+ VANGELO (Lc 10,38-42)

Martedì 10 ottobre 2017

XXVII Settimana del Tempo Ordinario

 

 

+ VANGELO (Lc 10,38-42)

Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.

 

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, Lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua Parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Parola del Signore

 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Le attività della vita ordinaria appaiono molto spesso monotone per la ripetizione degli atti, pur considerando importante il valore delle stesse attività. Più delicato è il lavoro, maggiore responsabilità occorre avvertire, ma se quel lavoro diventa routine non si sviluppa l’amore interiore che rende la persona gioiosa anche mentre lavora.

Da queste parole si comprende che lavoro e preghiera possono coesistere tranquillamente.

Per lungo tempo si è considerata Marta simbolo e immagine della vita “attiva”, così come Maria della vita “contemplativa”. In riferimento ai cristiani chiamati a santificarsi in mezzo al mondo perché lavorano all’esterno della loro casa, i due stili di vita non possono essere considerati assolutamente contrapposti di vivere il Cristianesimo.

Il cristiano formato spiritualmente e non necessariamente intellettualmente perché ci sono stati Santi/e analfabeti, questo cristiano che ha raggiunto una spiritualità superiore a quella chiamata ordinaria, la quale si sostenta illusoriamente solo con la partecipazione alla Santa Messa e la recita di alcune preghiere, è un cristiano che prega con la sua vita.

Ogni cosa che compie è preghiera per l’offerta a Gesù di ogni sua opera, perché vuole dare gloria a Gesù in ogni sua opera buona.

Ecco cosa arriva a cambiare la maturità spirituale, frutto di un impegno giornaliero nel preoccuparsi più delle cose di Dio che delle cose materiali non importanti, e di tutto quello che offre questa società sbandata e protesa a dirigere l’umanità verso il vuoto in ogni senso.

Tutti i cristiani tiepidi possono fare le loro preghiere ma senza pregare… e rimanere convinti di avere fatto grandi opere spirituali. Da cosa si percepisce e anche si vede che quel tempo dedicato alle preghiere è stato sterile? Dalle opere. Da come si parla. Dalle convinzioni falsate. Dalle scelte di vita sempre sbagliate.

“Dai loro frutti li riconoscerete.

Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.

Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere” (Mt 7,16-20).

L’errata percezione di avere compiuto abbastanza o addirittura di fare tutto bene, può succedere a prelati, sacerdoti, religiosi e ai laici. Tutti siamo in cammino e nessuno deve presumere di avere fatto tutto, neanche abbastanza. «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”» (Lc 17,10).

Chi è entrato nella nuova mentalità del Vangelo, ha sicuramente maggiore intuizione contemplativa, comprende con facilità qual è il bene e il male, la verità e la falsità, la scelta migliore e quella peggiore.

Chi si impegna giornalmente con le rinunce e rimane alla presenza di Dio, nel senso che rimane sempre consapevole che Dio vede tutto e ascolta anche i gemiti, ci pensa dieci volte prima di commettere errori, anche riguardo le sue opinioni.

In passato esprimeva opinioni a ruota libera perché non padrone della sua volontà, senza una formazione spirituale superiore a quella ordinaria e che permette allo Spirito Santo di agire liberamente, rilasciando i suoi ineffabili doni, permettendo al cristiano di “vedere” ogni cosa con gli occhi di Dio.

Lo Spirito di Dio illumina e trasmette con chiarezza al cristiano che vive nel rinnegamento la capacità di discernere ogni avvenimento.

Non diventa infallibili, è solo l’azione di Dio a permettere al cristiano di diventare strumento di salvezza per gli altri.

Raggiunge questa elevata spiritualità e allo stesso tempo si fa piccolo; capisce di essere una meschina creatura; si umilia da sé perché percepisce la santità di Dio e di essere miseria; vede i suoi limiti davanti all’Onnipotenza di Dio; sa di non sapere nulla se non lo illumina lo Spirito Santo. E dinanzi all’azione di Dio può solo ringraziare e servirlo con totale donazione di sé.

Questo non lo possono comprendere quelli che illusoriamente considerano la loro spiritualità già elevata, mentre non hanno ancora imparato a pregare bene! Si impara a pregare non solo pregando, per pregare bene occorrono anche altre condizioni: i Sacramenti, le necessarie rinunce giornaliere, le penitenze, l’impegno nella pratica consueta e ripetuta delle virtù, l’osservanza dei Comandamenti, la conformità agli insegnamenti di Gesù.

Chi inizia questo nuovo e autentico cammino spirituale, con i suoi sforzi giornalieri, piano piano, distrugge la vecchia mentalità e rinasce.

Non ha alcun senso dividere la spiritualità di Marta e di Maria. A quel tempo a Betania le due sorelle dovevano crescere nella Fede fino a diventare Sante. Gesù indica a Marta che c’è un tempo per tutto, e al primo posto bisogna mettere la cosa più importante della nostra vita.

“Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”.

Chiediamoci qual è la parte migliore della vita. Quale spazio diamo a Gesù. Quanta preghiera facciamo ogni giorno e con quale amore!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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