominativo. Noi non crediamo in un’immortalità panteistica: il nostro nome è incancellabile. In questi ultimi decenni abbiamo abbandonato l’antropologia di matrice greca: l’uomo è composto di anima e corpo, e dopo la morte il corpo se ne va verso la corruzione, l’anima se ne va in Dio, e lì vive in attesa di riprendersi il suo corpo. Dobbiamo subito dire che si tratta di una spiegazione che usa strumenti concettuali di alta fattura, che noi possiamo ancora usare. Oggi, però, noi preferiamo ritornare al realismo biblico ed evangelico, pensando alla vita eterna non come ad una sopravvivenza del solo spirito umano, ma dell’uomo nella sua totalità. Il cristiano non crede nella risurrezione dell’anima ma dei morti; il cristiano non crede nella vita futura ma eterna, e se essa è eterna, allora comincia e si radica già in questa nostra storia. Ciò che noi costruiamo nel tempo, non va perduto: sopravvive al cospetto di Dio. Tutto ciò che è nato dall’amore, non è destinato a finire, ma a sopravvivere.

Di questa esistenza ulteriore, di questo al di là, noi già possediamo un segno: il Signore risorto, che, liberato dal sepolcro, vive presso il Padre; però viveva anche presso gli apostoli: si è seduto a mensa con loro, ha camminato per Emmaus con loro. Già era nell’altro regno, eppure l’altro regno non è poi separato in modo radicale da questo, se Gesù ripercorreva in modo misterioso i sentieri della sua vita terrena.

BUONA VITA!

PUNTI  RIFLESSIVI:

 La pace è l’epoca in cui i figli seppelliscono i padri; la guerra è l’epoca in cui i padri seppelliscono i figli (Erodoto).

Prima di sposarmi avevo sei teorie sul modo di educare i bambini. Oggi ho sei bambini e nessuna teoria

(J. Rochester).

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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