+ VANGELO (Lc 7,11-17)

Martedì 13 settembre 2016

XXIV Settimana del Tempo Ordinario

 

 

+ VANGELO (Lc 7,11-17)

Ragazzo, dico a te, alzati!

 

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con Lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed Egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande Profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di Lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. Parola del Signore

 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

La resurrezione del ragazzo a Naim ci offre più spunti per riflettere che l’incontro con Gesù è indispensabile per evitare una sepoltura spirituale già durante questa vita. La morte fisica aveva nuovamente visitato la casa della madre del ragazzo, rimasta sola anche per la precedente morte del marito. Una donna piena di sofferenza e senza più lacrime da versare.

Gesù pensa a sua Madre quando Lo vedrà in Croce e soffre nel constatare che nella bara c’è un ragazzo e dietro una madre rimasta sola.

Gesù compie un grande miracolo e questa resurrezione mostra la sua grande compassione per quanti soffrono. Lui è sempre pronto a guarire tutti quelli che chiedono la guarigione, è felice quando chiediamo soprattutto la guarigione spirituale. Molti di quelli che si trovano nella sofferenza non pregano, possiamo noi pregare per loro. È un grande atto di amore.

La settimana scorsa sono avvenuti due fatti straordinari a due donne siciliane: si sono risvegliate dal coma dopo due e quattro anni.

Due casi che la scienza addirittura non riesce a spiegare ed è consequenziale attribuire a Dio la guarigione. Anche se non si può gridare al miracolo in ogni circostanza, in questi due casi la mano di Dio sembra davvero presente. Un medico ha precisato che non aveva mai visto un caso così in 25 anni di attività.

Questo caso è quello di Rosalba Giusti, ricoverata all’ospedale di Messina in un centro specialistico e palermitana di nascita. Si è risvegliata dopo 4 anni di coma e ha chiesto subito dei figli. La donna era entrata in stato vegetativo 45 mesi fa a seguito di un’emorragia cerebrale, mentre oggi risponde alle domande, riconosce le persone e, a detta del personale medico, canta volentieri anche brani di cantanti italiani.

Da quello che si legge sui quotidiani, la comunità scientifica italiana si interroga sulla natura di questo risveglio, con pochi precedenti. Renato Scienza, neurochirurgo di fama internazionale, conferma: “È un caso davvero eccezionale”.

Inevitabilmente ci ritorna in mente il caso di Eluana Englaro, morta di eutanasia dopo la decisione del padre e il sostegno di alcuni politici. Davanti a Dio si sono commessi errori molto gravi, se poi si confondono i fatti avvenuti è inutile discutere.

Chi è senza fede non riesce a vedere oltre le sue infauste convinzioni, dipinge di nero tutto ciò che esiste e si illude di vedere a colori…

La sacralità della vita può comprenderla chi crede in Dio e ha certezza che Lui vede tutto, conosce perfettamente ognuno di noi e ci ama sempre nonostante le miserie umane.

Vediamo il caso dell’altra donna. È rimasta in coma per due anni, anche lei ricoverata nell’ospedale di Messina. È una donna di Patti, Maria Isgrò, 61 anni, moglie e nonna, si è risvegliata dal coma vegetativo e ha detto alcune cose toccanti. La scienza ha senz’altro aiutato notevolmente questa e la signora citata sopra, l’ospedale di Messina è un importante centro di Neurolesi e vi lavorano specialisti di fama internazionale.

Prodigi della scienza o sono autentici miracoli quelli accaduti la settimana scorsa a Messina?

Intanto, il governo ha deciso di porre dei tagli alla Sanità, e anche importanti ospedali verrebbero ridimensionati. Al Policlinico di Palermo 110 posti letto in meno, più di 150 cancellati al Policlinico di Catania. A Cefalù sindaci in piazza contro la nuova rete ospedaliera che cancella 5 reparti al Giglio di Cefalù.

I tagli alla Sanità riguardano molti ospedali di tutta Italia, una scelta miope perché sulla Sanità e sulla Sicurezza si deve investire.

Maria Isgrò era caduta in stato vegetativo per una emorragia cerebrale, adesso parla, riconosce, rilascia interviste e, presto, potrà tornare a casa. Nell’intervista la Isgrò ha detto che si è sentita accanto la presenza del Signore e della Madonna, è apparsa lucidissima e dicendosi vogliosa di stare a casa con la famiglia.

Sono state quasi due resurrezioni perché le speranze di risvegliarsi erano quasi inesistenti, e qui si inserisce l’intervento di Dio per le sicure preghiere che familiari e molti conoscenti hanno recitato in questi anni per le due donne. Non solo si sono risvegliate, in poche ore hanno cominciato a parlare e una anche a cantare.

La testimonianza data dalla Isgrò al telegiornale è commovente, ha raccontato che in questi due anni lei ascoltava tutto ma non riusciva a muovere un solo muscolo. Sentiva le voci dei familiari, i loro pianti, la sofferenza presente nelle parole piene di dolore ma non poteva muoversi. Ascoltava, mentre tutti la percepivano come completamente assente e vicina al decesso.

Ci sono numerose storie toccanti che riguardano persone rimaste in coma vegetativo per lungo tempo e che poi si sono risvegliate. La vicenda di un trentottenne catanese, Salvatore Crisafulli, è una di queste. Oggi afferma: “Non ero cosciente, ma capivo tutto”.

È rimasto in stato vegetativo per poco più due anni, dopo che il suo motorino si era scontrato con un furgone mentre andava al lavoro.

«I medici dicevano che non ero cosciente, ma io capivo tutto -dice Crisafulli- e piangevo perché non riuscivo a farmi capire. Sentivo mio fratello che diceva che secondo lui invece capivo tutto e lo sentivo urlare perché non gli credevano. Ma io non potevo parlare, non potevo muovermi, non potevo far nulla per fargli capire che c’ero, che li sentivo. Così piangevo».

E se anche Eluana Englaro si fosse trovata nelle stesse condizioni?

La Fede è quella cosa che dà coraggio quando assale lo sconforto, illumina quando si pensa di essere nelle tenebre, infonde grande speranza nell’angoscia, guida verso la soluzione migliore quando tutto sembra negativamente stabilito.

La madre del ragazzo morto e sistemato nella bara mentre in corteo lo portavano al cimitero, non poteva avere speranza né pensava minimamente alla resurrezione del figlio. Non è stato il caso né la fortuna, Dio conosceva la sofferenza della madre senza più suo figlio dopo essere rimasta vedova e ha fatto coincidere il passaggio del corteo funebre con il suo passaggio, mentre si dirigeva a Naim.

Non il caso ma la Provvidenza di Dio è intervenuta senza una supplica, ed è Provvidenza perché provvede dove l’uomo non arriva.

Noi però abbiamo a cuore la resurrezione spirituale di miliardi di peccatori, accecati e sbandati in questa società che cammina dietro un ininterrotto corteo funebre per seppellire definitivamente quelli che non vogliono ottenere la Grazia di incontrare Gesù mentre passa.

Si rifiutano di incontrare Gesù che passa, si trovano altrove e purtroppo non si incroceranno. Per colpa esclusiva dell’uomo.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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